Non l’ho visto di certo con aspettative alte, ma non credevo che, devoti al Dio denaro, i produttori di The walking dead riproponessero di nuovo la stessa solfa, rivolgendosi semplicemente a un target più giovane. Quella che mi sono trovata davanti è stata una serie che non aggiunge e non toglie niente a quella principale, anzi, sembra di tornare indietro nel tempo: giovani inesperti e spaventati cercano di crescere in un mondo brutto e cattivo. Dovranno affrontare i primi zombie (anche se la storia è ambientata 10 anni dopo l’apocalisse), le loro paure e i loro traumi.
Per carità, è giusto che le nuove generazioni si appassionino a una saga (un tempo) molto amata, ma fra poco i soprannomi per gli zombie, che qui vengono chiamati “vuoti”, stanno per finire… e, considerando che la serie di fumetti è terminata, mi chiedo: quanto vogliono tirarla ancora per le lunghe?
Sono stata troppo cattiva? A dire il vero io amavo The walking dead, prima che diventasse un brodo allungato. A questo punto credevo che i produttori avessero quantomeno imparato dai loro errori, comprensivi di incongruenze e scene davvero inverosimili. Beh, vi sfido a non spegnere il televisore vedendo i ragazzini che dormono in mezzo a montagne di copertoni in fiamme, senza nemmeno intossicarsi.
Alla prossima
Tania Dejoannon