Trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo (qui potete leggere la bella recensione di Elisa Raimondi), Battle Royale è una distopia geniale e spietata, affilata come la lama di un falcetto. In una intervista su Sky Movie del 2009 Quentin Tarantino lo ha posizionato al primo posto nella top 20 dei suoi film preferiti. E di certo, come in un film tarantiniano, il sangue scorre a fiumi, ma, oltre all’azione e alla suspense, la pellicola offre anche una interessante analisi della psicologia umana e del conflitto tra il singolo e la società. Cosa fareste se vi venisse imposta una legge ingiusta e per salvare la pelle foste costretti a sacrificare i vostri amici e affetti? Morireste piuttosto che tradire le vostra buona morale oppure vi adattereste placidamente al nuovo ordine, disposti a tutto pur di uscirne vivi?
TRAMA
La pellicola è ambientata in un Giappone ucronico, un futuro alternativo in cui il paese del Sol Levante è diventato una Repubblica militarista e totalitaria ed ha istituito una legge molto particolare, la legge della Battle Royale. In sua osservanza ogni anno viene sorteggiata una classe liceale che ha l’obbligo di prendere parte a un combattimento all’ultimo sangue che prevede un solo vincitore, un unico sopravvissuto. La legge è stata varata per insegnare ai giovani il rispetto nei confronti degli adulti e per renderli a loro volta “adulti migliori”, più forti e determinati. Quest’anno la classe prescelta è la terza B. A loro insaputa, gli studenti vengono sedati durante una gita scolastica e trasportati su un isola disabitata presidiata dalle forze militari. Al risveglio i ragazzi si ritrovano al collo una fascia di metallo contenente un sensore in grado di localizzare la posizione (come un moderno GPS) e di monitorare i parametri vitali di chi la indossa. E anche di esplodere nel caso in cui si cerchi di forzare o sabotare il meccanismo. Inoltre, ad ogni studente viene data una sacca contenente viveri, una mappa dell’isola e un’unica arma attribuita in modo casuale in una varietà che spazia da mitra e coltelli a strumenti meno efficaci come coperchi e ventagli di carta. A questo punto la Battle Royale ha inizio! Le regole del gioco non lasciano vie di scampo: se allo scadere di tre giorni non c’è un vincitore tutti i collari esplodono. I movimenti dei partecipanti all’interno dell’isola vengono monitorati dalla base militare e l’integerrimo docente Kitano istituisce tre volte al giorno delle zone proibite per indurre i ragazzi a spostarsi continuamente e dunque anche a incontrarsi e a combattere. Messo alle strette, ogni studente reagirà diversamente e mostrerà la propria vera indole. Alcuni accetteranno di diventare spietati pur di conquistare la vittoria, altri cercheranno di aggirare le regole e di trovare un modo alternativo per rimanere vivi e proteggere i propri amici. Ma sarà veramente possibile riuscire a ingannare il sistema e uscirne indenni? E di chi ci si può fidare veramente?
RECENSIONE
Battle Royale è uno di quei rari film capaci di offrire azione e intrattenimento, ma anche potenti spunti di riflessione. Il conflitto generazionale da cui scaturisce la terribile legge BR suggerisce l’opposizione più generale tra la “banalità del male”, il conformarsi ciecamente al sistema ingiusto che viene imposto dall’alto, e la scelta “ribelle” di mantenere la propria integrità e i propri principi anche a rischio della vita. La psicologia di ogni personaggio è delineata in maniera realistica ed efficace a partire dal diverso background di ognuno di cui il film restituisce qua e là degli assaggi attraverso brevi flashback. Impareggiabile l’interpretazione di Takeshi Kitano, regista e attore di culto del genere hard boiled giapponese (nonché autore del famoso programma televisivo Takeshi’s Castle), nel ruolo dell’insegnante Kitano. Gli spettatori più attenti noteranno nelle dinamiche del gioco mortale di Battle Royale delle indubbie similitudini con l’acclamata serie Hunger Games…Un caso?
Chiara Barone
Credits:
Titolo originale: BATORU ROWAIARU. Anno: 2000. Regia: KINJI FUKASAKU. Durata: 114 MINUTI.