“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E’ tempo di morire”
Vengono i brividi: parole, impresse per sempre nel nostro immaginario collettivo, proferite durante la scena madre di un film che ha fatto storia ed è ormai diventato un’opera di culto.
Lustriamoci gli occhi con un vero capolavoro della settima arte: “Blade Runner” cambiò per sempre i canoni della rappresentazione cinematografica in ambito fantascientifico, e non solo per questioni prettamente visive. Tenetevi forte perché il “cacciatore di androidi” più famoso dell’universo conosciuto sta per fare il suo ingresso… come dite? non avete timore perché siete umani e non dei robot? … ne siete di sicuri? Avete mai fatto il test “Voigt-Kampff”? No? Allora, attenzione: nulla è come sembra. Spesso ciò che vediamo ci inganna e i ricordi ai quali siamo tanto affezionati potrebbero non essere nostri.
LA TRAMA
Diretto da Ridley Scott, “Blade Runner” (1982) non è “un” film, ma “il” film di fantascienza per antonomasia.
La sceneggiatura della storica pellicola è ispirata al romanzo “Il cacciatore di androidi” (in originale: “Do androids dream of electric sheep?”) di Philip K. Dick, uno dei più importanti e innovativi autori di fantascienza il cui genio visionario tanto ha dato al genere distopico. Purtroppo lo scrittore statunitense non potè godere in vita della fama della pellicola e del susseguente riconoscimento nei suoi confronti da parte della critica, perchè morì poco prima l’uscita del film. “Blade Runner” è un’opera fondamentale: diede al mondo non solo la possibilità di ammirare un grande film ma anche di conoscere l’universo dickiano.
Raccontare la trama di Blade Runner presenta delle difficoltà poichè nel tempo sono state rilasciate varie versioni del film, così che il significato della storia e la natura stessa del protagonista cambia a seconda della presenza o meno, di alcune scene. Per questo motivo propongo una mini trama per dare la possibilità, a chi ancora non l’ha visto, di farsi comunque un’idea dell’ambientazione evitando i fastidiosi spoiler.
In una distopica Los Angeles del 2019 circolano illegalmente 4 androidi: scappati dalle colonie extra-mondo in cui venivano utilizzati come schiavi sono apparentemente indistinguibili dagli esseri umani. Rick Deckard (Harrison Ford), cacciatore di androidi, viene incaricato di “ritirarne” (eliminarne) alcuni mentre il leader dei sintetici fuggitivi, Roy Batty, cerca disperatamente di rintracciare il suo creatore per una motivazione molto umana : prolungare la propria data di scadenza per poter vivere più a lungo.
LA RECE
Le tematiche proposte dal film non possono essere sviscerate da una semplice recensione. In realtà ci vorrebbe un vero e prorio trattato sull’universo di Blade Runner per poter affrontare dignitosamente un’opera del genere. Però, peccando un po’ di presunzione provo a racchiudere, in poche righe, le mie impressioni.
Le atmosfere di Blade Runner trasudano distopia da ogni fotogramma: un cielo cupo incombe perennemente sulla metropoli incastrata negli enormi grattacieli che si perdono a vista d’occhio. La pioggia è incessante e la luce del sole è reclusa dietro una cortina di nubi alimentata dallo smog: solo la luce artificiale si insinua nelle tenebre ma spesso è filtrata, non diretta, relegata al ruolo di barlume nel buio. La popolazione variegata che si riversa nei labirintici viottoli dell’immenso agglomerato urbano, è indifferente e decadente come la tecnologia che la sta sovrastando e divorando lentamente.
Gli uomini stanno abdicando dalle loro emozioni mentre gli androidi somigliano sempre più a degli essere senzienti. Un cortocircuito esistenziale sul quale poggia l’intero impianto di Blade Runner. Rick Deckard, il cacciatore di androidi, ci prende per mano e ci costringe a guardare nell’abisso che si è formato nel 2019: un mondo dove si guarda ma non si vede. E’ necessario un test per scoprire se si è effettivamente al cospetto di un essere umano perchè gli androidi sono talmente ben fatti da sembrare in tutto e per tutto identici a noi: sono in grado di produrre pensieri propri, desiderano una vita corredata di emozioni e proteggono i loro ricordi come preziosissime reliquie. “Più umano dell’umano” è il motto della Tyrrell Corporation che assembla gli androidi di ultima generazione (i Nexus 6) ma l’umanità, alla quale dovrebbero servire, sta tramontando inesorabilmente.
I PERSONAGGI
“Le macchine” che scorrazzano nella Los Angeles del 2019 hanno una vita programmata molto breve. Sono degli androidi organici frutto di avanzatissime tecniche di ingegneria genetica; fisicamente superiori all’uomo, dotate di intelligenza e, soprattutto, ipoteticamente capaci di sviluppare emozioni proprie. Per questo motivo con un data di spegnimento prevista dopo solo quattro anni.
Roy Batty è il leader dei replicanti ribelli. Ha il volto di Rutger Haeur che intepreta magnificamente il famoso monologo “Ho visto cose che voi umani…” che, a quanto pare, fu improvvisato proprio dall’attore olandese. Il personaggio di Roy Batty assume connotazioni mistiche: Dio creò l’uomo a sua immagine e l’uomo, facendosi Dio, crea replicanti a sua immagine…
Rick Deckard, ex-poliziotto con l’incarico di “ritirare” i replicanti fuggiaschi. E’ il personaggio chiave dell’intera vicenda. Tanto risoluto nei modi quanto ambiguo nel rapporto con i “lavori in pelle” (così vengono chiamati gli androidi). Il sequel, “Blade Runner 2049”, fa luce sulla sua vera natura.
Rachael è la segretaria della Tyrell Corporation. Deckard la sottoporrà al test per scoprire se è un’umana o una replicante. Figura altamente drammatica, quella di Racheal che, non essendo a conoscenza della verità sulla propria esistenza, intreccerà una relazione con Deckard, l’uomo in grado di mostrarle la realtà dei fatti.
IL TEST VOIGHT-KAMPFF
Chiudiamo il cerchio con la domanda iniziale: siete sicuri di essere umani? per togliervi ogni dubbio dovete sottoporvi al “Voight-Kampff”, il test che misura l’empatia che, in Blade Runner, si ritiene essere l’elemento che contraddistingue l’uomo dalle altre specie viventi e, in questo caso, dagli androidi da lui stesso creati.
Il test è composto da una serie di domande. Vengono prese in esame sia le risposte date da chi si sottopone al test, sia altri indicatori legati alle reazioni dei capillari e dei muscoli oculari. Pronti? iniziamo!
Rachael: Posso farle una domanda personale?
Deckard: Certo.
Rachael: Ha mai ritirato un essere umano per errore?
Deckard: No.