Buongiorno amici, eccoci giunti a un nuovo appuntamento con le nostre interviste dedicate agli artisti che vivono e rappresentano la distopia.
Classe 1976, la passione del fumetto nasce da un incontro fortuito con il grande Aurelio Galeppini. Il percorso formativo come disegnatore e illustratore di fumetti è segnato da un continuo studio, numerose difficoltà e prime delusioni editoriali. Tutto questo non lo scoraggia, ma tempra la sua tecnica e rafforza il suo spirito, permettendogli di presentarsi al pubblico di appassionati con molte opere freelance.
Ciao Ivan, senza perderci indugi iniziamo l’intervista con la nostra richiesta di apertura. Mostrati con tre immagini, non di te senza vestiti (meglio precisarlo, non si può mai sapere con certi artisti 😉 ), che ci facciano sapere chi sei.
Grazie, sono molto belle e sicuramente fuori dal canone classico. Passiamo con la prima vera domanda. Molti ti conoscono e nonostante la tua scelta da freelance sei un professionista del settore. Ti va di dirci chi sei e come sei arrivato al disegno?
I- Grazie per il “professionista”, ma io in realtà sono semplicemente un buon disegnatore che cerca di fare del suo meglio per realizzare delle illustrazioni che possano in qualche modo piacere ai lettori. Da piccolo ho sempre avuto un’accesa fantasia e ho sempre immaginato avventure fantastiche su mondi ancora da esplorare, è per questo che quando ho avuto l’opportunità ho cominciato a disegnare e a collaborare con sceneggiatori in gamba per poter trasformare quelle che erano semplici fantasie in veri e propri volumi a fumetti.
Ti va di raccontarci il momento distopico della tua carriera? Cos’è successo? C’è stato il momento in cui tutto andava male ma sei riuscito a trovare la forza di rialzarti?
I- Il momento dispotico è venuto quando, a causa della crisi, mi sono trovato disoccupato e i soldi purtroppo sono venuti a mancare. Mi sono trovato in una situazione quasi paradossale: ero rimasto completamente solo ( a parte il sostegno della mia compagna ovvio) e il “finemese” era un grosso problema da risolvere. Ricordo bene ancora adesso la sensazione di impotenza, mi sentivo perso come nel vuoto, ogni cosa aveva perso il suo senso, l’unica cosa a cui pensavo era cercare di rimanere a galla di dare una sicurezza alla mia famiglia. Ed è da qui che poi è nata la storia di “Spazio Profondo”, dalla domanda: cosa può fare un uomo perso nel vuoto assoluto, quando tutto intorno a te sembra perso e la sorte ti appare come un mostro invincibile da affrontare? Ecco “Spazio Profondo” è la descrizione onirica di un momento della mia vita, in cui mi sono posto queste domande E NON SOLO… è anche la RISPOSTA che ho trovato, grazie al sostegno di amici sinceri. Quando tutto sembra avverso puoi fare solo una cosa…RESTARE IN PIEDI, NON ARRENDERTI MAI FINO ALL’ULTIMO, affrontare ogni problema meglio che puoi e usare l’unica vera arma vincente che abbiamo tutti: L’ INGEGNO.
Quindi Spazio Profondo è una storia molto personale. Ne hai realizzate altre?
I- Si, oltre a Spazio Profondo sto anche lavorando ad AngaM, che parla di speranza e di libertà. Non è semplice raccontare la vita attraverso una lettura “leggera”, ma con un po’ di impegno si riescono a inserire i giusti spunti di riflessione.
Proviamo a farti arrossire. Tu sei molto bravo, sperimenti tanto e da autodidatta sei l’emblema del talento. Come fai a non sentirti arrivato? Dove trovi la voglia di continuare a sperimentare?
I- Guarda, ti rispondo con un’altra domanda: cos’è il talento? Per me il talento altro non è che ESERCIZIO…Tutto il giorno tutti i giorni. E ricerca; c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Sai non è facile, ci sono giorni in inverno in cui arrivo a casa e non riesco nemmeno a chiudere le dita dal freddo, prendere in mano la matita è uno sforzo contro le mani intorpidite ma non per questo mi arrendo. Il talento non basta, bisogna lavorare tanto.
Hai fatto molta sperimentazione o hai trovato subito il tuo genere?
I- EEEhhh…hai voglia! Tutti i giorni continuo a sperimentare per scoprire metodi nuovi e: tenere ciò che serve e scartare ciò che è superfluo. Tieni presente che i miei primi riferimenti erano Corrado Roi e Dino Battaglia. Poi col tempo ho cominciato a studiare le tecniche giapponesi di disegno e adesso posso citare anche Shingo Araki, Yoshihiko Umakoshi e il grande Toshihiro Kawamoto.
Cosa devono affrontare i giovani che vogliono provare a seguire il tuo percorso?
I- Come per gli eroi cyberpunk, la cosa più difficile da affrontare è quella di capire chi siamo veramente. Nei primi anni in cui studiavo disegno, cercavo l’approvazione dei miei maestri e disegnavo più per loro che non per me. Poi ho capito che ciò che conta per poter fare la differenza è seguire la propria strada, camminare con le proprie gambe. I risultati, brutti o buoni che siano, arriveranno da soli.
Tre qualità e tre difetti che ti contraddistinguono. La mancanza di capelli non vale, te la boccio subito 😉
I- Caparbietà, sperimentazione, sentimento credo siano le mie qualità migliori. Per i difetti direi (se il taglio tattico non può essere citato) intransigenza, incapacità di accontentarmi e cocciutaggine, che non è caparbietà.
Tre sogni che ancora coltivi e tre che si sono infranti.
I- Purtroppo coincidono e la cosa mi rammarica molto. 1 – diventare disegnatore professionista. 2- il rilancio del fumetto e dell’animazione italiana. 3- realizzare la storia “definitiva”.
So che stai lavorando a dei nuovi progetti, ti va di raccontarci qualcosa?
I- Attualmente sto lavorando a un manga italiano dal titolo AngaM con un giovane (ahahah scherzo) sceneggiatore di talento di nome Delos Veronesi, non so se lo conoscete… (ero indeciso se mettere questa parte ma alla fine il Boss ha detto OK NdD). Sui tratta di uno scifi ambientato in una realtà parallela ferma agli anni ’80, con molti riferimenti e eastereggs per raccontare… non voglio svelarvi più di tanto perché vale la pena seguire gli aggiornamenti dalle nostre pagine Facebook. In attesa dell’imminente uscite potete trovare ogni novità riguardo a questo progetto.
Facciamo un salto all’inizio, ti va dirci perchè hai scelto quelle immagini?
I- Perché è le immagini sono un media quasi perfetto: di grande impatto che rapiscono il pubblico nell’immediato. Ho detto QUASI però, perché comunque dicono molto…ma fino ad un certo punto. Ed ecco qui subentrare l’arte del fumetto; il fumetto può raccontare storie complete e solide che coinvolgono il pubblico in modo completo.
Non hai risposto alla domanda…
I- AH si, scusa. Le immagini rappresentano dove sono arrivato e dove sto cercando di andare. Non voglio mostrarvi delle illustrazioni da album, voglio mostrarvi come sto evolvendo.
Grazie del tuo tempo Ivan, ci ha fatto molto piacere scherzare con te.
I- Grazie a voi e mi raccomando seguite le nostre pagine su Facebook, Instagram e Patreon…ne vale davvero la pena. Ciao a tutti, ci risentiamo presto.