Buongiorno Amici, oggi vi segnaliamo questo titolo che, non solo perché è uscito da poco, ma anche perché rientra nella rosa degli autori che parteciperanno alla prima edizione del Dystopian Day!
Eccolo qui il nostro Giovanni, ma scopriamo subito qualcosa in più su di lui.
Giovanni Magistrelli, nato a Busto Arsizio (VA), dopo aver pubblicato nel settembre 2014 la raccolta di racconti “Gli occhi di Bryan” (Youcanprint) e aver partecipato con il racconto “Milano è cambiata” al libro “Milano in cento parole” (Giulio Perrone Editore), nel febbraio 2017 ha contribuito al volume “Ophelia’s Love Writers” (Libri Asino Rosso) con il racconto “Il matrimonio di Patricia”. Nel luglio 2017 ha pubblicato il romanzo thriller “I volti dell’Apocalisse” con GDS Edizioni. A febbraio 2018 il suo racconto “Il castello sul lago” è apparso nell’antologia “Nello specchio” (SensoInverso Edizioni), mentre a giugno è uscito il romanzo thriller storico con elementi fantasy e religiosi “Il tempo degli dei” con Astro Edizioni. A dicembre 2018 ha pubblicato con ChemCapt Autori “Sconcertato – Guida alla sopravvivenza fronte palco”. Nell’ottobre 2019 Astro Edizioni ha pubblicato il suo thriller distopico “L’Unione nel mirino”. Al momento è al lavoro su un nuovo romanzo.
Per maggiori info vi segnaliamo il suo sito internet 😉
E adesso passiamo alla trama del romanzo…
In un futuro prossimo, le nazioni europee sono scomparse, inglobate nell’Unione, una tecnocrazia divisa in quattro province e con il potere centrale a Bruxelles. Il continente europeo è diventato per i suoi cittadini un paradiso utopistico, dove tutti convivono in pace e in libertà, almeno in superficie. Nel frattempo, un movimento clandestino sta tramando per rovesciare il governo o, almeno, rivelare la dittatura che si nasconde dietro la finta democrazia.
In via del tutto eccezionale, vista l’occasione importante, vi lasciamo qui di seguito l’incipit del romanzo.
Mi raccomando, segnatevi la data in agenda, non potete assolutamente mancare! Prossimamente scopriremo anche gli altri autori e vi daremo qualche anticipazione sugli incontri che stiamo organizzando, quindi seguiteci! E sostenete la raccolta fondi! 😉
Saluti Distopici dalla vostra Liliana Marchesi
INCIPIT
Il cecchino stava sdraiato sul terrazzo in cima all’edificio. Un telone militare grigio lo rendeva invisibile a chiunque avesse sorvolato il palazzo per caso. Spostò lo sguardo sui tetti circostanti e, dopo aver avuto la conferma che fossero deserti, riportò la sua attenzione al fucile di precisione davanti a sé, con la canna, sorretta dal treppiede, appena sopra il livello del parapetto. L’M82 Barrett, nero e nascosto sotto il telone, poteva sparare proiettili calibro 10,56 mm a una distanza di più di tremila metri. Il cecchino guardò il cielo coperto da una coltre di nubi. “Se in serata la temperatura si abbasserà ancora, nevicherà”, pensò. Diede un’occhiata all’orologio al polso. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno. Ritornò con il pensiero agli anni di preparazione che lo avevano portato a quel momento. Respirò a fondo e si deterse alcune goccioline di sudore dal labbro superiore. Le osservò sul guanto di pelle nera. Quella grigia mattina di inizio dicembre era gelida, ma sotto il telone faceva caldo. Ogni tanto, qualche isolato colpo di vento attraversava il terrazzo, ma non abbastanza da farlo preoccupare o, peggio ancora, convincerlo ad abortire l’operazione. Inserì il caricatore da dieci colpi nel Barrett e calibrò il mirino ottico telescopico.
“L’attesa è sempre la parte più dura”, si disse, ricordando il titolo di una canzone. Un sorriso gli apparve fugace sulle labbra, un tentativo inconscio di scacciare il nervosismo. Chiuse gli occhi, svuotando la mente da ogni pensiero. Quando li riaprì, era concentrato, un tutt’uno col fucile. Appoggiò l’occhio destro al mirino, effettuando le ultime regolazioni. A poco più di un chilometro di distanza, inquadrò la Porta di Brandeburgo, ricordo di Un’altra epoca, prima dell’unificazione e della cancellazione dei confini.
Un ampio palco da concerto, alto una decina di metri, era stato montato davanti al monumento. Le bandiere dell’Unione lo adornavano in tutta la sua grandezza, oltre a sventolare numerose in mano alle migliaia di persone che si erano radunate davanti al podio.
Osservò i drappi, contando le dodici stelle nere nel cerchio bianco, al centro della croce nordica, su campo rosso: il simbolo dell’Unione.
Diverse autorità politiche erano già sedute nelle poltrone allineate con ordine sul palcoscenico mentre, intorno, soldati e poliziotti armati di mitragliatori sorvegliavano la folla. All’improvviso i politici si voltarono verso destra, dove c’era la scala per salire sul palco.
Comprese che il momento era arrivato.
Dopo pochi secondi, una donna sovrappeso apparve al centro del mirino del Barrett. Aveva corti capelli biondi e portava giacca e pantaloni in tinta unita, color verde pisello. Angelika März, da anni la governatrice della Provincia orientale, la più potente dell’Unione, si avvicinò al microfono, mentre con le braccia sollevate salutava la moltitudine dinanzi a sé. Il cecchino non aspettò. Trattenne per un attimo il respiro e tirò il grilletto due volte in rapida successione, sentendo il rinculo del Barrett contro la spalla destra, mentre il rumore degli spari veniva attutito dal silenziatore. I proiettili raggiunsero l’obiettivo un secondo e mezzo più tardi, colpendo la März alla testa. L’uomo vide nel mirino la donna accasciarsi e scomparire dietro il podio, mentre le altre cariche dietro di lei si levavano in piedi, accorrendo in suo soccorso o dandosi alla fuga.
Il cecchino tolse con calma il silenziatore e il caricatore dal fucile, smontò il Barrett e lo ripose nella custodia rigida al suo fianco, sempre rimanendo nascosto sotto il telone. Si guardò intorno, per capire se qualcuno si fosse accorto di lui e stesse accorrendo verso il terrazzo. Nessuno pareva aver distinto i colpi di arma da fuoco, silenziati dai tanti rumori di una metropoli come Berlino.
A quel punto scostò il telone e, dopo averlo ripiegato con cura, infilò anch’esso nella valigetta, insieme ai due bossoli raccolti da terra. Diede un’ultima occhiata nella direzione dove aveva sparato, poi si alzò. Si spazzolò la giacca dozzinale nera e i pantaloni dello stesso colore, si infilò degli occhiali scuri e si avviò indisturbato verso l’uscita del terrazzo, con la custodia del M82 Barrett sottobraccio, mentre in lontananza si udivano le sirene delle ambulanze e delle auto della Polizia.