Recensione dialogata del film “The midnight sky”.

Trama: 2049. Augustine Lofthouse è un astronomo che vive isolato in una stazione scientifica del Polo Nord. Una serie di cataclismi ha praticamente distrutto la Terra. Augustine, malato terminale, ha scelto di rifugiarsi nell’Artide (unico luogo ancora abitabile del pianeta) e di non seguire gli altri esseri umani nei rifugi sotterranei, creati per sfuggire all’aria irrespirabile in superficie. Da lì, si mette in contatto con la nave spaziale Aether, di ritorno da una missione su un satellite di Giove, dove gli astronauti hanno verificato la presenza di un’atmosfera e di un clima adatti alla vita umana. Nel frattempo Augustine scopre di non essere solo: una bambina di nome Iris si è nascosta nella sua stazione scientifica in seguito all’evacuazione.

RECENSIONE… DIALOGATA:

Valentina: Riccà, diciamocelo: due ore di una lentezza infinita!

Riccardo: Vale, lento… magari è proprio una scelta, quella di dare al film un incedere, come dire, compassato. Poi ci sta a che a qualcuno gli cali la palpebra.

V: la trama si riduce alla missione di questo ex, non ho capito se astronauta o ricercatore, interpretato da un Clooney molto anziano e molto hipster, che cerca di contattare un’astronave di rientro da una missione salvifica per il genere umano.

R: andiamo bene… già che non si capisce che lavoro faccia il nostro Giorgio, la dice lunga sulla chiarezza della trama.

V: però, la cosa interessante è che lo spettatore si trova così a coesistere in due sistemi nei quali è divisa la pellicola: la vita sulla Terra del solitario Clooney e le vicissitudini dell’equipaggio della nave spaziale capitanata da Felicity Jones.

R: Vero, questa del doppio filone narrativo “perforante” (scusa, una battutaccia) è una nota positiva del film.

V: ma ci sono anche note dolenti: il tutto è intervallato da strampalati e confusionari flashback. Un vero minestrone! Con l’evolversi delle vicende tutto non diventa più comprensibile, anzi, lo spettatore si perde in mille interrogativi.

R: guarda, Vale, io, ad esempio, sono attratto dai film in cui non si capisce niente. Quando, però, quella di confondere lo spettatore, è una volontà dichiarata del regista.

V: Pensandoci bene, credo che George, in questo caso anche regista, abbia voluto utilizzare questo tipo di formula per indurci a riflettere su aspetti come l’esistenza e il tempo a nostra disposizione, di come le scelte portino sempre a delle conseguenze.

R: mi sa che hai ragione, lo sai? È più una metafora sulla vita che un film di fantascienza puro.

V: quindi è da interpretare. Sicuramente deve venir assimilato, quasi digerito, per essere compreso sino in fondo.

R: eh, ma può pure rimanere indigesto! non esageriamo: io non lo boccio completamente, alcuni aspetti positivi li presenta: come dicevamo prima, la pellicola divisa in due filoni (non di pane) e, anche visivamente, ha dei momenti di grande impatto.

V: A me è piaciuto di più il secondo filone (magari perché integrale eheh), è sicuramente più interessante del primo e più stupefacente.

R: insomma, ‘sto “Midnight sky” è un film che si lascia vedere ma senza grandi pretese. Oh, non è escluso che, grazie a questa pellicola, qualche spettatore venga indotto a riflettere a lungo e a interrogarsi sul futuro. Certo, da Giorgio Clunio regista mi aspettavo di più. Ha fatto bei film in passato: “Confessioni di una mente pericolosa”, “Goodnight, good luck”, ma questo, devo ammetterlo, non mi ha convinto tanto.

Voce dall’alto: GIUDICI, BASTA CON I COMMENTI, È IL MOMENTO DEL VERDETTO!!!

V e R: (in coro) per noi è un grosso… Nì!

Crediti: titolo originale: The midnight sky; durata: 118 minuti; regia: George Clooney; soggetto: dal romanzo di Lily Brooks-Dalton “La distanza fra le stelle”; sceneggiatura: Mark L. Smith. Con: George Clooney, Felicity Jones, Kyle Chandler. Disponibile su Netflix

Riccardo Muzi & Valentina Meana

TRAILER:

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