Trama
Che ne è stato di Buzz Aldrin? Chi si ricorda del secondo uomo che ha messo piede sulla luna dopo Neil Armstrong? Per Mattias, nato in quella mitica notte del 20 luglio 1969, il capitano Edwin “Buzz” Aldrin è un idolo, simbolo di tutti coloro che svolgono il loro compito e spariscono nella folla, contenti di fare la loro parte, essere una ruota dell’ingranaggio. Non tutti vogliono essere il numero uno, e Mattias si è ostinatamente votato all’invisibilità: How to disappear completely, dice una canzone dei Radiohead amata dall’autore. Così ha sempre tenuto nascosto il suo talento per il canto, tranne un’unica volta: quando l’ha fatto esplodere al ballo del liceo per conquistare l’amore di Helle. E anche se l’amico Jørn l’ha sempre pregato di cantare nella sua band, Mattias resta lontano dai riflettori: lavora in un vivaio e coltiva il suo giardino, una vita felicemente normale. Ma anche un ingranaggio ben funzionante rischia di incepparsi e da un momento all’altro si può essere sbalzati fuori dalla sicurezza della propria orbita, in assenza di gravità. Mentre tutto gli crolla attorno, Mattias segue la band di Jørn per un concerto alle isole Faroe e sbarca nella magnifica desolazione del loro paesaggio lunare: forse è in questo luogo dimenticato che vanno a finire le cose perdute, forse è qui che Mattias può ritrovare se stesso, affrontare i propri fantasmi e scoprire che non si può fluttuare nello spazio della propria solitudine, che l’amicizia e l’amore ci impediscono di sparire completamente. Una scrittura pulsante come una colonna sonora che macina rock e cultura pop in un crescendo di immagini sorprendenti, nitide e intrise di una poesia lieve e malinconica. Un inno al non apparire che è una salutare provocazione in una società ossessionata dal protagonismo.
Recensione
Quasi non ci speravo più, questo 2020 a livello di letture si è mantenuto “nel mezzo” … Solo pochissimi titoli sono riusciti a restarmi davvero impressi e questo è uno di quelli che porterò nel cuore.
In Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?, edito Iperborea, seguiamo il viaggio di Mattias, dalla Norvegia alla natura incontaminata delle isole Fær Øer, un’ambientazione per certi versi inconsueta, ma che si presta bene a far da sfondo al percorso di crescita del nostro improbabile protagonista. Questo giovane uomo sente di voler fare qualcosa per il mondo, ma senza clamore e decide di prendere a modello Edwin Buzz Aldrin, il secondo uomo a sbarcare sulla luna di cui si ricordano in pochi dato che Neil Armstrong gli ha “rubato” la scena. Un romanzo di formazione che parte in sordina e affronta un tema che non ricordo di aver mai trovato altrove: essere uno dei tanti ingranaggi del mondo e non il suo cuore pulsante.
Certe persone non vogliono il mondo intero, anche se potrebbero averlo. Certe persone non vogliono un paese tutto per loro. […] Certi vogliono solo essere una parte del tutto. Utile, anche se modesta. Non tutti hanno bisogno del mondo intero.
Io volevo solo stare in pace.
Con questo romanzo l’autore vuol evidenziare il concetto del “non fare rumore”, del ritagliarsi i propri spazi, donandoci così una nuova chiave di lettura sul senso dell’identità. Potremmo definirlo l’antitesi del noto aforisma “[…] ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece.” poiché in una società come la nostra, dove si cerca di abbagliare il prossimo e di emergere ad ogni costo, dovremmo comprendere, invece, che il bene autentico è quello disinteressato mentre il talento migliore – quando non è innato – è frutto di sacrifici e traversie.
L’autore è stato ingegnoso nell’introdurre, in maniera lieve, senza troppi stravolgimenti, un altro tema davvero complesso quello che abbraccia la sfera delle patologie mentali, dei burn-out, della depressione. Malattie che coinvolgono in prima persona non solo il protagonista, ma anche il corollario delle sue amicizie, è tangibile l’inadeguatezza dei genitori di fronte a un “nemico” più grande di loro. Il narrare di questi drammi esistenziali, delle fragilità che ognuno fronteggia come meglio può, la molteplice natura dei rapporti sociali e delle relazioni interpersonali conferiscono alla vicenda un carattere decisamente introspettivo.
Una storia sul presente che rimette in discussione quel filo sottilissimo tra il voler fortemente essere amati e, allo stesso tempo, nascondersi agli occhi della gente e non dover per forza “stare in prima linea”.
Un libro tragico, onesto, indimenticabile che, nella sua apparente semplicità, dà vita a una profonda riflessione.
Elisa R