Buongiorno amici e ben ritrovati.
Oggi abbiamo con noi Dario Giardi, autore di “Anime in caduta“.
Dario Giardi, dottore di ricerca in campo energetico ambientale, è animato da tre grandi passioni: la scrittura, la fotografia e la musica. È autore di guide turistiche per la casa editrice Polaris e per la Lighthouse publisher. Per Delos ha pubblicato la collana di racconti di fantascienza Atterraggio in Italia. È stato finalista al Premio Urania Short con il racconto Il gemello e al FIPILI Horror Festival con il racconto Negli occhi di Luc.
Per Robin edizioni ha pubblicato il thriller fantascientifico Quarantena Roma.
È tra i fondatori del Collettivo Italiano Fantascienza.
È autore di saggi sulla musica editi da Odoya e da Edizioni mediterranee.
- Iniziamo l’intervista con la classica domanda rompighiaccio. Dicci chi sei e come ti sei avvicinato alla scrittura.
- Anche se il mio lavoro ufficiale è quello di ricercatore nel campo ambientale ed energetico, ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Ho iniziato a scrivere guide turistiche per case editrici nazionali come la Polaris e internazionali come la Lighthouse publisher di New York. Una ricerca che mi ha permesso di scoprire luoghi inesplorati e storie dimenticate del nostro territorio. Poi è arrivato il salto nella narrativa con il mio romanzo d’esordio “La ragazza del faro”. Avevo questa storia di vita in un cassetto da tanto tempo.
- Ora entriamo nel merito del genere in cui hai scelto di cimentarti. Perché la fantascienza?
- Perché sono sempre stato attratto dal confine tra scienza e fantascienza, tra reale e fantastico. Un confine, a mio avviso, molto soggettivo… cosa è davvero scienza? Cos’è verità? Un mio amico fisico mi raccontò che negli anni ’80, quando presentò la sua traccia di tesi in fisica quantistica, la stessa gli venne rigettata perché ritenuta ancora scienza di confine se non pseudoscienza. Oggi sappiamo che la fisica quantistica è alla base della nostra tecnologia, di tutte le scoperte recenti e della nostra stessa vita. C’è un aneddoto, a tal proposito, che mi ha sempre colpito… un fisico tedesco, Oberth, fu schernito con il soprannome di Luna Oberth quando, già nel 1920, ipotizzò la possibilità di un viaggio interplanetario sulla Luna. Molti suoi colleghi, per screditarlo, asserirono che una persona, appena fuori dai limiti dell’atmosfera terrestre, sarebbe stata dilaniata dalla forza di gravità del Sole. Nella sua autobiografia, Oberth si riferì a queste persone come a “quelli che hanno studiato tanto da vedere gli alberi e non il bosco”, citazione che riprese, mi sembra, da Martin Lutero. Ecco… l’ignoranza e la paura di ciò che non conosciamo possono spingerci a contrastare delle idee etichettandole come assurde.
- Ci hai presentato il tuo racconto breve “Anime in caduta” che, come il tuo romanzo “Quarantena Roma”, ha uno scenario post-apocalittico. Quindi ti chiedo… credi che l’uomo sia destinato a scontrarsi con un evitabile cambiamento radicale? Oppure le tue visioni sono frutto di pura e semplice fantasia?
- Mescolo sempre e continuamente due piani nelle mie storie: quello della verità e quello della finzione. Tutti i siti, i luoghi o le tecnologie cui faccio riferimento sono esistenti. C’è sempre molta verità, molta scienza, elementi di paleontologia, di archeologia, di astronomia così come di fisica quantistica. Su questi temi poi, chiaramente, romanzo la storia ma per quanto possibile cerco di portare sempre dati oggettivi che conosco anche grazie al mio lavoro ufficiale. Mi riferisco agli studi sulle aree che verranno inondate a causa dell’innalzamento dei mari di cui parlo sia in “Quarantena Roma” che nel racconto “Anime in caduta” o alle conseguenze sociali ed economiche del cambiamento climatico in atto. Etichettiamo troppo superficialmente certi futuri come “distopici” non rendendoci conto che stiamo semplicemente raccontando realtà molto prossime nel tempo. La fantascienza dovrebbe servire proprio a questo: metterci in guardia su delle criticità e dei mali che sono già presenti e radicati ma che non vediamo o non vogliamo vedere.
- Parlaci delle tue opere. Cosa ti ha ispirato? Quali difficoltà hai avuto durante la stesura (se ne hai avute)? Quali ricerche hai dovuto fare per prepararti?
- Le mie storie sono ricche di innovazioni, scoperte e ricerche di confine. Nel mio ultimo thriller fantascientifico “Quarantena Roma”, ad esempio, una delle note più caratteristiche è stata quella di descrivere una Roma e una società del futuro quanto più verosimile possibile grazie all’aiuto di amici sociologi e urbanisti. Ho cercato, inoltre, di portare la mia esperienza come esperto nel campo ambientale ed energetico per capire quanto e come i cambiamenti climatici potranno influenzare il nostro futuro e quanto gli stessi potrebbero ridisegnare il paesaggio urbano romano. Approfitto della mia professione e della mia conoscenza del tema “ambientale” per sensibilizzare le persone.
- Quali, fra i tuoi personaggi, sono quelli che hai amato di più?
- La storia tra Akis e Neima che racconto in “Anime in caduta” mi ha colpito profondamente e non escludo di svilupparci un romanzo. Ho poi amato tutti i ragazzi di “Quarantena Roma” così come la ricercatrice Estela del mio primo thriller “DNA”.
- Come costruisci una storia? Ti affidi all’istinto o segui una scaletta?
- Quando inizio a scrivere ho la trama tutta nella testa. Tutta, tranne il finale. Ecco, lì agisce l’istinto. Quando arrivo a quel punto sono carico delle emozioni vissute dai protagonisti e mi chiedo quale potrebbe essere il finale più di impatto per il lettore. A volte è funzionale altre volte spiazzante. Mi rendo conto che non sono molto attento alle regole della scrittura creativa ma non voglio che la tecnica abbia il sopravvento sul cuore. Molto spesso ne scrivo uno e poi lo cambio il giorno dopo. Giusto conoscere trucchi e segreti del mestieri ma non dimentichiamoci che altrettanto fondamentali sono cuore e istinto. Mi è capitato di leggere racconti e romanzi di autori molto quotati correttissimi sotto ogni punto di vista ma senza anima. Ci sono cose che i corsi di scrittura o i manuali non potranno mai insegnare: il talento e la poesia delle parole. La punteggiatura può essere perfetta così come lo stile o la formulazione del periodo, il saper evitare l’infodump o le “d” eufoniche ma se una storia poi mi scivola addosso e non mi lascia pensare minimamente, che senso ha avuto scriverla?
- Al giorno d’oggi chiunque può scrivere e pubblicare un libro, ma non tutti riescono ad arrivare nelle librerie. Tu sei stato pubblicato da un editore. Come sei arrivato a questo traguardo?
- Oggi è facile pubblicare soprattutto se accetti compromessi. Io non li ho mai accettati. Trovo assurdo pagare editore per essere pubblicato. A quel punto capisco di più l’autopubblicazione che ormai è davvero alla portata di tutti grazie ad amazon.
- In tutti questi anni ho imparato molte cose sul mercato editoriale e le sue logiche. Sono molto attento quindi a scegliere gli editori. Per un romanzo pretendo che ci sia un distributore decente e che lo stesso sia conosciuto. So bene che le logiche che fanno esporre un libro in vetrina nelle librerie seguono percorsi molto poco trasparenti e meritevoli per cui mi limito ad accertarmi che il libro possa essere almeno ordinato e ricevuto velocemente. Nel mio caso tutto è nato presentando degli scatti fotografici, dopo un corso con il National Geographic. Li avevo abbinati a racconti di viaggio. Ne rimasero colpiti e mi chiesero di scrivere una guida sulla Bretagna. Da lì è nato tutto.
- Pensi che la fantascienza in Italia sia sottovalutata più dai lettori o dagli editori?
- Credo che la gente non abbia mai smesso di voler sognare. Il problema è degli editori e di molti scrittori che credono di poter recintare il loro pubblico acquisito piantandoci sopra una bandierina. Noto che nessuno ha voglia di rischiare, di espandersi e arrivare a lettori nuovi. Si preferiscono prodotti di un certo tipo, scritti da penne di un certo tipo. L’importante è rimanere compatti e coperti. Ecco, una filosofia che non ho mai sposato nella mia vita. Se indici un concorso e limiti la votazione alle sole persone che sono venute a una manifestazione, se scrivi ciecamente un regolamento che permette alla stessa persona di vincere lo stesso premio per anni, non puoi poi lamentarti se la fantascienza rimane un genere di nicchia. Oggi bastano dieci copie vendute per essere stabilmente al primo posto tra gli ebook. Molti editori e molti scrittori fanno finta di non saperlo e sono contenti così. Mettono il loro post e si beano dei soliti venti like ricevuti. Piccole congreghe dove è impossibile entrare e dove per risultare simpatici bisogna vestire un certo vestito anche ideologico. L’importante è avere sempre accanto voci amiche, lodarsi a vicenda senza il rischio di voci controcorrente, di critiche o di accendere una sana e trasparente competizione.
- Quali sono i tuoi progetti futuri?
- Ho inviato a un’importante agenzia letteraria il mio ultimo thriller, questa volta un thriller psicologico. Potrei continuare a scrivere nella mia confort zone ma amo spaziare e non sarò mai uno scrittore di genere. Voglio mettermi in discussione continuamente. Nel frattempo sto ultimando la sceneggiatura del mio primo corto cinematografico. Ho già un giovane regista americano che ha mostrato interesse al progetto. L’arte a 360 gradi è la cosa che mi ha sempre attirato e mi motiva in nuovi progetti. Sto anche lavorando al mio secondo saggio sulla musica edito da Edizioni mediterranee. Dopo aver scritto “Musicamica: vivere meglio con la musica” ho intenzione di sviluppare un nuovo testo di musicoterapia a cui allegherò un cd di mia musica strumentale appositamente composta per ridurre lo stress.
Come avrete capito dall’intervista, il nostro Dario è una personcina davvero molto interessante.
Noi di Leggere Distopico lo ringraziamo per essere stato con noi.
Se volete approfondire la sua conoscenza, vi lascio i suo contatti Twitter e Facebook.