Recensione: “Antonello e l’androide” di Aldo Zecca.

TRAMA

Antonello è un giovane, pavido e timido, che vive con i nonni. La sua è un’esistenza senza sorprese, le energie dell’infanzia le ha dovute impegnare nel fronteggiare l’insicurezza e le paure provocate dalle lotte costanti tra i genitori, che hanno compresso la sua personalità. Ha però l’opportunità di cambiare il proprio destino: l’arrivo, presso l’azienda in cui lavora, di una delegazione coreana che porta prototipi molto evoluti di androidi lo conduce a pensare che quello è il treno che passa una sola volta nella vita, in grado di modificare un futuro già scritto, e ci salta sopra. Ruba i pezzi per costruire un robot e crea il sosia di se stesso. Da quel momento la sua vita si capovolge e Antonello passa, in fretta e rocambolescamente, dal grigio anonimato all’essere un eroe. Ma mentire agli altri risulta molto più facile che mentire a se stessi. “Antonello e l’androide” intreccia il tema del riscatto dalla mediocrità a quello della nostra dipendenza dalla tecnologia e, con ironia e leggerezza, mette a nudo tante nostre finzioni.

RECENSIONE

Antonello e l’androide, edito da Ensemble, è una storia tanto contemporanea quanto fantascientifica. Uno spaccato di vita che ci mostra uno spiraglio su un futuro non molto lontano.

Antonello è un uomo che vive una vita a cavallo tra fanciullezza e invisibilità. Timido fino alla remissività, osserva la vita dal divano su cui tutte le sere si siede a guardare la televisione con i nonni. Incapace di emergere dal suo bozzolo, si consuma in un’immobilità infinita che lo fa sembrare più vecchio della sua età.

Tutto sembra già deciso, ogni tassello della vita di Antonello è posizionato nel posto più comodo possibile, fino al giorno in cui una riunione di condominio non scatena le sue ansie, spingendolo a cercare una soluzione che gli eviti il confronto con gli altri condomini.

Un androide, ecco la soluzione! Un sostituto capace di prendere il suo posto, uno stratagemma geniale che lo porterà a un nuovo tipo di schiavismo…

Antonello e l’androide è una storia surreale e per fortuna breve. Per quanto sia stato simpatico farmi trasportare dentro una quotidianità di paese, la trama non ha particolari eventi che ti tengono incollato alle pagine. Tutto scorre di giorno in giorno, con cautela. Se si fosse trattato di un tomo sarebbe risultato noioso, Aldo Zecca ha puntato su una novella ed è riuscito a trovare il giusto compromesso per rendere apprezzabile il testo.

Non è perfetto. Ci sono cambi di punto di vista che sono slegati dal contesto, alcuni dialoghi sono spinti per palesare un concetto invece di permettere al lettore di coglierlo e alcune scene risultano blande. Nonostante questo, nel complesso, è una storia gradevole, è una parodia della piccolezza e dei sotterfugi che ci colpiscono come armi a doppio taglio.

A presto

Delos

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