Bentornati al nostro angolo dedicato a conoscere le persone e le loro storie, gli artisti che producono o hanno vissuto momenti distopici. Il nostro ospite di oggi è il giovane e già affermato Samuel Spano! Applausi!
Nato a Sassari nel 1983 dopo il diploma in grafica pubblicitaria e fotografia, all’età di 20 anni, frequenta la scuola Internazionale di Comics a Roma. Dopo alcuni tentativi di pubblicazione su Skorpio e su una casa editrice Americana Yaoi press, viene preso come storyboard artist, colorkey artist, character design in Rainbow CGI per i film “Winx-il segreto del regno perduto” e “Winx-Magica” avventura e per “I Gladiatori di Roma“. Subito dopo collaborerà anche con Mondadori tra cui la trilogia di “Robin” dove realizza l’intera grafica della saga. Lavora ad alcuni progetti di fumetto come colorista per la casa editrice Glénat e inizia la sua attuale collaborazione con De Agostini per la creazione delle collezioni de “I Magiki“e come colorista per Disney America e Disney Pixar Attualmente è impegnato a lavorare a progetti personali come autore di fumetti completo, ancora in corso d’opera, tra cui il web-comic, ora anche cartaceo della trilogia di Nine Stones.
Buongiorno Samuel e benvenuto tra noi. Come di consuetudine ti facciamo la prima domanda di rito dedicata agli artisti come te.
Mostrati con tre immagini. Scegli tu quali e di che tipo, devono raccontarci chi sei senza
parole, almeno per ora.
Devo dire che hai scelto delle immagini particolari, ma ci arriveremo più avanti. Iniziamo con le basi, per chi ancora non ti conoscesse ti va raccontarci chi sei e come sei arrivato a disegnare fumetti?
S- Ciao! Non sono mai stato molto bravo a esprimermi a parole, quindi ho sempre usato il disegno per esprimere le emozioni, per immagini. Quando ho scoperto i fumetti li ho sempre interpretati come un modo economico per portarsi il cinema in tasca. Ho scoperto poi alla scuola di fumetto che non era semplicemente questo, ma si trattava di un media molto complesso e a sé.
So che non hai avuto un percorso facile e la tua crescita professionale ha avuto sicuramente dei momenti di difficoltà. Ti va di raccontarcene uno e, nel caso tu vi ci sia riuscito, come lo hai superato?
S- Ha a che fare con la morte di mio padre. Tendenzialmente sono sempre stato accondiscendente, anche se all’apparenza sembravo fare sempre di testa mia, che faceva sempre quello che voleva. Ma era una maschera, il vero “me” lo tenevo ben sotterrato in una montagna di vergogna. Facevo sempre quello che gli altri si aspettavano da me. Quando mio padre ha cominciato ad andarsene, ha passato gli ultimi mesi a confidarsi. Mi disse che ha pensato a suoi errori del passato, che i più grandi errori lo hanno portato anche a delle gioie, alcuni no ma andava bene lo stesso: si era perdonato. Erano le cose che avrebbe voluto fare e che non aveva fatto per motivi stupidi a pesargli tantissimo in punto di morte, mi disse di non fare lo stesso errore. Quindi ho ripreso in mano i miei sogni principali, che non tiravo fuori per vergogna, e li ho realizzati.
Grazie per aver voluto condividere con noi un momento così intimo e complimenti per la forza d’animo. Sei un bell’esempio. Tornado a noi, troppa serietà non mi si addice, parlaci del tuo progetto. Cosa ti ha spinto a lavorarci e soprattutto cos’ha di diverso dagli altri?
S- Semplicemente la voglia di raccontare una storia che avevo in mente da tanto, ma anche di farmi vedere anche nel mio lato oscuro. Non riesco a vedere cosa ci sia di diverso dagli altri, sono incapace ad analizzare le cose che faccio da un punto di vista esterno. Tendenzialmente se lo paragono alle altre cose mi sembra effettivamente mediocre la roba che faccio. Anche se non mi lascio più condizionare da questo paragone, cerco di migliorarmi partendo da me e non più dai confronti.
Passiamo agli elogi, tanto non sei uno che arrossisce 😉 Vedendo il tuo percorso e le tue referenze posso dire che sei (o stai velocemente diventando) mostro sacro? Il tuo lavoro ti ha spinto a portare all’estremo la cura dei dettagli e la precisione artistica dei colori. >riesci a unire il gioco di ombre con le multicormie con maestria. Ovviamente c’è una grossa base di talento, molto lavoro e la voglia di non sederti sui tuoi successi. Dico bene?
S- Invece sono uno che arrossisce molto, almeno internamente. Da piccolo odiavo il mio compleanno per la canzone “tanti auguri a te”, il fatto di essere lì a subire queste attenzioni mi metteva profondo disagio. Tutte le volte mi nascondevo sotto il tavolo per la vergogna, tappandomi le orecchie. In ogni caso grazie per il “mostro sacro” ma credo che tu abbia preso un abbaglio, senza offesa!
I successi che ho li vedo enormi se prendo come riferimento me stesso nel tempo. Ma se mi metto a paragone con il resto del mondo sono davvero un piccolo insignificante punto praticamente semi invisibile nell’universo.
Sei molto modesto, è una grande qualità. Quando hai iniziato a chi ti ispiravi? I tuoi riferimenti sono cambiati nel corso degli anni?
S- Yukio Kushiro ( Alita) e Masakatsu Katsura (Video girl Ai) erano la mia prima fonte di ispirazione fumettistica.
Ovviamente sono aumentati negli anni e sono talmente tanti che ci metterei due giorni a fare
una lista…
Hai citato due artisti che amo molto, soprattutto Katsura. Vedendo a chi ti ispiravi e osservando i tuoi lavori immagino che hai dovuto fare molta sperimentazione. Dico bene?
S- Ho cercato di affinare la tecnica e mi sono lasciato ispirare da più cose possibili, anche se alla fine mi piacevano più o meno sempre le stesse cose, sopratutto se atmosferiche e di forte
impatto emotivo.
Tornando alla distopia, che tanto ci è cara, che difficoltà deve affrontare chi vuole tentare di
seguire la tua strada?
S- Di rispettare e far rispettare i propri confini interiori. Di non permettere a nessuno di superarli e lasciarsi condizionare. Siamo abituati a credere di non valere niente, quindi questo ci rende troppo aperti a ogni individuo che comincia a sindacare su di noi. Proprio perché, come nella domanda sopra in cui cito mio padre, ci si perdona gli errori grossi, ma non le cose che avremo potuto fare e non abbiamo fatto.
Dicci tre qualità che ti contraddistinguono e tre difetti che non riesci a superare
S- La pazienza, la perseveranza e il riuscire a cogliere istintivamente quello che gli altri mostrano, di vedere il centro al di là di molte nevrosi e “maschere”. I difetti è che a causa ella pazienza c’è chi si allarga troppo, che con la perseveranza ci metto un po’ a capire che sto percorrendo alcune strade inutili e che vedere la verità sulle persone non permette a queste di aggiustare il tiro quasi mai.
Le illusioni sono parte integrante del processo creativo. Hai dei sogni che ancora coltivi e qualcuno che invece si è infranto?
S- Sono stato molto fortunato, tutti i sogni che avevo sono riuscito a realizzarli.
Che progetti hai per il futuro? Al netto dei contratti di riservatezza (che se te li faccio infrangere il mio Boss mi uccide) di va di dirci qualcosa?
S- Ci sono moltissimi progetti di cui non posso parlare, uno invece in corso d’opera è S-kin e il terzo volume di Nine stones.
Tornando alle immagini, ti va di spiegarcele?
S- Sono la rappresentazione sintetica di quello che mi compone prima nel macroscopico, ovvero la mia terra di origine, il mare… un sotto che riflette il sopra. Per poi avvicinarsi a come riesco a comunicare le mie emozioni, con il disegno, in questo caso rappresenta come mi sento schiacciato da emozioni negative difficili da sradicare. E nella terza immagine sono sempre io nel microscopico, ovvero quello che dovrebbe essere la rappresentazione più realistica di un atomo.
Samuel, ti ringrazio molto per il tempo che ci hai dedicato e per la franchezza con cui hai risposto alle nostre domande. Ci risentiamo presto e intanto ti mandiamo un grande abbraccio distopico.
S- Grazie a te per la bella intervista!