Buongiorno Amici Lettori 🙂
Qualche tempo fa vi avevamo parlato del romanzo “Frontiera” di Isa Thid, edito da Catnip Edizioni.
Ebbene, qui sotto vi riproponiamo la trama del romanzo giusto per darvi una rinfrescatina, e subito dopo vi lasciamo con l’intervista che le abbiamo rivolto dopo aver letto la sua opera.
TRAMA:
Quando fugge dal centro di detenzione con un pugno di compagni, esiste solo un obiettivo nella mente di Azura: recuperare Massimino, suo fratello, e portarlo in salvo oltre la frontiera con la Francia per raggiungere la Svezia. Lì, si dice, offrono asilo politico ai moderni clandestini: omosessuali, immigrati, mezzosangue.
Comincia così la storia di Azura, giovane italo-siriana intrappolata in un mondo che non la accetta, combattente impreparata ma caparbia, che ha nel cuore una chiara lista di priorità assolute. Insieme a lei Maslov, rivoluzionario russo e omosessuale dalle tendenze terroristiche, e Dalmasso, ricco pacifista a capo di un collettivo antagonista con sede a Torino.
Attorno a loro il nuovo mondo, fatto di innesti cerebrali e connessioni perenni, corruzione e oppressione, centri di identificazione, violazione della privacy, razzismo e omofobia.
E in mezzo al caos della rivoluzione solo una ragazza e il suo fratellino, e quella frontiera tra loro e la libertà.
iNtErViStA
- Come è nata l’idea di Frontiera?
Da un’atmosfera polverosa e dorata che avevo ben chiara in mente, e dal desiderio di scrivere la fuga di due fratelli.
- Perché la scelta del romanzo breve, o meglio, della novella?
Non è stata veramente una scelta, quanto piuttosto un adattarsi della forma al contenuto. Arrivata alla fine sentivo di aver finito. Non mi sembrava che la trama reggesse una lunghezza superiore, forse.
- La tua distopia è al servizio di una forte denuncia sociale. Avevi già pensato di scegliere il genere distopico o l’ambientazione è nata in modo naturale durante la scrittura?
L’ambientazione l’ho pensata qualche anno fa, a Torino, con la mia amica Sana Kiurata che era venuta a stare da me per un mese. Bevevamo “gin schifo”, ovvero un orribile cocktail di gin del discount e limonata del discount, parlando di degeneri fantascientifici. Proprio sul Lungo Po. Avevamo deciso di chiamare Hybris quel nuovo mondo.
- La protagonista della tua novella ha origini italo-siriane. Perché questa scelta? (Soprattutto per la componente siriana).
Quando ho scritto Frontiera avevo appena finito di fare raccolta fondi con Amnesty International (face to face, per le strade di Torino, indossando fieramente la pettorina gialla). Mi aveva scosso il caso del poeta dei gelsomini, condannato all’ergastolo per un sonetto in cui diceva sostanzialmente “Se importiamo tutto dall’occidente, perché non importare anche le leggi e la democrazia?”. Questo avveniva in Qatar, non in Siria. Per Frotneira ho scelto la Siria perché mi sembrava più verosimile in un futuro non troppo remoto avere una seconda o terza generazione di rifugiati.
- Perché hai sentito l’urgenza di parlare di tematiche scottanti come razzismo e omofobia?
Sono le mie ossessioni. Il razzismo perché si presta facilmente a degenerazioni naziste, quindi oltre a essere un’aberrazione nel mondo reale, mi sembra interessante in un mondo narrativo. L’omofobia è più personale, nel senso che pur essendo eterosessuale e monogama ho sempre frequentato anche gruppi LGBT e poliamoristi. Così, questa società nella società che ho conosciuto mi piace sublimarla nelle cose che scrivo.
Poi c’è la questione delle minoranze da proteggere, anche nei libri, siano stranieri o persone LGBT.
- Racconti di una fuga ma anche di un fortissimo legame fra la protagonista Azura e il suo fratellino, questo perché quando si scappa da una realtà terribile, si pensa agli affetti da salvare e a quelli che, inevitabilmente, si è costretti a lasciare?
Ecco, questa è una cosa che non avevo pensato. Mi capita spesso di sentirmi molto superficiale quando qualcuno legge le mie cose con attenzione e mi fa domande. Direi di sì, alcuni affetti vanno lasciati, per cause di forza maggiore. A me non è mai capitato, e spero che non mi capiti mai di dover lasciare indietro i miei genitori per salvare le mie sorelle. Anche se forse, con questa storia in particolare, volevo ricordare a me stessa che è solo un caso se io sono tranquilla a casa e non in fuga attraverso il mare o il deserto.
- La copertina del tuo libro ha una connotazione chiaramente fumettistica, ci puoi raccontare come è maturata questa scelta?
Questo è facile, la copertina l’hanno scelta le fantastiche ragazze di Catnip e a me è piaciuta molto. Non saprei dire perché loro l’abbiano scelta, a me è piaciuta perché credo che Azura si veda così, un po’ fumetto ma poco eroe.
- Pensi che scriverai un sequel di Frontiera?
No. Ho già scritto un altro romanzo nella stessa ambientazione, più avanti nel tempo. Si chiama Cenere. Ma non credo di essere capace di scrivere sequel, ho sempre tante idee nuove e poco tempo per esplorarle.
Come sempre ringraziamo l’autrice per il tempo che ci ha dedicato e vi invitiamo a leggere la nostra recensione al suo romanzo 😉
Buone Letture Amici Distopici 😉
Grazie distopici!! :):)