Recensione (fumetto): “Odessa” di Davide Rigamonti, Matteo Resinanti, Mariano De Biase

Buongiono cari lettori, è con estremo piacere che oggi vi parlo di Odessa, la nuova testa di casa Bonelli

RECENSIONE

La fantascienza in Italia ha sempre fatto fatica a decollare, un genere che molti editori hanno abbandonato e che fino a oggi è sopravvissuto solamente grazie a scelte coraggiose e spesso contestate.

Per più di venticinque anni Sergio Bonelli Editore è stato uno dei grandi portabandiera del fantascientifico italiano grazie a Nathan Never e a tutte le testate legate a questa serie. Centinaia di storie meravigliose che hanno nutrito il pubblico, ma che non sono più sufficienti ad appagare la sente di fantascientifico. Per questo, dopo una lunga gestazione durata quasi sette anni, Sergio Bonelli decide di lanciare sul mercato Odessa.

Ambientata nella città ucraina da cui prende il nome l’opera si basa su idee già note ai lettori di fantascienza, almeno per quello che si è potuto vedere nel primo numero, mostrandole sotto una prospettiva dalla grafica accattivante.

A causa di una distorsione spazio-temporale la città di Odessa si fonde con l’astronave aliena Serraglio 457, un enorme unità di deportazione degli Ignoti, creando un micro cosmo fuori dal tempo in cui decine di razze aliene devono convivere. L’incidente ha modificato il mondo sotto la bolla, ha liberato le creature deportate e pone le basi per una storia che probabilmente avrà uno sviluppo intergalattico.

Attraverso Yakiv Yurakin, che sembra essere più un narratore/osservatore delle vicende che un protagonista, ci vengono mostrati gli attimi dopo la fusione e le conseguenze a cui essa porterà. La necessità di spiegare subito cos’è successo rende il primo numero molto didascalico e spesso carente di ritmo, ma considerando il taglio young adult dell’opera era necessario porre le basi per i giovani lettori poco avvezzi a questa tipologia di narrazione.

Apparentemente lontana dal mondo di Nathan Never e dell’Agenzia Alfa, la nuova opera si stacca dagli standard della casa editrice milanese presentando diverse novità.

La prima su tutte è l’uscita dal classico schema a sei riquadri orizzontali che ha caratterizzato le pubblicazione della Bonelli in tutti questi anni. Le tavole hanno una maggiore flessibilità narrativa e sono libere di piegarsi alla capacità d’espressione del duo Rigamonti/Resinanti. So che può sembrare una banalità ma, da lettore storico di fumetti posso assicurarvi che una maggiore liberà grafica aiutata a dare ritmo alla narrazione.

L’albo è tutto a colori. Si percepisce, passatemi il termine, l’ingenuità di colorign della casa editrice che ha fatto del bianco e nero il suo cavallo di battaglia. In alcune tavole i colori appaiono un po’ forzati, troppo accesi o uniformi e faticano a creare un unico stile riconoscibile. Non è mancanza di bravura, bisogna solo questione di aggiustare leggermente il tiro.

Tra le altre novità che emergono da questo primo numero (un tempo lo avrebbero chiamato Numero Zero) possiamo notare un ringiovanimento del target a cui è diretta Odessa, un richiamo ai comics americani e un tentativo di distorsione anatomica delle immagini per aumentarne il dinamismo.

Odessa è un primo passo verso una nuova frontiera della fantascienza made in Italy. Forse non ne siete rimasti particolarmente colpiti, magari non vi siete innamorati al primo sguardo e state pensando che poteva essere meglio. Dico bene? Dategli tempo, lasciate che cresca e che ci mostri cosa ha in serbo per noi. Le basi ci sono, il talento in casa Bonelli non manca e sono certo che nel giro di pochi numeri vedrete premiata la vostra pazienza.

AGGIUNTA DI LUGLIO

Mentre l’articolo viene preparato per la pubblicazione è uscito il secondo volume di ODESSA e ne approfitto per scrivere due righe in aggiunta alle prime impressioni del volume d’esordio.

Il secondo volume si concentra maggiormente sul personaggio di Yakiv esplorandone il dualismo e la sua condizione di eroe per caso e non per scelta. Gli autori iniziano un lavoro di drill down per far emergere alcuni dei lati del personaggio, per presentarlo al pubblico attraverso un’emotività combattuta che non era emersa nel primo volume.

Odessa sta prendendo forma e lentamente i personaggi iniziano ad emergere dal caos della prima narrazione. I progetti Bonelli non sono mai mordi e fuggi, non sono pensati per una lettura disattenta, hanno uno sviluppo a lungo termine che accompagna i lettori con piccole briciole di pane. Piccole rivelazioni dilazionate nel tempo e preziose come l’oro.

E quindi? Bisogna dargli tempo e pensare che anche le prime mitiche storie degli altri personaggi Bonelli sono iniziate piano ma a distanza di decenni continuano a macinare successi.

Provate a leggerlo e poi fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto

Delos

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