Trama:
Una rivoluzione genetica improvvisa, una notte che ha cambiato il mondo: la notte della Mutazione Franklin. A partire da quel momento, le donne di tutto il pianeta non sono più le stesse e la società muta radicalmente. Perché è successo? E cosa accadrà? Lo scopriremo grazie al giovane Lisandro, che vive nel nuovo ordine sociale a cent’anni dalla Mutazione. Laura Silvestri utilizza un geniale espediente fantascientifico per parlarci del sessismo e di tutte le sottili, dolorose forme che assume nella vita quotidiana: ed è sufficiente cambiare prospettiva, per notare ciò che la consuetudine ha finito per rendere invisibile.
Recensione:
Laura Silvestri con questo breve racconto dall’ampio respiro dipinge una società che da una notte all’altra sovverte gli equilibri come li conosciamo oggi: le donne riscoprono i loro punti di forza e, progressivamente, il mondo intero si vota al matriarcato con tutti i benefici che ne conseguono.
Vi è un sostanzioso incremento di aziende e università istituite da donne, ottengono posti di rilievo nel governo, ma quello che salta subito all’occhio è un vero e proprio ribaltamento anche nelle gerarchie che va a stravolgere quella cecità e arroganza dell’idealismo maschile.
Finalmente si sono scrollate di dosso quell’etichetta di “sesso debole” che gli è stata sempre stretta, è l’uomo ora a dover sgomitare per districarsi tra difficoltà e discriminazione ed esploreremo quest’inedita società attraverso gli occhi di Lisandro.
Più che distopia nel senso stretto del termine – come nel caso del feroce romanzo “Ragazze Elettriche” di Naomi Alderman – ho visto utopia. Dal punto di vista femminile sarebbe un mondo a dir poco idilliaco, perché – come scopriremo leggendo – quel disequilibrio è destinato a stabilizzarsi con il passare degli anni, trovando così la via per appianare conflitti e acredini delle forze conservatrici e aprirsi al nuovo futuro fatto di dignità sociale.
Silvestri sceglie di trattare con arguzia annosi argomenti: molestie sessuali, favoreggiamenti negli ambiti lavorativi ecc. Si tratta di storie che, nel nostro quotidiano, sembrano ormai essere diventate di ordinaria amministrazione, ma che nel racconto subiscono un vero e proprio rovesciamento delle parti: donne sicure di sé e avvenenti e uomini che diventano subalterni e accusano il colpo di una crescente mancanza di autostima e, talvolta, si trasformano in vittime dei loro stessi atteggiamenti passati.
Un altro punto a suo favore è la compiutezza, in appena 30 pagine, è riuscita a condensare un mondo in divenire, spingendo comunque a interrogarsi su quelle problematiche del nostro tempo che veramente contano. Grazie allo stile di scrittura così immediato si legge davvero in un soffio.
Ritengo che “La notte in cui tutte le donne” sia un racconto scritto da una donna non solo per le donne, ma soprattutto per gli uomini affinché comprendano quanto possa essere gravoso essere oggetto di stereotipizzazioni e costrizioni.
Lancio un appello all’autrice: di elementi per tirarci fuori un grande romanzo ce ne sono eccome, facci un pensierino!
Elisa R