Per questa volta evito di lasciarvi la sinossi perché è piena di spoiler importanti.
Commento:
“La carne” – uscito per Il Saggiatore edizioni a marzo 2018 – è il romanzo della scrittrice esordiente Emma Glass e sta già facendo parlare di sé. Il genere che abbraccia è quello della narrativa contemporanea, ma vi echeggiano anche richiami fiabeschi – dalle tinte decisamente dark – e al new-weird.
Protagonista del libro è Peach che, come ci suggerisce il nome, ha le sembianze di una rosea pesca. Non sappiamo con esattezza in quale luogo ci troviamo né l’epoca esatta, ma da alcuni indizi sparsi per il romanzo è chiaro che è ambientato ai giorni nostri.
Una sera in cui Peach ha rincasato un po’ più tardi del solito diventa vittima impotente di un brutale stupro ad opera di un viscido uomo-salsiccia. Un episodio che la sconvolge nel profondo e la ferisce non solo fisicamente ma anche emotivamente; ciò nonostante sceglie di tacere e tenersi tutto dentro, eppure se già è difficile a priori fronteggiare una situazione del genere, diventa ancora più arduo quando ha la piena consapevolezza che lo stupratore non ha smesso di ossessionarla e anzi la pedina spudoratamente.
E sarà allora, per sfuggire a quel continuo doversi guardare le spalle e all’opprimente sensazione di essere in trappola, che Peach prenderà una decisione che cambierà irrimediabilmente la sua esistenza…
Lo stile della Glass spicca per la sua essenzialità: punteggiatura ridotta allo stretto necessario, ripetizioni ad effetto e proposizioni brevissime e brusche formate, a volte, anche solo da un’unica parola. Tuttavia la forza del romanzo sta proprio nel linguaggio che fa capo ad un lessico amplissimo, caratterizzato dalla presenza di numerose allitterazioni e accostamenti linguistici che vanno a conferire una sorta di gradevole musicalità ed un ritmo spedito all’intero esposto.
Una menzione d’onore va alla traduttrice – Franca Cavagnoli – che è riuscita, egregiamente, a preservare anche nell’edizione italiana quest’armonia di suoni.
Leggere “La carne” è stata un’esperienza un po’ ostica non tanto per l’argomento spinoso bensì perché non mi è stato facile cogliere a primo impatto l’effettiva struttura dei personaggi – fino a quasi metà del romanzo non mi era abbastanza chiaro se si trattasse di personaggi inanimati ma umanizzati o se davvero si trattasse di essere umani – conferendo un’accezione quasi straniante e a dir poco grottesca alla narrazione. Attribuirgli una valutazione è problematico perché sebbene l’originalità ed il tema trattato – molto forte oltre ad essere spaventosamente attuale – giochino a favore del libro, ho disapprovato alcune delle scelte fatte dalla nostra protagonista; non sono riuscita ad entrare in empatia né con lei né con nessuno degli altri personaggi.
L’autrice mette il lettore davanti al fatto compiuto presentando gli avvenimenti nella maniera più cruda e spietata possibile, senza giri di parole ma in prima persona dalla viva voce della nostra Peach.
In questo libro non esiste redenzione .
Nel complesso è un romanzo che ho apprezzato, nonostante sia povero di quegli elementi che avrebbero potuto arricchire ulteriormente la vicenda.
Mi sento di consigliarlo a chiunque abbia voglia di confrontarsi con qualcosa d’inconsueto, crudele e oltremodo sperimentale.
Elisa Raimondi