TRAMA
Johannesburg. Per combattere l’alto tasso di criminalità della città, la polizia ha investito su dei robot poliziotti (detti scout) ideati dall’ingegnere Deon Wilson all’industria Tetravaal; questi robot sono autonomi e gestiti ciascuno da una propria intelligenza artificiale, modificabile e aggiornabile tramite una speciale chiavetta conservata sotto chiave dall’azienda. Dopo anni di lavoro Deon riesce a programmare un’intelligenza artificiale senziente e uguale alla coscienza umana. Quando il progetto viene rifiutato dall’AD della Tetravaal poiché ritenuto poco utile, Deon, ossessionato dalla colossale impresa compiuta, riesce a recuperare la chiavetta di sicurezza e un robot che doveva essere smantellato, lo scout 22. Proprio mentre sta per tornare a casa col robot, Deon viene sequestrato da tre criminali, Ninja, Yolandi e Amerika, desiderosi di possedere un robot che li aiuti a portare a termine i loro piani. Deon, costretto a costruire un robot per loro, installa il suo nuovo sistema sullo scout 22, realizzando così il suo sogno tanto sperato. Il robot, soprannominato Chappie, reagisce proprio come un bambino e, nonostante la rabbia di Ninja che lo vorrebbe subito al suo fianco nei suoi piani criminali, è pian piano educato proprio come se fosse un neonato, con Yolandi che gli fa da madre.
RECENSIONE
Humandroid non è un capolavoro unico nel suo genere, sotto molti punti di vista ha delle forti connessioni con un vecchio film del 1986, Corto Circuito (Short Circuit), ma ha il grande pregio di mostrarci con disincanto come i nostri atteggiamenti influiscono sulla crescita delle menti vergini.
La città è un caos, la polizia non riesce a gestire la criminalità e la tecnologia sopperisce alle difficoltà creando automi e sistemi computerizzati che in poco tempo rischiano di soppiantare gli esseri umani. Uno di questi androidi, lo Scout 22 finisce nelle mani di un’improbabile mini gang che vive ai margini della società tra alcol rapine e cervelli bruciati. Sbandati che rischiano di spararsi in bocca da soli e che d’improvviso si trovano a possedere un robot d’assalto senziente, che però ha un piccolo problema: il suo cervello è completamente vuoto. Un neonato di ferro che va cresciuto, amato nei moneti di panico e istruito fino a diventare adulto. Un compito arduo, che metterà a dura prova gli improvvisati genitori, ma che alla fine li lascerà più ricchi di quando hanno iniziato.
Chappy, questo è il nome del robot una volta che prenderà coscienza di se stesso, cresce e impara come un bambino e ci mostra tutti i nostri difetti attraverso la sua innocenza artificiale. Esplora, sbaglia e comprende la morte con una delicatezza che spesso sfugge anche a noi biologici.
Humandroid è sicuramente un film da guardare con popcorn e un po’ di leggerezza.
Delos