Quando lessi per la prima volta “Il tallone di ferro” di Jack London, una delle prime distopie moderne, mi imbattei nella cosiddetta “fantascienza verista”. La definizione che suona quasi come un ossimoro mi aveva colpito, appunto, per il forte contrasto concettuale. Mentre sfogliavo “Morte di stato” questa sensazione antitetica che aveva attirato la mia attenzione, ha fatto capolino facendosi sentire nuovamente . Chiudendo il libro, dopo aver letto l’ultima frase, non ho avuto più dubbi sul romanzo di Ruben Trasatti: è un germoglio di “fantascienza verista”.
Nel 2030, Roma non ha risolto nessuno dei suoi annosi problemi anzi, forse, li ha amplificati. Nelle sue vie, si aggira il quotidiano movimento di Nicola Balestrieri, impiegato dell’Agenzia per il Controllo del Cittadino Europeo, l’ente tutore della nuova legge sulla “morte statale”. Promulgata dallo Stato Unito d’Europa, di cui l’Italia fa parte, la direttiva costringe alla dipartita chi si avvia a raggiungere un certo limite di età. La ricetta economica dell’Europa del futuro è servita: abbassare le aspettative di vita e creare una società senza pensionati.
La narrativa diretta e semplice di Trasatti ci accompagna nei drammi di una società, che temporalmente è dietro l’angolo, e allo stesso tempo ci costringe a guardare negli occhi la realtà dell’odierno. Quando è lo Stato a sbagliare, come si deve comportare un onesto dipendente pubblico? La risposta a questa domanda viene, mano a mano, generata dalle sembianze, dalle fattezze, dai pensieri , dai sentimenti e dai difetti di Nicola Balestrieri che cerca di sfuggire allo spaventoso riverbero creato dall’assurdità di alcune leggi. L’Europa 2.0, con la sua spaventosa intelaiatura politica e amministrativa, però non dà fastidio a tutti, ed è proprio questo l’aspetto più inquietante del romanzo: perché le cose possono cambiare e virare verso il peggiore dei mondi possibili senza trovare alcun ostacolo. Ma l’umanità riserva, per fortuna, delle sorprese , e non solo negative. Esattamente in queste situazioni di conflitto assume un significato fondamentale la parola: resistenza.
“Morte di Stato” parla del presente ma lo coniuga al futuro. Capire quale dei due tempi verbali sia più preponderante sarà compito del lettore.
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