Mysterious Artist: Salvatore Pascarella.

Buongiorno amici e ben ritrovati al nostro appuntamento dedicato agli artisti e alle loro vite, il nostro ospite di oggi è un giovane disegnatore (maledetto a lui!) che sta seguendo una strada che l’ha portato oltre confine. Si parla tanto di fuga di cervelli ma in questo caso siamo davanti a una fuga di talenti.

Salvatore Pascarella, in arte Salvatore Nives, nasce nel 1987 nel casertano.
Inizia a leggere fumetti e disegnare in tecnica manga intorno ai 15 anni, continua gli studi alla facoltà di Architettura di Napoli ma sempre dedicandosi in parallelo al fumetto. Dopo qualche piazzamento in alcuni concorsi nazionali e internazionali si unisce al gruppo autoprodotto Fattore manga (oggi O-ink), con il quale pubblica su Taboo n°0, n°1 e n°2. Da qui inizia una serie di lavori, che per ragioni di spazio non vi citerò tutti:

Galena Guard – O-ink

Artbook Farsteam, Journey into Art, The Art of Circus e Art of Time – Level up

Legend of Avalon – Mangasenpai

Atena-Cavaliere Errante e Pizza king – Coamix (CE giapponese)

Flare-Zero – EditionsH2T (CE Francese

Ciao Salvatore e grazie per essere venuto a trovarci.

S- Buongiorno a Voi e grazie dell’opportunità. Bella la vostra redazione, ma cosa sono quelli?

Sono i recensori da acquario della Boss, sono una razza endemica del luogo… Scusa, ma perché mi dai del voi? -__-

S- A casa mi hanno insegnato a fare così con le persone più anziane di me, è una forma di rispetto.

(Ok Delos, stai calmo e sorridi, andrà tutto bene) Ma figurati, queste cose non servono, e poi non sono tanto più vecchio di te.

S- Se lo dici tu allora mi fido.

Sposto istintivamente mano al cassetto della scrivania della Boss, so che dentro c’è una garrota. Meglio iniziare l’intervista.

Salvatore è veramente un piacere averti tra noi, trattandosi di una rubrica dedicata agli artisti chiediamo sempre tre immagini di presentazione con cui presentarti ai nostri lettori.

Bellissime, ma ne riparleremo più avanti. Leggendo la tua biografia si vede che sei riuscito a uscire dai confini nazionali per trovare fortuna all’estero, non è una cosa semplice e di certo non avviene per caso. Prima di raccontarci questa tua esperienza ti va di dircichi sei e come sei arrivato a disegnare fumetti?

S- Mi presento subito! Sono un 32enne Casertano ma Napoletano d’adozione, Dottore in Architettura ma Fumettista a tempo pieno, nonché  docente part time di Manga tra Napoli e Lucca.
Disegno fumetti dai tempi del Liceo, e dopo un lungo percorso come autodidatta e di autoproduzione in varie Fiere del Fumetto, ho partecipato ad alcuni concorsi Giapponesi di Manga (Silent Manga Audition, della casa editrice nipponica Coamix).
Le vittorie conseguite ai concorsi mi hanno aperto le porte per una formazione editoriale e autoriale in Coamix (dove ho avuto modo di pubblicare alcuni lavori brevi) per poi, trasversalmente, traghettarmi verso il mio attuale lavoro seriale per la casa editrice francese H2T-Pika, per la quale pubblico attualmente “Flare Zero”, uno shonen fantasy di ispirazione medievale.

Visto così sembrerebbe che ti sia andato tutto bene ma sono certo che anche tu hai avuto dei momenti in cui tutto andava male, attimi di distopia che pensavi avrebbero influenzato negativamente la tua carriera. Ti va di raccontarcene uno? Tieni presente che se non lo fai la Boss cancella l’intervista e mi lega sul tetto durante una tempesta.

S- Lo faccio spontaneamente e molto volentieri...

Credo sia avvenuto subito dopo la Laurea in Architettura.
Sai, quel classico momento in cui devi fare i conti con te stesso e “decidere che direzione prendere”.
La mente ti consiglia delle cose, il cuore altre. Famiglia e amici altre ancora. Si aggiungevano anni di esperienze lavorative insoddisfacenti e di clamorosi insuccessi nell’ottenere le pubblicazioni sperate. Proprio in quel periodo serviva un aiuto urgente nell’attività di famiglia (cartolibreria scolastica). Dopo un paio di mesi di fuoco, non ero riuscito a disegnare che qualche manciata di tavole di fumetto. La sofferenza psicologica fu immediata e potente!
Quell’evento mi diede una nuova carica, non avevo ancora intenzione di rinunciare al “sogno” di una vita, e siccome in Italia non ero riuscito in alcun modo a piazzare i miei progetti, decisi di partecipare a dei concorsi giapponesi di Manga (i Silent Manga Audition, appunto). L’ho affrontata come l’ultima sfida, dedicandomici completamente, a tempo pieno. L’ultimo azzardo sul quale avrei deciso se continuare o meno col fumetto.
Per fortuna è andata bene, ed i risultati positivi mi hanno spinto a perseverare e a non abbandonare questa strada.

Ti va di parlarci del tuo progetto? Cosa ti ha spinto a lavorarci e cos’ha di diverso dagli altri?

S- Onestamente, si è formato nella mia mente troppo tempo fa per poterne parlare oggi in modo ordinato. Ha un incipit direi classico per uno shonen manga (o più in generale per un prodotto fantasy adolescenziale) ovvero quello di un ragazzo emarginato che ha un potere misterioso, dannoso per gli altri e che deve ancora comprendere e controllare. Il protagonista ha bisogno dell’aiuto degli altri per (ri)costruirsi, superare le proprie debolezze.
In realtà questo Incipit classico vuole avere lo scopo di creare, nella seconda ed ultima parte (Flare Zero è un prequel in 2 volumi) l’immagine alternativa dello “shonen che avrei voluto leggere da adolescente”.
In quelle che sono state le mie letture adolescenziali, infatti, mancavano (a mio parere) negli shonen alcuni elementi che avrei voluto leggere e che ho voluto quindi inserire in Flare Zero, primo fra tutti la presenza di una coprotagonista donna molto forte e indipendente. Non posso dire altro per ovvi motivi, ma credo che la particolarità del progetto possa risiedere in questa contrapposizione tra prima e seconda parte. Sarò comunque onesto: il progetto non è nato per essere diverso dagli altri, né per essere più originale degli altri. Sono domande e problemi che in fase creativa non mi sono mai posto. Volevo solo raccontare la mia storia al meglio, inserendo gli elementi narrativi che preferivo e al contempo volendo omaggiare la struttura classica dello shonen manga, che tanto ho amato e ancora amo del mercato giapponese.
Piccola curiosità: il progetto nasce 12 anni fa come racconto maggiormente “intimista”. Quegli stessi elementi sono stati da me riplasmati successivamente in veste più spiccatamente commerciale. Forse, dopo una lettura attenta, questo doppio livello di analisi potrebbe risultare ancora visibile

Sei stato molto onesto e lo apprezzo molto, molti tuoi colleghi costruiscono castelli per cercare di rispondere a questa domanda “provocatoria”, tu invece hai semplicemente detto la verità ed è una cosa che il pubblico apprezza.

S- sorride (NdD)

Passiamo a qualche complimento. Tu sei riuscito a entrare in un mercato molto chiuso come quello dei manga europei e sei anche sbarcato all’estero. Sicuramente hai talento ma immagino che tu abbia dovuto faticare e sperimentare, dico bene?

S- Dici benissimo. Fatica e sperimentazione, continuo studio e lettura, un continuo costruirsi, riazzerarsi, ricostruirsi alla luce di nuove conoscenze.
A
essere onesti è stata la traversata più faticosa della mia vita, ed è durata ben 15 anni.
15 anni solo per poter “partire” davvero, intendo. Il percorso che ho davanti è ancora tutto in salita, tutto da costruire. I veri risultati sono ancora molto lontani.

Quindici anni sono un periodo lunghissimo in cui molte cose sono cambiate, a chi ti ispiravi quando hai iniziato?

S- Sono sempre stato un lettore onnivoro, per cui ho sempre rielaborato in modo inconscio tutto ciò che fruivo. Agli inizi, però, sono stato spinto nel disegno da due autori in particolare: Akira Toriyama (Dragon Ball NdD), tra le elementari e le medie, e Takehiko Inoue alle superiori.
Inoue è stato un vero faro nella notte per me, l’unico autore al quale io mi sia inizialmente molto (molto) ispirato. Ho imparato moltissime tecniche, sia narrative che di disegno, osservando tra le pagine dei suoi Slam Dunk, Vagabond, Real. Quella fase di “imprinting” è durata un paio di anni circa, poi ho continuato con le mie gambe, continuando a macinare qualsiasi opera ritenessi valida. Non saprei davvero dirti da cosa sia stato ispirato in seguito. In sintesi ti direi: dalle belle storie!

Come sei arrivato a capire che era questa la strada che volevi seguire?

S- Di pancia. Di cuore.
Quando lessi il mio primo manga provai emozioni forti, del tutto nuove, tali da decidere subito che avrei voluto farne una professione. Semplicemente, la lettura e il racconto attraverso il fumetto è in assoluto l’attività per me più interessante, rassicurante, rilassante, adrenalinica, avvolgente, controversa che abbia mai sperimentato. Un’attività che semplicemente “mi fa sentire vivo, giusto”. E’ una cosa che senti chiaramente, e credo sia così per ogni persona che abbia una vera passione/vocazione.
Ho capito subito che valeva la pena tentare in ogni modo possibile di trasformarlo in un lavoro a tempo pieno. Naturalmente c’è anche il forte desiderio di trasmettere agli altri le stesse emozioni che provo io leggendo fumetti, ma si tratta di un discorso-obiettivo generatosi a posteriori e che non rappresenta quindi la vera “origine” del mio essermi avvicinato a questa professione.

Tornando alla distopia, che tanto ci è cara, che difficoltà deve affrontare chi vuole tentare di seguire le tue orme?

S- Chiaramente tutte le difficoltà di un lavoro creativo, artistico, di una libera e autonoma professione. Prepararsi a vivere per molto tempo in incertezza economica. Prepararsi a sacrificare moltissimi anni in formazione, concorsi, invio di progetti a case editrici, prima di vedere una prima pubblicazione. Prepararsi a rinunciare alla maggior parte del proprio tempo libero (weekend e vacanze comprese, spesso e volentieri), perché si tratta di un lavoro che anche quando non è ancora diventato un lavoro ti inchioda al tavolo da disegno per 12 ore al giorno.
Nel caso specifico del Manga, poi, le difficoltà si amplificano a dismisura: il mercato del global manga è ancora molto piccolo, poco redditizio, poco conosciuto e seguito, ed ancora tristemente vittima di tanti pregiudizi. Bisogna prepararsi ad avere una motivazione e tenacia davvero incrollabili, e tantissima “resilienza” professionale.

(Alla fine è un bravo ragazzo, posso lasciar stare la garrota della Boss)

Da quello che dici credo di sapere già le tue risposte, ma te lo chiedo ugualmente: Tre pregi e tre difetti che ti contraddistinguono?

S- Pregi: Tenacia, Costanza, Impegno.
Tutt’ora ritengo questi elementi i miei veri unici e soli punti di forza.
Difetti: Divento nervoso se non mangio, Non so ancora disegnare come vorrei, Non so ancora narrare come vorrei.

Ora più difficile. Tre sogni che ancora coltivi e tre che si sono infranti.

S- Riuscire a comprare una casa, Diventare ambidestro, Vedere uno dei miei lavori adattato in serie animata.
Nessun sogno infranto, semplicemente perchè mi ritengo, mediamente, ancora giovane. Il resoconto dei sogni infranti lo farò, magari, tra un po’ di tempo.

Rimetto la mano sul cassetto…

Ci vuoi dare qualche indizio sui progetti che hai per il futuro?

S- Ho altre storie in cantiere alle quali spero di dar vita, nello specifico quella su un certo primo Cavaliere Donna italiano…

Torniamo alle immagini, ti va di dirci perché le hai scelte?

S- La prima l’ho scelta perché, beh, si apre con Napoli, la mia città, che amo visceralmente. E’ una tavola tratta da un mio Food Manga per la giapponese Coamix, ed essendo un grande appassionato di gastronomia, la prima scelta non poteva che ricadere su questa prima pagina di storia. Mi rappresenta su molti livelli ed è un’ottima sintesi del mio percorso personale e formativo.
La seconda è Alexander Draco, protagonista di Flare Zero, in una sua prima e importante fase di cambiamento e evoluzione. Che è stata un po’ anche la mia.
L’ultima è un ritaglio della Copertina del Volume 2 di Flare Zero. E’ una delle poche colorazioni di cui mi sia sentito soddisfatto (cambierò idea nel giro di poche settimane, come da copione). Rappresenta un po’ il punto in cui mi trovo ora, il mio presente.

Purtroppo il nostro tempo sta scadendo e siamo arrivati al momento dei saluti. Salvatore è stato un piacere conoscerti e ti ringrazio per il tuo tempo e per la sincerità con cui ti sei raccontato.

S- Grazie a te e a tutto lo staff per aver dedicato questo spazio al mio lavoro!

Solo una cosa: cosa c’è in quel cassetto? Sembravi volerlo aprire ma poi non l’hai fatto. Ora sono curioso...

Nulla, meglio che tu non lo scopra.

Grazie ancora e a presto.

Delos

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