La fantascienza è nata senza avere un vero filone portante e negli anni si è evoluta seguendo le mode e le dinamiche societarie in cui vivevano gli scrittori.
Nella seconda metà del 1800 l’umanità era ancora spinta dal desiderio di esplorare l’ignoto, di conoscere e conquistare ciò che gli era precluso. La fantascienza di quel periodo era caratterizzata da una forte componente avventurosa ed esplorativa, storie romantiche in cui eroi coraggiosi sfidavano i confini del mondo grazie a una tecnologia credibile. Jules Verne è l’emblema di quest’epoca, Viaggio al centro della Terra (1864), Dalla Terra alla Luna (1865) e Ventimila leghe sotto i mari (1869) sono tre grandissimi esempi che raccontano le aspettative di quella società.
Negli stessi anni in cui Verne pubblicava i suoi romanzi nasceva Herbert George Wells che, spinto dallo sviluppo industriale e dai balzi tecnologici che vedeva quotidianamente nella Londra capostipite della seconda rivoluzione industriale (1870), tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 ha riversato la decadente meraviglia di quegli anni nei suoi romanzi. Nei suoi racconti la tecnologia non era spiegabile, i limiti esplorativi andavano oltre i confini conosciuti e c’era sempre una componete di denuncia societaria causata dall’impatto della tecnologia. La macchina del tempo (1895), La guerra dei mondi (1898), I primi uomini sulla Luna (1901) sono tra le sue opere più significative.
Rotti gli argini e superati i confini dello spazio la fantascienza continua a cresce di anno in anno, seguendo strade sempre più contorte ma pur sempre legate ai fatti del momento. A cavallo della Grande Guerra Edgar Rice Burroughs pubblica Sotto le lune di Marte (1926), primo racconto del Ciclo di Marte, in cui un soldato americano si trova coinvolto in una guerra lontano da casa (su Marte) che sta devastando due intere società. Un conflitto che non gli appartiene, in un territorio sconosciuto, in nome di un predominio che il protagonista non riesce a comprendere… Notate qualche assonanza con la realtà?
Questo stile narrativo, in cui la parte esplorativa era stata affiancata o sostituita da una forte presenza di battaglie ed eroi lontani dalla loro patria, è cresciuto fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ha proliferato fino al momento in cui la pace armata ha mostrato al mondo la nascita di una nuova minaccia: il totalitarismo. Quello che era successo in Europa aveva colpito la psiche degli scrittori, i regimi Nazisti, Fascisti e Stalinisti erano la nuovo incubo dell’umanità. George Orwell scrisse il primo e più famoso teso dedicato all’argomento, 1984 (1948) e pochi anni dopo Ray Bradbury pubblicò Fahrenheit 451 (1953) in cui leggere era un reato e i libri venivano bruciati.
Sebbene l’incubo della guerra non fosse ancora scemato, l’incidente di Roswell (1947), il lancio dell Sputnik (1957) e il primo uomo nello spazio (Yuri Gagarin 1961) spostarono l’attenzione degli scrittori verso storie più spaziali, allontanandoli di qualche passo dallo spettro delle dittature. L’invasione degli ultracorpi (1955) di Jack Finney, Starship Troopers (1959) di Robert Anson Heinlein e 2001: Odissea nello spazio (1968) di Arthur C. Clarke mostrano come la corsa allo spazio si è fusa con gli eventi del ventennio precedente dando al genere una nuova linfa.
Nel ventennio che va dagli anni ’60 alla fine dei 70′ il mondo deve affrontare qualcosa di nuovo, una rivoluzione che lo cambierà in meglio e che aprirà una nuova strada verso il futuro: i diritti e la convivenza ugualitaria. In quegli anni emerge una predominate letteraria femminile e le storie iniziano a concentrarsi sui diritti delle donne, delle minoranze e sull’uguaglianza. Solo per citarne due: Joanna Russ pubblica Female Man (1975) e Octavia Butler pubblica Sopravvissuta (1978).
Arrivati agli anni ’80 l’avvento dei computer e la veloce automazione industriale portano gli uomini a temere per il futuro, per la prima volta si perde la speranza e si inizia a temere un’evoluzione in cui gli uomini diventeranno schiavi delle loro creazioni. Gli eroi scompaiono e nasce il cyberpunk. Neuromante (1984) di William Gibson, La matrice spezzata (1985) di Bruce Sterling e Bambole (1996) di Akira Mishima sono tre meravigliosi esempi del primo vero sottogenere fantascientifico.
Arrivati agli anni ’90/2000 letteratura sci-fi aveva trovato decine di nuove strade indipendenti, le soglie si erano spezzate per far posto alle vie e ai sottogeneri che conosciamo oggi.
In un secolo e mezzo la fantascienza si è evoluta, ha mostrato la sua capacità unica di raccontare il presente attraverso l’immaginazione e ha posto le basi per la narrativa che ancora oggi amiamo.
A presto.
Delos