– Articolo a cura di Riccardo Muzi –
LA TRAMA
Film del 2005 diretto da Micheal Bay, con Ewan McGregor e Scarlett Johansson.
E’ il 2019 (praticamente l’anno prossimo). La superficie terrestre è diventata un luogo insalubre. Per questo motivo una manciata di umanità preserva la propria esistenza in una enorme struttura ipertecnologica in cui tutto,(sonno,veglia, cibo,vestiario e socialità tra le persone superstiti) viene controllato. Il più grande, e unico, desiderio è vincere la lotteria organizzata dai gestori della comunità, che permette a di approdare in un’isola ritenuta “l’ultimo ambiente naturale privo di patogeni”. Lì, la vita potrà riprendere il suo corso naturale.
Sembrerebbe un sogno, se non un incubo, e forse lo è. Lincoln-6-Echo, in attesa di vincere la lotteria da tre anni, inizia a maturare qualche dubbio. Scoprirà che la realtà è ben diversa da quella che gli è stata raccontata.
Film che inizia con delle ottime premesse: il mistero legato all’evento apocalittico, l’ambientazione hi-tech e la sensazione che qualcosa d’inquietante si celi dietro l’apparente riorganizzazione della comunità superstite, sono tutti elementi che si mescolano bene e con il giusto equilibrio. Almeno in principio.
Così seguiamo con partecipato interesse il percorso del protagonista:
Lincoln-6-Echo si muove sospinto da una curiosità che fa dà impulso al suo agire e che coinvolge sempre di più lo spettatore.
Edoardo Bennato cantava “l’isola che non c’è”. Con un bel volo pindarico potremmo supporre che un’eco delle note di questa brano possa essersi intrufolato nelle orecchie di Lincoln: la sua mente inizia a comporre dei tasselli che rimandano ad una realtà alternativa che ha il sapore di verità.
E fin qui, ci siamo. La trama tiene, la sceneggiatura pure, quando però, il velo di Maya viene squarciato, la pellicola deraglia decisamente verso l’action dimenticando quanto fatto di buono all’inizio. Lo spessore narrativo di assottiglia e si incanala in una caccia all’uomo tutta inseguimenti e adrenalina. Non per niente, Micheal Bay è il papà cinematografico dei “Transformers” e da questo punto di vista sa il fatto suo.
Il film risente troppo della roboante voglia di azione del regista e sembra spezzata in due: le intriganti atmosfere respirate in partenza si rarefanno lasciando il passo al rocambolesco susseguirsi di eventi con l’intento, fin troppo palese, di inchiodare lo spettatore alla poltrona.
Con un dosaggio diverso degli ingredienti poteva essere un gran film, rimane comunque una pellicola piacevole e con molti richiami alla letteratura distopica.
3 MOTIVI PER VEDERLO
Amiche ed amici,
il PCD di oggi finisce qui. Prima di lasciarvi al resto della giornata, che senza i post di della nostra pagina fb sarà di una noia mortale, vi fornisco 3 elementi che, in qualche modo, potrebbero solleticare il vostro interesse e indurvi alla visione del film di cui abbiamo parlato fin qui.
1) Molti i riferimenti letterari: L’ambientazione della struttura sotterranea sembra ispirarsi ai classici della distopia come “1984” di George Orwell, “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley e “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Il controllo totale ricorda l’occhio del Grande Fratello, l’ipnopedia con cui vengono plasmate le menti degli abitanti della struttura ricorda l’eugenetica di Huxley e la gestione delle informazioni rimanda a “Fahrenheit 451”.
2) Presenza di omaggi a pellicole cult come “La fuga di Logan” di Michael Anderson (1976) e “L’uomo che fuggì dal futuro”, con Robert Duvall, per la regia di George Lucas (1971).
3) E Per la serie anche l’occhio vuole la sua parte: quello femminile potrà visionare uno Ewan McGregor in ottima forma, mentre quello maschile potrà radiografare una Scarlett Johansson strepitosa. E non aggiungo altro.
Buona visione!
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