DANGER #3: Chernobyl

Signore e Signori Distopici, oggi per la rubrica Danger vi porto in Ucraina. Più precisamente 18Km a nord-ovest della città di Chernobyl, dove il 26 aprile 1986 vi fu il primo incidente nucleare a essere stato classificato come livello 7, il massimo livello della scala INES degli incidenti nucleari.

L’impianto della centrale era composto da quattro reattori, ognuno in grado di produrre 1 gigawatt di energia elettrica (3,2 gigawatt di energia termica); i quattro reattori, insieme, producevano circa il 10% dell’elettricità ucraina. La costruzione dell’impianto ebbe inizio negli anni settanta, il reattore numero 1 fu consegnato nel 1977, e fu seguito dai reattori 2 (1978), 3 (1981) e 4 (1983). Altri due reattori (i 5 e 6, da 1 GW ciascuno) erano in fase di costruzione quando si verificò l’incidente.

Alle ore 01:23:45 locali del 26 aprile 1986 la centrale stava effettuando un esperimento definito come test di sicurezza. In parole molto povere volevano verificare una teoria che avrebbe permesso all’impianto di colmare (per inerzia) il lasso di tempo di 40 secondi necessario all’avvio di un “motore diesel di emergenza” in caso di assenza di alimentazione esterna.

Il risultato?

Il reattore numero 4 esplose. Si trattò di una liberazione di vapore surriscaldato ad altissima pressione che sparò in aria il pesante disco di copertura (oltre 1.000 tonnellate) che chiudeva il cilindro ermetico contenente il nocciolo del reattore. All’esplosione del contenitore seguì il violento incendio che disperse nell’atmosfera una enorme quantità di isotopi radioattivi. Nubi tossiche che arrivarono fino in Scandinavia e in zone del Nord America.

Si calcola che fino a 5 milioni di persone furono interessante dalle radiazioni, e tra queste 240 mila persone furono considerate ad altissimo rischio.
Anche l’impatto sull’ambiente fu devastante: in molte zone piante e alberi morirono, e la stessa sorte toccò a diversi animali.

La sera del 26 aprile. Viste le condizioni di numerose persone già sotto terapia decisero la notte del 27 aprile l’evacuazione della città. Fu detto ai cittadini di portare con sé pochi effetti personali, che sarebbero stati trasferiti in misura precauzionale e che in breve tempo avrebbero potuto far ritorno alle loro abitazioni.

Le autorità sovietiche cominciarono a evacuare la popolazione dell’area circostante Černobyl’ trentasei ore dopo l’incidente. Giunsero da Kiev decine di autobus che successivamente vennero abbandonati in una sorta di cimitero nella zona interdetta, dove ancora oggi si possono osservare migliaia di mezzi utilizzati per lo sgombero e la gestione della zona. Molti sono veicoli militari. Nessuno era realmente conscio di ciò che stava accadendo. Decine di persone si soffermarono fino a tardi, la notte dell’esplosione, per ammirare la luce scintillante sopra il reattore. Nel maggio 1986, circa un mese dopo, tutti i residenti nel raggio di 30 km dall’impianto, circa 116.000 persone, erano stati trasferiti.

Queste sono alcune foto di ciò che resta.
Navigando sul web ho trovato un’associazione molto interessante di nome I luoghi dell’abbandono, e al quale ho rubato questi scatti che ritraggono l’ospedale di Pripyat.

E sempre l’associazione di cui vi ho parlato prima, ha organizzato questa mostra multisensoriale.
Se foste nelle vicinanze fateci un pensierino 😉
Chernobyl-mostra

pripyat-hotel

E nel caso in cui ve lo stiate chiedendo…
Chernobyl oggi è abitata.
Si stima che attualmente ci vivano circa 500 persone, dall’età media molto alta: i giovani hanno preferito cambiare città e costruirsi un futuro altrove. Gli abitanti vivono in zone specifiche e non posso accedere alle aree ad alto rischio.
Anche dall’esterno si può accedere a Chernobyl, sempre evitando le aree maggiormente incontaminate: anzi, vista la grande attrazione che questa città rappresenta, è sorto anche un hotel: si tratta del Pripyat Hotel, l’unico nel raggio di 30 km e punto di riferimento per turisti e tour operator.

Distopici Amici, il viaggio di oggi è terminato.
Spero sia stato di vostro gradimento.
Danger è una rubrica un po’ particolare che vuole tenere vivo il ricordo di errori che sono stati commessi in passato.
Ancora oggi non è stato stabilito chi abbia causato l’esplosione di Chernobyl.
Saranno stati gli operatori che stavano eseguendo il test di sicurezza?
Saranno stati i progettisti che hanno realizzato il reattore?
Una cosa è certa…
L’errore è indiscutibilmente imputabile all’uomo.

Da non perdere la serie TV Sky dedicata alla catastrofe.

Alla prossima!

Bye Bye

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