Buongiorno Amici Distopici, eccomi qui per parlarvi di un altro Ospite che abbiamo avuto il piacere di intervistare ^_^
Se siete stati attente, vi sarete accordi che dal numero 6 siamo passati al 9. Ma che fine hanno fatto il 7 e l’8?
No, non è il titolo di un film (anche se mi pare che esista un film di Ficarra e Picone che s’intitola pressappoco così 😀 ), ad ogni modo, a suo tempo vi spiegheremo come mai questo salto sulla linea di successione 😉
Ma bando alle ciance!
Passo subito a presentarvi Danilo Conti, autore del romanzo Distopico “Dio 2.0” rigorosamente Self-Publishing!
Danilo Conti è nato a Palermo nel 1990. Ha studiato cinema all’università di Roma 3 e adesso frequenta l’Accademia di Belle Arti nella sua città natale. Appassionato di musica, cinema e serie televisive, ha subito il fascino della cosiddetta fantascienza sociologica, apprezzandone la capacità di riflessione sulle dinamiche umane.
Dio 2.0 è il suo primo romanzo.
E adesso conosciamo meglio proprio questa sua prima opera.
TRAMA:
A Gift Town, cittadina che rimanda alle realtà suburbane americane degli anni ’50, la popolazione vive nella costante adorazione e nel timore di Dio, figura manifestatasi nel cosiddetto “Giorno della Rivelazione”. L’umanità è tenuta a seguire alla lettera le regole di un nuovo testo sacro, pena la perdita di “punti sociali” e il rischio di finire all’Inferno, un luogo di cui poco si conosce e da dove la gente raramente torna indietro. Brian, un ragazzino di tredici anni pervaso di dubbi e ossessionato dal ruolo di Dio, inizia a mettere in discussione la società di cui fa parte e a tastare le pareti di quella che avverte come una gabbia invisibile. Dio 2.0 è un romanzo fantascientifico in cui gli echi dell’orwelliano 1984 vanno a braccetto con i temi della letteratura americana del profondo sud, in cui senso del peccato, fanatismo religioso e pulsioni pansessuali sono pronte a deflagrare. Un’opera originale, pregna di idee e volutamente ambigua, che ci rivela un autore che alla sua opera prima centra il bersaglio, dimostrando quanto una letteratura di “genere” possa essere una delle strade da seguire per i giovani narratori italiani.
Cosa ne dite?
Vi sentite ispirati?
Danilo è stato con noi tutta la giornata e ha risposto pazientemente a tutte le nostre domande che, per evitare articoli chilometrici, riportiamo solo in parte. Vi ricordiamo che è comunque possibile recuperare tutti i contenuti che desiderate utilizzando l’apposita casellina ricerca che trovate nel nostro Gruppo 😉
- C’è stato qualcuno che ti ha accompagnato durante la creazione e la stesura del tuo romanzo? Oltre all’amico della conversazione intendo. Davide B.
- No, nessuno. E ne approfitto per specificare che quella che vi sto presentando è la seconda edizione del romanzo. Ti riporto uno stralcio di un post che avevo scritto nella pagina di facebook in occasione della sua uscita: La genesi di questo romanzo risale alla ormai lontana estate del 2010. Ricordo di aver passato tre mesi a delinearne la trama nei dettagli, e il successivo autunno a scriverne la prima bozza, che riuscii a presentare appena in tempo ad un concorso di fantascienza (il Premio Urania). Dopo aver atteso i risultati del concorso, che non furono felici, lasciai la bozza inalterata per anni, per poi riprenderla nel 2013, in occasione di un altro concorso più piccolo, che stavolta vinsi (insieme ad altri partecipanti), ottenendo una pubblicazione gratuita con una piccola casa editrice incentrata sui formati digitali. Dalla prima bozza tagliai una parte della storia, che comprendeva altri personaggi e che conto di pubblicare separatamente non appena avrò finito di revisionarla per bene. Questa fu la prima versione di Dio 2.0 ad entrare in commercio, e da allora il mio stile di scrittura credo abbia subito una sensibile maturazione, come è normale che sia. Ho fatto tesoro dei feedback ricevuti da alcuni lettori e ho passato un anno a revisionare pazientemente il testo, tagliando qualcosina ed estendendolo, nel complesso, di parecchie pagine. Gli snodi narrativi sono rimasti pressoché invariati, fatta eccezione per alcuni dettagli, e i capitoli inediti insistono più sul versante psicologico dei personaggi e sulla loro evoluzione.
- Ascolti musica mentre scrivi? Se si quale? Davide B.
- Assolutamente sì, tanto che in questa nuova edizione nell’epigrafe cito una canzone dei Muse, che si riallaccia bene alla storia!
- Cosa ti attrae della Distopia?
- Ciò che mi attrae del genere distopico è la sua lucida disillusione. Viviamo in un mondo assai distante dalla perfezione, dove ogni conquista sociale e politica comporta moltissima fatica sia per essere attuata che per essere mantenuta. Il distopico è un incubo che ha paradossalmente il potere di “svegliare” le masse, e oggi più che mai penso ci sia bisogno di gente consapevole e di sani principi, che riesca a guardare oltre il velo che costantemente viene calato dall’alto.
- Se potessi scegliere un posto nel mondo in cui vivere, che non sia l’Italia, quale sceglieresti e perché?
- Un po’ di mondo me lo sono girato, per fortuna. Mi piace molto il Kenya, ma non la ritengo una meta molto sicura (l’anno dopo esserci stato alcuni turisti italiani sono stati rapiti). Fino a poco tempo fa andavo dicendo che apprezzavo il clima di Miami, ma dopo la bruttissima faccenda dell’uragano penso di essermi fatto male i calcoli. Forse sceglierei Los Angeles, per essere vicino ai più grandi studi cinematografici e televisivi del mondo, ma penso che abitando in una qualsiasi città americana dopo un po’ sentirei la mancanza delle mie radici europee. Credo che dovrei esplorare meglio la Spagna, magari appena si quietano un po’ le acque… Per il momento scelgo una bella villetta a Los Angeles, in mezzo ai VIP e alle loro idiozie.
- Parlaci del protagonista del tuo romanzo.
- I personaggi principali sono tre, che si alternano il punto di vista di capitolo in capitolo. Il motore dell’azione è Brian, un ragazzino di tredici anni che vive in preda ai dubbi e al disprezzo nei confronti di una società in cui non riesce a riconoscersi. La sua ossessione è Dio, che vede come un misterioso ed egocentrico burattinaio, da cui vorrebbe staccarsi per essere davvero libero. Un altro personaggio principale è Seth, che nella seconda parte del romanzo ha più rilevanza rispetto a Brian. È il padre di Brian ed è un uomo che negli anni si è come “spento”, mettendo da parte qualsiasi ambizione e limitandosi a seguire le regole. Lui cercherà di avvicinarsi al figlio e a colmare i suoi dubbi e le sue ansie, spinto dall’amore per lui. Non vi anticipo nulla, ma nella seconda parte si troverà a fare cose che non avrebbe mai pensato di fare. Il terzo personaggio principale è Samantha, la madre di Brian, che rappresenta il rovescio della medaglia rispetto al marito. Molto ambiziosa e attiva, ossessionata dal vicinato e dal Tempio. Fa parte di un coro di donne pettegole e nutre un’ammirazione sconfinata per il sacerdote Astor, che sfiora fin da subito l’infatuazione. Al contrario di Seth, tratta il figlio con freddezza, cercando di “gestirlo” attraverso un approccio punitivo. Anche per lei la seconda parte del romanzo riserverà parecchie sorprese.
Non so cosa ne pensate voi ma, secondo noi Danilo ha molto da esprimere 🙂
Certi che il nostro articolo vi abbia dato nuovi spunti di lettura e riflessione, vi diamo appuntamento alla prossima!
Kiss Kiss a tutti!