RECENSIONE:
Cosa ci rende umani e cosa succede quando la linea che separa macchine e uomini viene superata?
Queste sono le prime domande che poniamo a noi stessi quando ci immergiamo nel mondo di S.O.M.A.
Piccola perla videoludica del 2015 sviluppata da Frictional Games, i creatori di “Amnesia: The Dark Descent”, è passato in sordina e non è stato notato da molti sebbene sia il titolo sia la trama risultino validi.
“La realtà è ciò che si rifiuta di sparire anche quando smetti di crederci”
Con questa citazione di Philip K. Dick veniamo accolti in un gioco che, fin da subito, ci mostra il suo lato inquietante.
La trama ci viene raccontata attraverso documenti e tracce visive o vocali: fotografie, note, messaggi vocali e altro senza interrompere la continuità del gioco. È il videogiocatore stesso a innescare i meccanismi che lo porteranno alla verità, interagendo con il mondo circostante e facendosi un’idea di quello che è accaduto a ciò che lo circonda.
Durante la recensione eviterò il più possibile gli spoiler, che rovinerebbero sicuramente la sorpresa a chiunque volesse recuperare il videogioco.
Fin dai primi secondi di gioco ci rendiamo conto di una cosa: ci chiamiamo Simon Jarrett e abbiamo subito un trauma a causa di un incidente. In tutto l’arco narrativo non riusciremo mai a guardarci in faccia: ciò che possiamo vedere sono le nostre mani e possiamo avere un’idea del nostro aspetto solo tramite la visione di fotografie. Nel gioco sembrano non esistere superfici riflettenti come specchi o vetri, dunque non avremo mai una vera concezione del personaggio, finendo con l’immedesimarci in lui immediatamente, quasi fossimo noi stessi i protagonisti di S.O.M.A.
La narrazione, che inizialmente sembra lineare, improvvisamente si spezza e prende una piega inaspettata, catapultandoci in un universo a noi sconosciuto e ostile, quasi angosciante nel suo essere incredibile. Come se fosse uscito dai nostri peggiori incubi.
In un survival horror molti si aspetterebbero una moltitudine di jumpscare o situazioni con picchi di adrenalina dove dovremo reagire prima ancora che il nostro cervello possa dirci cosa fare, ma in S.O.M.A. noi saremo assolutamente impotenti. Ciò che possiamo fare è eludere ciò che ci è ostile, nasconderci, acquattarci e sperare che i rumori che sentiamo spariscano nel silenzio che ci inghiotte.
Gli scenari sono cupi, i luoghi che visitiamo hanno un’illuminazione bassa se non inesistente e la musica è raramente presente: ciò che sentiamo sono i rumori del luogo in cui siamo, il nostro respiro, lo sferragliare di qualcosa di ignoto, le voci dei messaggi e dei personaggi con cui interagiamo.
S.O.M.A fa dell’inquietudine il suo cavallo di battaglia, inchiodandoci allo schermo con una sensazione di ansia perenne e la paura di essere scoperti da qualcosa che ancora non capiamo e non sappiamo riconoscere o classificare.
Man mano che si procede con la storia acquisiamo la consapevolezza di noi stessi e di ciò che ci circonda, diventando padroni delle nostre scelte e delle azioni che compiamo: le decisioni che prederemo inizialmente, fatte più per sopravvivere e senza curarci di ciò che vediamo, lentamente assumeranno significato e ci lasceranno l’amaro in bocca.
Questo gioco è un continuo viaggio attraverso il cervello e la psiche, mette in dubbio la nostra morale, le credenze quotidiane e perfino le nostre capacità sensoriali. Arriveremo a dubitare dei nostri cinque sensi che, spesso, ci allontaneranno dalla verità.
Il finale è qualcosa che ci lascerà senza fiato, non perché sia qualcosa di spettacolare per gli occhi ma per via di ciò che realizzeremo e per come la realtà ci verrà presentata: come un conto salato alla fine di un pasto a cui nemmeno noi riusciremo a dare un sapore preciso.
Tutto ciò che ci resta è la realtà, anche se questa non ci piace e forse ci rifiuteremo di abbracciarla o riconoscerla come tale, lei sarà lì e il peso di ciò che abbiamo fatto non farà che renderla ancora più amara.
Per concludere posso dire che S.O.M.A. è un’esperienza che in sé ha le ottime caratteristiche di un horror fantascientifico e distopico, mescolate con elementi filosofici che riconducono al pensiero di Socrate riguardo alla coscienza di sé.
Se volete mettervi alla prova con qualcosa che ha tutta l’intenzione di giocare con voi, mettendo in dubbio ogni vostra convinzione, S.O.M.A. è quello che fa per voi.
Alla Prossima
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