TRAMA
In un futuro non troppo lontano, dopo due rovinose Guerre dell’Acqua insorte a causa dei cambiamenti climatici, la Terra è stata suddivisa in due emisferi: in quello superiore, o desertico, sopravvivono 11 enormi metropoli confederate sotto l’egemonia della più importante di esse, Midland. Qui la popolazione ha ormai sostituito il cellulare con l’IPSE, microchip impiantato sottopelle in grado di svolgere funzioni di comunicazione e di controllo dell’umore, mediante proiezione di un alter-ego. L’emisfero australe invece è quasi totalmente sommerso dalle acque ed è abitato dal misterioso popolo anfibio e antropomorfo degli Halgas, perseguitato in quanto etnia “non riconosciuta”. È in questo mondo che la sedicenne Dorotea Spiritalis, innamorata del prof. di lettere Matt Echo, sarà costretta a fuggire da Midland proprio insieme a Matt, a un ragazzo di nome Ta e all’hacker Hamsun, i quali hanno osato disinnescare il loro IPSE e ora rischiano rappresaglie del governo. Saranno guidati dall’inquietante Sciona in fuga verso l’emisfero australe, in un’avventura destinata a sconvolgere l’intero pianeta.
RECENSIONE
Quello di cui parliamo oggi è “Halgas” di Marina Milani edito da EdiKit nel 2020.
Per quanto abbia apprezzato il messaggio che si cela (neanche troppo) tra le righe, cioè che la salvaguardia del pianeta dovrebbe essere al primo posto sulla scala delle nostre priorità, i cambi di punto di vista non mi hanno fatto godere la lettura al 100%.
Certo, so di avere un limite: non amo i cambi di POV; però, nel caso di Halgas, si passa dalla prima persona alla terza persona cambiando anche i tempi verbali. Questo aspetto ha “disturbato” la mia lettura e non mi ha fatto apprezzare a pieno un libro con un grande potenziale in termini di trama: perché questo va detto: Halgas è molto particolare!
Alcuni cliché del genere sono presenti, come la schiavitù nei confronti della tecnologia (in questo caso l’IPSE), le nascite controllate (anche se questo dettaglio possiamo ormai smettere di inserirlo nella distopia XD), ma vengono trattati con originalità. La parte che ho trovato più interessante è proprio quella riguardante gli Halgas, queste creature acquatiche perseguitate, che accoppiandosi con un umano danno vita ai Mutapelle; soprattutto mi sono piaciuti i colpi di scena che li hanno riguardati.
I personaggi li avrei apprezzati di più se non ci fossero stati i cambi di POV, che mi hanno costretta spesso a tornare indietro per capire dove mi trovassi, però quello che mi è piaciuto di più è stato il professor Matt Echo, un uomo amante della poesia, ma soprattutto della libertà. Dorotea invece, benché il suo rapporto quasi maniacale con il suo IPSE sia molto interessante, l’ho trovato un personaggio dalle basi poco solide.
Consigliato sicuramente a un pubblico che si affaccia al genere.