Trasformare il veleno in medicina.
È un principio buddista che mi ha sempre colpita tantissimo. Perché non è che il male subìto perda di importanza, ma per poterlo conoscere o elaborare si sono realizzate cose bellissime. Libri dolorosi e fondamentali. Spettacoli che riempiono gli occhi di lacrime e il cuore di meraviglia. Opere scritte, disegnate, interpretate, che vogliono farci sentire un urlo chiaro in testa, una frase incontestabile: mai più.
E allora sfruttiamo questa bellezza che nasce dal dolore. Impariamo, non lasciamo che le ombre affievoliscano, perché la memoria ci serve per non ripetere questi orrori.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate.” (Primo Levi)
Primo Levi ha voluto evidenziare questo concetto fondamentale quando ancora non esistevano le possibilità d’informazione che abbiamo adesso, quindi noi, di Leggere Distopico, abbiamo scelto di darvi dei suggerimenti utili, insieme alle titolari della Libreria Selma di Casalfiumanese, su cos’è possibile trovare oggi per non dimenticare mai.
Perché potrei scrivere mille volte quanto è stato terribile l’olocausto, ma c’è chi ne ha fatto arte, valore, e quel valore merita di essere utilizzato.
R.J.Palacio
MAI PIU’. Per non dimenticare
Giunti.
Questo è il debutto di Palacio nel mondo della graphic novel, dopo il successo ottenuto con Wonder.
Il tema della gentilezza ritorna prepotente, e grazie a lei la giovane protagonista ebrea riuscirà a salvare la sua vita.
“Vedi Julian, ci vuole sempre coraggio per essere gentili. Ma in giorni come quelli, quando poteva costarti tutto – la libertà, la vita – la gentilezza diventa un miracolo. Diventa quella luce nell’oscurità della quale parlava papà, la vera essenza della nostra umanità. Diventa speranza.”
È la nonna a raccontare al nipote Julian il suo passato, il passato di una giovane e facoltosa ragazzina ebrea che nella Francia del 1943 è costretta ad abbandonare la casa, la scuola, i genitori, per ritrovarsi sola in una stalla di proprietà di una meravigliosa famiglia contadina che decide, rischiando la propria vita, di salvarla dai nazisti che stanno rastrellando i bambini ebrei. Un racconto indimenticabile, struggente, poetico, in cui il coraggio e la solidarietà fanno la differenza, cambiano cuori, costruiscono ponti per sottrarre al pericolo vite. Perché è vero che la gentilezza salverà il mondo.
Irène Cohen-Janca – Maurizio A. C. Quarello
L’ALBERO DI ANNE
Orecchio Acerbo
“È un lunedì, il 6 luglio del 1942, quando arrivano nella soffitta della casa di Prinsengracht.
Sotto la pioggia battente, attraversano la città a piedi perché non hanno il diritto di prendere il tram o l’autobus.
[…] Nella sua cartella lei ha fatto scivolare un piccolo quaderno di cartone ricevuto in dono per il suo tredicesimo compleanno il 12 giugno del 1942, un venerdì.
[…] Hanno chiuso la porta della loro casa e raggiungono il nascondiglio dove vivranno rinchiusi per due anni. Questa camminata sotto la pioggia è l’ultima che lei fa liberamente.”
Le giornate di Anne ci vengono raccontate dal punto di vista di un ippocastano posizionato proprio di fronte alla finestra del nascondiglio dei Frank, il 263 di Pinsengracht, ad Amsterdam.
L’albero centenario mette al corrente i lettori di tutto, dei ricordi di quella ragazzina che per due anni ha vissuto in clandestinità dentro a una soffitta, dei momenti in cui si dedicava al suo diario. Dei suoi desideri, dei suoi sogni. È sempre il maestoso arbusto che ci dà la possibilità di percepire il passare del tempo e la vita che continua, grazie ai suoi mutamenti durante le stagioni.
“L’albero di Anne” è una visione esterna creata con uno stratagemma fantasioso in grado di raccontare con grazia, ma senza sconti.
Ilaria Ferramosca-Gian Marco De Francesco
CHARLOTTE SALOMON
Becco giallo
Charlotte Salomon è una giovane pittrice di origine ebraica, inghiottita dall’inferno di Auschwitz a soli 26 anni.
L’arte, tramite lei e la sua vita, ci viene mostrata come terapia per sconfiggere la depressione.
Charlotte, nel momento più acuto della sua disperazione e del suo dolore, trova la forza creativa per reinventare la sua esistenza, raccontando il suo passato attraverso la scrittura, la pittura, il teatro e la musica. Il valore come scelta. Trasformare il veleno in medicina.
In pratica, questo libro è esattamente il manifesto di tutto ciò che vogliamo dire in questo articolo. Consigliarlo era il minimo.
“La guerra aveva spogliato l’uomo dei suoi valori e della sua dignità. La gente era confusa, non capiva più cosa fosse giusto o sbagliato.”
“Non puoi sprecare il tuo talento così. La tua arte può aiutarti a superare questo momento.
Allontanati dal mondo per ritrovare te stessa, disegna la tua tristezza, la tua rabbia e lasciale andare. Te ne prego, sappi che io credo in te.”
Pensavo, in seconda battuta, di parlarvi di un film, un’opera cinematografica nota della quale nemmeno c’è bisogno che vi dica il titolo, invece no.
In questi giorni mi sono imbattuta nella locandina di uno spettacolo. Uno spettacolo che adesso non ha più un palcoscenico. E cosa fa uno spettacolo, quando non trova più scene da calcare per colpa di una pandemia?
Cambia. Si evolve.
Diventa un docufilm, per la precisione.
Sì, perché “Anna. Diario figlio della Shoah, la tempesta devastante” è la documentazione di un componimento teatrale, e di quello che c’è dietro. Della fatica, delle emozioni, del coinvolgimento.
“Anna.” ha richiesto studio, trasformazione, ha messo in atto dei mutamenti in chi ha avuto un ruolo al suo interno.
La cooperativa sociale Colisseum Dimensione Movimento è diventata un produttore senza ricavi, se si esclude il guadagno della cultura.
Tony Lofaro, il coreografo della rappresentazione, per la prima volta assume il ruolo di regista, e lo fa con competenza, con la sensibilità che occorre.
Federica Pannocchia resta fondatrice e presidente dell’Associazione di volontariato “Un ponte per Anne Frank”, e aggiunge questa partecipazione alle sue tante attività.
Sami Modiano, dopo tanti anni, conferma di non essere più soltanto un numero dentro al campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, ma anche una voce viva, un uomo da seguire e ammirare.
Lo spettacolo perde l’identità lineare della storia, e diventa un racconto ricco di sfumature, di momenti personali, di attori che non sempre recitano, di protagonisti che finalmente possono essere ascoltati.
“Anna.” è stata la scelta coraggiosa da parte di chi ha voluto credere nel bisogno di trasmettere la memoria, e che lo fa portando su una piattaforma gratuita come VIMEO un docufilm che è costato denaro, fatica, tempo. Ma nessuno recrimina.
E questa mattina, il 27 gennaio 2021, migliaia di studenti guarderanno questa grande storia nelle loro classi, insieme a tutti coloro che vorranno vedere. Tutti coloro che sceglieranno di ricordare sempre.
Vi ho detto tanto, forse troppo, ma ci tenevo a offrirvi spunti costruttivi, al posto delle semplici opinioni.
Il dolore resta, ma se usato per creare diventa lo stimolo per gridare: mai più.
Michela Monti
Antonella e Michela,
le libraie di Selma