Quando si parla di letteratura distopica si pensa subito a “1984” e al mondo immaginato da George Orwell che, da molti, è ritenuto il padre del genere. Anche il famoso scrittore inglese però, per comporre il suo capolavoro, si ispirò ad un romanzo; insomma, per individuare con più accuratezza le radici della distopia, si dovrà fare ancora qualche passo indietro rispetto alla data di nascita di “1984”.
Torniamo al 1917, quando Orwell era un giovane studente. Il nostro George, nel college a cui era iscritto, seguiva le lezioni di un insegnante che rispondeva al nome di Aldous Huxley che, quindici anni dopo nel 1932, pubblicò “Il mondo nuovo”.
LA TRAMA
Siamo, all’incirca, nel 2540. Solo una bandiera sventola sul nostro pianeta: è quella della mega nazione nella quale vive l’intera società terrestre. L’umanità è sotto l’occhio vigile di 10 “governatori” che la sorvegliano senza grandi sforzi: l’uomo, attraverso l’eugenetica, il controllo delle nascite e l’indottrinamento psicologico, si è trasformato in un prodotto di laboratorio ed è, letteralmente, entusiata di esserlo. Cinque sono le caste previste a seconda del ruolo assegnato alle persone già in fase embrionale: la casta più elevata è composta da chi possiede doti di comando fino a degradare all’ultima formata dai lavoratori più umili. Nessuno si lamenta perchè tutti fanno ciò che prevede il destino genetico assegnatogli. Il nuovo dio è Ford, Henry Ford, l’inventore della catena di montaggio. La produzione di massa è il paradigma mendiante il quale è modellato un mondo esente da sentimeti e dal libero pensiero ma con l’innesto di una felicità artefatta.
Bernard e Lenina hanno ancora dei comportamenti che ricordano le caratteritische di un’umanità ormai perduta: probabilmente però, sono solo degli errori di produzione.
LA RECE
Senza togliere nulla all’impronta profetica dell’opera, occorre, per capirne meglio i contenuti, rammentare gli eventi caratterizzanti il periodo storico in cui vive l’autore. Dopo gli sconvolgimenti della Prima Guerra Mondiale, in Europa iniziano ad affermarsi i regimi totalitari, mostrando come la società contemporanea stia mettendo in discussione la libertà degli individui. Inoltre il mito della produzione di massa e l’influenza dell’America sui costumi del vecchio continente, non lasciano indifferente Aldous Huxley che disegna un futuro nel quale questi elementi hanno uno sviluppo all’ennesima potenza.
A differenza del “pensiero orwelliano”, che racconta del controllo delle masse mediante la violenza e la proibizione, Huxley prevede un’umanità assoggettata attraverso la concessione di ciò che più si desidera. Grazie alla manipolazione genetica “il mondo nuovo” è composto da uomini e donne felici perché occupano nella società quel posto che hanno sempre desiderato fin da piccoli, cioè fin da quando erano dei minuscoli embrioni.
E’ una visione sconvolgente della realtà ma drammaticamente attuale. A tutt’oggi, la messa in pratica del cosiddetto lavaggio del cervello potrebbe farci sorridere perché ritenuta surreale. Però, se solo ci fermassimo a pensare come i termini “nuovo” e “progresso” abbiano per noi un’accezione completamente positiva, ci renderemmo subito conto di quanti rischi si corrano nell’accettare qualsiasi cosa solo perché ritenuta una novità o perchè figlia del progresso.
Huxley ci parla attraverso i suoi personaggi: i dialogi del romanzo non sono altro che il mezzo attraverso il quale si dipana il pensiero dello scrittore inglese che ammonisce il lettore per bocca dei protagonisti del romanzo. “ <<Voi tutti ricordate,>> disse il Governatore, con voce forte e profonda << voi tutti ricordate, suppongo, quel bellissimo e ispirato detto del Nostro Ford: “la storia è tutta una sciocchezza”>>” . In questo caso l’autore britannico ci ricorda che, eliminata la Storia e la memoria del passato, vivere placidamente il presente, per quanto aberrante, è la sola cosa alla quale si può aspirare.
Potenzialmente “Il mondo nuovo” è in grado di scaturire dibattiti e riflessioni infinite, per questo è un romanzo che un’amante della letteratura distopica non può perdere.
L’INCIPIT
“Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l’entrata principale le parole: “Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale” e in uno stemma il motto dello Stato mondiale:Comunità, Identità, Stabilità”.
Con queste poche righe Aldous Huxley ci introduce nelle atmosfere de “Il mondo nuovo” e già ci spiega tanto. Oltre all’aspetto visivo, colpiscono a brucia pelo la pericolosa vicinanza delle parole “incubazione” e “condizionamento” e la nuova situazione geopolitica.
Infine, non può passare inosservato il riferimento, volutamente oltraggioso, agli ideali che ispirarono le Rivoluzione francese: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. Anche qui la rivoluzione c’è stata, ma gli esiti sono tutti da scoprire.
L’ESTRATTO
“…Che il fine della vita non è il matenimento del benessere, ma qualche intensificazione e raffinamento della coscienza, qualche accrescimento del sapere. Ciò che, si disse il Governatore, può benissimo esser vero ma non ammissibile nelle presenti circostanze. Riprese la la penna, e sotto le parole <<Non è da pubblicare>> tracciò una seconda riga, più grossa e più nera della prima; poi sospirò “Come sarebbe bello” riflettè “se non si dovesse pensare alla felicità!”
Questa raccapricciante considerazione, vien fatta pronunciare, non a caso, ad uno dei “controllori” della nuova società. Il loro compito è quello di mantere stabile la comunità che hanno sott’occhio e, per questo, non possono permettere che si pensi al “fine della vita” e tanto meno alla felicità. Concedere queste libertà metterebbe a rischio l’intera struttura sociale fin a quel momento costruita.
SIPARIO
Salutiamo Aldous Huxley ricordando anche un’altra sua opera: “Ritorno al mondo nuovo”. Con questa pubblicazione, del 1958, lo scrittore inglese riprende i temi fondamentali de “Il mondo nuovo” aggiornandoli e mettendo in evidenza come, la scienza e il progresso tecnologico, fossero già determinanti nella società contemporanea.
Una sorta di ulteriore campanello d’allarme che sta a significare: attenzione! il percorso evolutivo profetizzato forse è già stato imboccato e sarebbe il caso di cambiare direzione. Ma Huxley era “semplicimente” uno scrittore e più di avvisarci, regalandoci un bellissimo e illuminante romanzo, non poteva fare. Adesso, tocca a noi.
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