Recensione: “Mio caro nemico” di Barry Longyear

Mio caro nemico (Enemy Mine) di Barry Longyear è un racconto breve pubblicato nel 1979. Grazie ad esso l’autore ha vinto nel 1980 il Premio Nebula e il Premio Hugo per il miglior romanzo breve e il premio Campbell come il miglior nuovo scrittore, un record che nessuno è più riuscito a eguagliare.

La storia ha una forza emozionale che, a quarant’anni dalla pubblicazione, riesce a essere ancora contemporanea e tristemente formativa.

Gli umani, tanto per cambiare, sono in conflitto con una razza aliena (i Drac) dall’aspetto terrificante. Nessuno sa o ha compreso i motivi della guerra, entrambe le fazioni lottano nella convinzione di essere dalla parte giusta della barricata e si uccidono senza scrupoli. Durante una missione un pilota terrestre viene colpito e cade su un pianeta disabitato, su cui incontra il Drac che lo ha abbattuto e che a sua volta è precipitato con la navicella. L’odio li separa, le loro razze sono troppo diverse per capirsi e tutto quello che vogliono fare è continuare l’inutile scontro che li ha condannati a essere dei naufraghi spaziali.

Il draconiano contrasse le tre dita della mano. Negli occhi gialli della creatura potevo leggere il desiderio di stringere quelle dita attorno a un’arma, o alla mia gola. Mentre contraevo a mia volta le dita, sapevo che lui poteva leggere lo stesso desiderio nei miei occhi.
— Irkmaan! — disse l’essere, sprezzante.
— Luridissimo Drac! — Gli feci cenno di avvicinarsi. — Avanti, Drac, fatti sotto!
— Irkmaan vaa, koruum au!
— Insomma, vuoi chiacchierare o vuoi lottare? Avanti, fatti sotto! “

Stanchi e disperati iniziano a capire che l’unico modo che anno per sopravvivere è collaborare. L’ostilità si nasconde dietro una pace forzata, gli insulti si trasformano in parole di incoraggiamento e col passare del tempo diventano amici. Le loro differenze non contano più, smettono di guardarsi per il loro aspetto e si legano come fratelli.

La convivenza li porta a perdere ogni diffidenza, non hanno nulla da nascondere o di cui vergognarsi. Giorno dopo giorno il loro legame si rafforza e iniziano a condividere le loro culture, l’unico modo che hanno per capirsi è quello di conoscersi. Quando l’alieno, che appartiene a una specie ermafrodita, muore di parto spetta all’umano insegnare al piccolo tutto quello che ha imparato. Fino al giorno in cui… non vi dico altro e vi lascio il piacere di scoprirlo. 😉

Nel 1985 il regista Wolfgang Petersen (La storia infinita – Troy – La tempesta perfetta) dirige Dennis Quaid e Luis Grosset (il sergente Emil Foley di Ufficiale Gentiluomo) in un ottimo adattamento cinematografico. Il film si discosta in molti punti dal romanzo ma sostanziamene lascia invariato il tema centrale dell’accettazione dell’amicizia.

Enemy mine è una storia che vale la pena di essere letta perché sa arricchire il lettore come poche altre sanno saputo fare.

A presto.

Delos

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