E’ il momento di discostarci un po’ dalla distopia e fare una breve sortita in un altro ambito: il “cyberpunk”. La digressione è momentanea ma entriamo dall’ingresso principale perché il romanzo, di cui sopra, è ritenuto il manifesto del genere. Non fu solo un grande successo editoriale, ma anche il primo romanzo ad aggiudicarsi tutti i maggiori riconoscimenti per le opere letterarie dedicate alla fantascienza ( il Premio Hugo, il Nebula e il Philip K. Dick) .
Era il 1984 quando Gibson raccontò al mondo le sue profezie che, a rileggerle adesso, risultano, incredibilmente, tramutate in dei dati di fatto . Immaginò internet, la realtà virtuale e gli hacker informatici quando il web doveva ancora fare il suo ingresso nelle nostre vite. Per capire meglio di cosa si tratta, bisogna seguire le tracce di un “cowboy”: non siamo in un western e non ci sono cavalli, ma il cavaliere in questione è abilissimo a mettere la sua sella digitale sulle le onde del cyberspazio.
LA TRAMA
Per tentare di ricostruire cosa possa aver provato un lettore degli anni 80 al cospetto di questo capolavoro, riportiamo la quarta di copertina della Casa Editrice Nord che fu fondata nel 1970 proprio per introdurre il lettore nostrano alle opere di fantascienza e fantasy e che, nel 1986, curò la prima edizione italiana del romanzo.
Oggi, con tutte le innovazioni tecnologiche che abbiamo a portata di mano, è più semplice avventurarsi in “Neuromante”, ma pensate al fascino che poteva aver subito chi, all’epoca, doveva spiegare complicati concetti come, ad esempio, la realtà virtuale. Così dove le parole non possono arrivare, si chiede un piccolo aiuto al cinema, e infatti…
Immaginate un futuro alla Bladerunner, non molto lontano dal nostro presente, un mondo di cupa delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe di computer, di traffico nero di organi umani, di trapianti e di sfrenata ricchezza, di popolosi quartieri dove si aggira il piu fervido sottobosco umano, un mondo di cyborg e di tetre strade notturne, di fatiscenti metropoli illuminate da un cielo grigiastro per le colorate luci del neon e gli ologrammi dei locali malfamati.
In questo mondo si muove Case, che un tempo era stato il miglior “cow boy” d’interfaccia, un uomo che con la mente riusciva a entrare e muoversi nell’incredibile mondo delle matrici dei computer, nel cosiddetto “cyberspace”, dove la sua essenza disincarnata frugava nelle banchedati delle ricchissime corporazioni che dominavano la Terra e rubava le informazioni richieste dai suoi mandanti. Ma poi Case aveva commesso il classico errore, aveva cercato di rubare anche ai suoi mandanti, di tener per se parte del bottino. E scoperto, era stato vittima di un destino cui avrebbe preferito la morte: il suo sistema nervoso era stato danneggiato in maniera tale che non avrebbe piu potuto entrare nel misterioso e bellissimo mondo del “Cyberspace”. Ma forse Case aveva ancora un’altra possibilita, e stava soltanto a lui sfruttarla a dovere…
Un romanzo magnifico e avvincente, che unisce in maniera splendida un’accurata estrapolazione sociale e tecnologica a una incredibile serie di personaggi dipinti con maestria e con uno stile vivido e immediato.
LA RECE
Confesso che recensire “Neuromante” mi mette in grande imbarazzo: ritengo quasi oltraggioso racchiudere un capolavoro del genere in spicciole considerazioni. Il romanzo di Gibson è un testo fondamentale non solo perché ha dato vita ad un genere letterario, ma anche perché ha preconizzato quasi tutto quello che attualmente viviamo nel rapporto con la tecnologia. La potenza narrativa dello scrittore americano, naturalizzato canadese, è tale da riuscire a prenderci violentemente per la collottola , a scuoterci ed infine ad immergerci rapidamente dentro l’acqua senza farci prendere fiato. Magicamente però, mentre tentiamo di divincolarci, i nostri polmoni si riempiono di un liquido che non ci affoga ma risulta essere uno dei fluidi più piacevoli della nostra umile vita di lettori.
Chi ama la fantascienza e la distopia saprà dirmi, poi, quando si sarà abbeverato dall’ infinita fonte gibsoniana , quanto si sia sentito più evoluto nell’affrontare gli stilemi del genere letterario che ama da sempre. “Neuromante” è un upgrade fondamentale per il nostro sistema conoscitivo ma non è un salto indolore perché Il genio che lo ha prodotto mette a dura prova: non spiega, non commenta, non fornisce appigli informativi o didascalici; ci investe con la sua realtà immaginifica e ci tratta come se ne facessimo parte, come se fossimo gli abitanti dello Sprawl ( il mega agglomerato urbano in cui si muove Case, il protagonista del romanzo). Case è un cyber cowboy , un hacker, un tossico, un antieroe che, mentre svolge il suo mestiere di mercenario della rete , assume le sembianze allegoriche dello scontro macchina-uomo. Nell’universo narrativo di Gibson il progresso tecnologico, in mano a un gruppo sempre più ristretto di multinazionali, sta schiacciando l’individuo e, allo stesso tempo , lo schiavizza rendendolo sempre più dipendente proprio da ciò che gli sta sottraendo la libertà aggiornamento dopo aggiornamento. Un rapporto malato che richiama fortemente l’attualità: “Neuromante” viene pubblicato, per uno strano destino, pensando ad Orwell, nel 1984 e, a distanza di poco più di 30 anni, gli smartphone assorbono quotidianamente la nostra attenzione. Gibson aveva ragione da vendere in tempi non sospetti e, ne aveva, nel più avvincete dei modi.
SIPARIO
Quando l’opera ha una portata artistica di questo livello si è sempre ad un bivio: parlarne poco, per non svelare troppo o parlarne tanto per farne capire l’importanza? Forse come dicevano i latini, “in medio stat virtus”, la virtù sta nel mezzo. Spero, quindi, di aver colto il saggio suggerimento ed averlo tradotto in modo adeguato.
Anche per questo motivo, prima di lasciarci, vi do un paio di notizie e vi faccio un regalo.
Intanto è bene che sappiate che questo romanzo è il primo volume della cosiddetta “Trilogia dello Sprawl”, composta dai successivi “Giù nel ciberspazio” (Count Zero, 1986) e “Monna Lisa Cyberpunk” (Mona Lisa Overdrive, 1988).
Ma la notizia bomba è che “Neuromante” diventerà un film. Sono anni che Hollywood insegue questo sogno e finalmente pare si sia trovato il regista che curerà l’adattamento cinematografico del romanzo di Gibson. La 20th Century Fox ha affidato il film a Tim Miller, il cineasta diventato famoso lo scorso anno grazie a “Deadpool”.
Per quanto riguarda il regalo, ecco l’incipit di “Neuromante”, uno di quelli che non si possono davvero dimenticare:
Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto. – Non è come al solito. – Case lo sentì dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. – È come se all’improvviso il mio corpo avesse un bisogno disperato di droga. – Era una voce dello Sprawl, una delle espressioni più tipiche. Il Chatsubo era un bar per espatriati di professione: potevate andarci per un’intera settimana e senza mai sentire due sole parole in giapponese.
Buona lettura!