Salve amici distopici! Oggi entro ufficialmente a far parte dello staff di “Leggere distopico” e lo faccio pubblicando la mia primissima recensione col blog ufficiale. La scelta è ricaduta sul romanzo, edito da NEO, “Genesi 3.0” di Angelo Calvisi, autore che di recente è stato ospite del gruppo ed è stato subissato da un sacco di domande, le sue risposte mi hanno incuriosita a tal punto da voler leggere la sua opera e “saggiarne” così le sue abilità di scrittore.
Trama:
Una fiaba allucinata sui vincoli del potere e sulle storture del sangue, una satira visionaria su ciò che siamo o potremmo diventare. Un bosco ai margini del mondo e, ai margini del bosco, un ragazzo e un uomo. Il ragazzo si chiama Simon, l’uomo è il Polacco. Vivono liberi e in attesa, perché un giorno il Polacco farà ritorno nella Capitale per compiere una misteriosa missione urbanistico/militare. Nella grande città, la vita di Simon diventa un incubo di lavoro inutile, burocrazia tumorale e sanità alienata. Il risveglio arriverà all’improvviso, sull’orlo di un riscatto mai immaginato. Tra echi kafkiani e rimandi al miglior Terry Gilliam, Genesi 3.0 porta la narrativa italiana dentro nuovi scenari.
Recensione
E adesso scendiamo nel dettaglio…
Non sappiamo con esattezza dove sia ambientato il romanzo – i luoghi sono tratteggiati con minimi e approssimativi tocchi – ci troviamo catapultati in un fitto bosco, non meglio identificato, abitato da due figure: il Polacco, uomo rude e scostante, e da un ragazzo problematico di nome Simon.
Vivono in ristrettezze, tirando a campare di quanto il bosco e le loro galline possano offrir loro nell’attesa di “qualcosa”. E quel qualcosa finalmente arriva, un giorno il Polacco viene prelevato e condotto nella Capitale per prendere parte ad una missione di massima segretezza che, intuiamo subito, ha a che vedere con l’attuale regime politico; porta con sé anche il ragazzo che viene assoldato suo malgrado, diventando vittima di malevolenze che, di giorno in giorno, metteranno a dura prova la sua integrità psichica (e non solo) scontrandosi con una società che è decisamente fuori dalla sua portata.
Sulla trama non aggiungo altro, per non rovinarvi il piacere di scoprire quanto questo libro abbia da offrirvi.
Il romanzo è scritto in prima persona singolare, veniamo a conoscenza dei fatti dalla viva voce del protagonista: Simon.
Un tipo bizzarro – ma anche gli altri personaggi di contorno sono altrettanto “stravaganti” – non proprio di bell’aspetto e dall’indole ambigua, un protagonista davvero fuori dagli schemi alla mercé degli eventi, con una visione disincantata della realtà che lo circonda.
Il concetto di “potere” acquista una doppia valenza da un lato esso va ad intaccare la collettività, modificandola radicalmente, dall’altro anche chi lo esercita viene alterato a sua volta.
“Io lo conosco il Potere, velenoso come una radiazione, non bisogna esporsi troppo altrimenti ti bruci la buccia.”
Satira nera, grottesco, rapporti sessuali di dubbia specie e un tocco di splatter – portati all’estremo- si mescolano delineando un ritratto non proprio rassicurante di questa società distopica dell’assurdo che conduce inevitabilmente all’annichilimento dell’individuo.
Questo è un romanzo che, per certi versi, potrebbe essere definito “minimalista”: brevi periodi, descrizione sia dei luoghi che dei personaggi ridotte all’osso e il lessico scelto è semplice, ma d’impatto. Altri aspetti che saltano subito all’occhio sono una scrittura fortemente carica di simbolismi e dei chiari omaggi al romanzo “Trilogia della città di K” di Agota Kristoff (che vi consiglio).
Peculiarità dello stile di Calvisi è la sua non-immediatezza, oserei quasi definirlo un romanzo volutamente criptico e complesso… E il finale aperto non aiuta molto a dissipare i dubbi e le perplessità che sono sorte durante la lettura. Tuttavia questo non è da considerarsi necessariamente un aspetto negativo perché incoraggia la riflessione.
Confesso che ho dovuto rileggere alcuni passaggi più volte e, ancora adesso mentre scrivo questo commento, non sono neanche sicura di aver colto nella sua pienezza il messaggio che l’autore ha posto fra le righe ciò nonostante vi suggerisco di leggerlo e farvi trascinare in questo turbine di violenza ed enigmaticità.