Yesterday’s Gone è una serie di romanzi distopici scritti da Sean Platt e David Wright.
In Italia è stato appena pubblicato il terzo episodio dalla Fanucci: ma quella che vi apprestate a leggere è la recensione dei primi due.
GLI AUTORI
I due autori sono molto prolifici; Platt ha scritto sotto diversi pseudonimi ma Yesterday’s Gone è stato il primo grande grande successo; David Wright è anche un fumettista e blogger.
LA TRAMA
Racconta delle vicende di un gruppo di sopravvissuti in un mondo in cui gran parte della popolazione è sparita misteriosamente. I pochi sopravvissuti cercano spiegazioni dietro i cambiamenti, sempre più inquietanti, che vedono accadere intorno a sé, vagando per un’America dai contorni sempre più horror. Presupposti non certo originali ma che, personalmente, trovo molto intriganti sia perché danno la possibilità di insistere sulla psicologia dei personaggi, sia perché quella di restare soli al mondo è una delle paure più ataviche dell’uomo.
ALCUNE CONSIDERAZIONI PERSONALI
La cosa che più mi ha colpito di Yesterday’s gone è stata la sua geniale campagna promozionale. Il claim è: “Non riuscite a fare a meno di The Walking Dead, Dexter, True Blood, Lost o American Horror Story? Questo è il libro per voi. Il primo thriller post-apocalittico concepito e scritto come una serie tv.”
E’ l’invito all’acquisto più efficace che abbia mai letto. Appena l’ho visto l’ho comprato (anzi ho preso i primi due volumi insieme). E non ne sono pentito, perché sono felice che due giovani autori si siano fatti strada con un lavoro tutto sommato gradevole.
E ho trovato molto interessante anche l’idea di serializzare un romanzo in più volumi economici, nonché quella di utilizzare come tecnica narrativa un continuo scambio di punti di vista, proprio come se il libro fosse una serie TV. Per un amante della distopia, interessanti sono i presupposti narrativi, così come l’atmosfera horror che si respira fin dalle prime pagine.
Però… però Yesterday Gone mi ha dato chiaramente la sensazione di un già visto, ed in particolare quella di essere un figlio de “L’ombra dello Scorpione” di Stephen King: presupposti simili, personaggi simili, struttura del racconto simile, tematiche psicologiche simili. Rielaborare quello che si è visto non è una operazione negativa in sé. Il cervello umano funziona per analogie e, pertanto, non possiamo fare altro che ricombinare quello che percepiamo. Il punto, quindi, non è quindi tanto quanto Yesterday’s Gone sia originale ma la qualità artistica del risultato della rielaborazione.
Dai primi due volumi questa qualità non emerge, sebbene ci siano alcuni personaggi che forse, potrebbero dare vita ad interessanti sviluppi. Il punto più dolente è che l’effetto del mistero, il desiderio di sapere come andrà a finire, fondamentale in questo genere di produzioni, sfuma col passare delle pagine, assorbito dall’avanzare di un sovrannaturale sempre più invadente. Un po’ come accadeva nell’Ombra dello Scorpione, ma in maniera ancor più accentuata. E, purtroppo, l’uso eccessivo del soprannaturale alla lunga tende a stancare, perché essendo tutto possibile, nulla stupisce davvero.
La domanda è: possono ottimi presupposti narrativi e una sapiente campagna marketing rendere un romanzo degno di essere letto? Forse sì, ma senza aspettarsi un capolavoro.
One Reply to “Recensione: Yesterday's Gone di S.Platt e D.Wright”