Buongiorno Dystopian People!
Eccoci di nuovo insieme in occasione di un’altra bellissima giornata dedicata agli autori.
L’Ospite di cui vi parlerò oggi è Stefano Tevini, autore del romanzo “Storia di cento occhi“, edito da Safarà Editore.
Pronti a saperne di più?
Partiamo subito dalla trama del romanzo 😉
Chiuso nel suo grembo metallico, A.R.G.O. vede. Innesto perfetto di software organico e hardware di prima sperimentazione, A.R.G.O. controlla la città attraverso una rete di microfoni e telecamere che convogliano voci, immagini e oceani di dati in un cervello disincarnato. Il progetto è un brevetto Sicurever, multinazionale leader nel mercato della sicurezza. Ma chi è davvero A.R.G.O.? E qual è il suo rapporto con Stefano, un anonimo scrittore che sembra conoscerlo, e temerlo, più di tutti? Crocevia tra distopia e science fiction, “Storia di cento occhi” esplora le inquietanti possibilità del futuro che incombe oltre la soglia della quotidianità.
Io ho la mia copia che attende di essere letta a breve 😉
Adesso conosciamo meglio l’autore attraverso una breve Biografia e ovviamente l’intervista che gli è stata fatta nel Gruppo Leggere Distopico!
Bresciano classe 1981, Stefano Tevini legge troppi fumetti. Ne ha tantissimi, non ha più spazio incasa, ma non ve ne regalerà neanche uno. Amante della letteratura disegnata a 360°, spazia dai comics a Bonelli, dai manga alle historietas. Legge davvero di tutto. E scrive. Suoi i romanzi Vampiro Tossico (sì, è una omaggio palese) e Testamento di una Maschera, pubblicati da La Ponga Edizioni, Storia di Cento Occhi, pubblicato da Safarà editore, mentre la raccolta di racconti Riassunto delle Puntate Precedenti è pubblicato da Augh! Editore. Stefano Tevini è anche un lottatore di wrestling, per davvero, ma non vi metterà le mani addosso perché, nonostante tutto, è un buon diavolo.
- Stefano vorrei che tu condividessi con il gruppo il tuo pensiero riguardo al panorama editoriale attuale, soprattutto visto che sei il titolare di una Casa Editrice: La Ponga Edizioni.
- La situazione è tutto meno che semplice. Di base manca la domanda, i libri non vengono percepiti come un bene, non dico necessario, ma importante, e questo già mette il mercato in difficoltà. Nemmeno i grandi editori hanno una vera e propria strategia per arginare la flessione costante di vendite, meno che mai di invertirne la tendenza. Quanto agli indipendenti, siamo appassionati o poco più, con una maggiore libertà per certi versi, pubblichiamo quel che vogliamo leggere, ma tranne rari casi senza un vero e proprio progetto d’impresa sostenibile. Tutti gli operatori del settore sono a modo proprio coinvolti, dai distributori ai punti vendita, ognuno ha gioie e dolori e nessuno è esente da colpe, noi compresi, e compreso un sistema scolastico con programmi non in grado di creare nuovi lettori ma che, al contrario, allontanano i ragazzi dai libri. Un panorama, a modo suo, distopico!
- Quale genere proprio non ti attira?
- Uno sguardo lo darei a tutto, ma direi il romance
- Cosa pensi del panorama editoriale estero?
- Lo conosco poco a dire il vero. Sicuramente la lettura come forma di intrattenimento si ritrova ovunque a competere con altri media, ma di certo la situazione è tendenzialmente migliore che da noi. Più gente legge, più possibilità ci sono per autori ed editori e, in generale, le politiche di promozione culturale sono migliori delle nostre.
- Come è stato scrivere Storia di cento occhi?
- Caparezza afferma che “il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”. Per me il più difficile è stato il terzo romanzo, per l’appunto Storia di cento occhi. Come ho detto prima, partiva da un racconto molto statico e ho dovuto imprimere il movimento da quasi niente. E l’ho fatto sia lavorando sulla trama, sia sperimentando molto a livello di soluzioni narrative. Il risultato mi dà molte soddisfazioni, tecnicamente è il mio romanzo migliore finora.
- Se potessi esaudire tre desideri, cosa mi chiederesti?
- Una rendita che mi tolga la necessità di lavorare per tutta la vita, un ottimo stato di salute e che la vita non metta più sul mio cammino persone tossiche e dannose. Al resto sono in grado di pensare da solo.
- Ti piace scrivere accompagnato da un sottofondo musicale o prediligi il silenzio?
- Senza dubbio il silenzio. La musica mi distrae moltissimo, e già sono distratto di mio.
- Se potessi interpretare un supereroe per un giorno, chi vorresti essere?
- Iron Man, per la possibilità di essere Tony Stark.
- Cosa deve aspettarsi un lettore dal Storia di cento occhi?
- Un’esperienza straniante, frammentata, una soluzione narrativa basata sulla molteplicità dei punti di vista. Una verità da ricostruire attraverso una moltitudine di sguardi.
- Raccontaci del tuo processo di scrittura. Sei uno di quelli che inizia a scrivere dopo che tutto è stato pianificato o inizi a scrivere senza sapere dove andrai a parare? Lorenzo S.
- Direi a cavallo fra i due. Ho un’idea di fondo che lavoro parecchio in testa e una pianificazione di massima. Non navigo a vista, ma non pianifico nemmeno ogni dettaglio e se succede, come già è successo, che qualcosa stia meglio cambiato in corso d’opera, beh, nessun problema, conta il risultato finale.
Ho avuto il piacere di incontrare Stefano di persona all’evento Stranimondi 2017, e vi posso assicurare che è una persona davvero molto interessante. Colta, informata, con una visione molto chiara di ciò che lo circonda e di ciò che vuole. E si vede che infonde passione in ciò che fa.
A te caro Stefano va il mio augurio per il futuro, nel frattempo mi gusterò il tuo romanzo 😉
E a voi cari Lettori Distopici, ecco il trailer di Storia di cento occhi e…
qualche link utile per seguire Stefano 😉
Alla prossima!
Bye Bye
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