TRAMA
Nella moderna città-Stato di Alexandria si è diffuso l’utilizzo degli “Alpha”, impianti elettronici posti sulla tempia delle persone che consentono di scaricare informazioni direttamente nella mente dell’interessato, attivandole con dei codici alfanumerici.
Quando la tranquilla impiegata Helen Wilcox trova per caso un codice anomalo e decide di scaricarlo sul proprio Alpha, improvvisamente viene presa di mira dalla polizia governativa e non ha altra scelta che mettersi in fuga; la caccia alla malcapitata è guidata da Ethan Marks, spregiudicato politico desideroso di fare carriera e accedere alle vette del potere.
Helen, di colpo strappata alla propria vita monotona e confortevole, dovrà scoprire la verità su cosa si nasconde nel proprio Alpha e sul perché il governo è disposto a tutto pur di non lasciarselo sfuggire.
RECENSIONE
Codice Alpha, primo volume della trilogia Alpha, è un autoprodotto di buona fattura. Scritto senza eccessi e con una voluta mancanza di volgarità, riesce a mantenere alto l’interesse senza dover ricorrere a parolacce e sesso decontestualizzato.
L’autrice ci trascina in un futuro non molto lontano, tecnologicamente parlando molto simile al nostro presente. La principale differenza sono gli alpha, piccoli congegni da innestare sulla tempia che permettono agli individui di gestire le informazioni tramite una connessione neurale. Dati sanitari, ricordi, informazioni e qualunque altra cosa oggi contenuta in diversi sistemi, viene incanalata e gestita dagli alpha. Compresi i ricordi.
Sullo sfondo in una democrazia losca e di una guerra civile che ha rischiato di piegare la popolazione, si muovono una manciata di personaggi per portarci verso la conclusione di una spy story ben congegnata.
I protagonisti principali sono ben delineati, nessuno è pervaso dall’illuminazione dell’eroe e riescono a restare credibili per tutta la storia. Nonostante il fulcro narrativo sia concentrato su due punti di vista anche i comprimari riescono a emergere con forza.
Il romanzo è buono, sono certo che piacerà a moltissimi di voi… ma… c’è sempre un “MA”…
Ma ci sono alcune cose che non mi hanno convinto completamente. Ci sono delle ingenuità narrative, alcuni passaggi sono forzati e in alcuni casi ci si trova davanti a dialoghi che risultano leggermente troppo costruiti. Nulla di grave, ma il mio occhio cattivissimo si è fatto sottile e ho scandagliato ogni passaggio.
Secondo grosso MA, e qui metto le mani avanti dicendo che è una fisima mia, sono i due punti. Già, i : sono un segno ortografico che mi grippa il cervello, mi riporta ai tempi della scuola e mi fa venire in mente grossi spiegoni. Maria Carla Mantovani usa i due punti come porporina sulle decorazioni natalizie. Grammaticalmente corretti, hanno avuto lo stesso effetto dello zucchero nel serbatoio del mio cervello fuori fase.
Appena finirò la terapia per l’accettazione dei due punti, leggerò anche il secondo volume. Il primo si è dipanato bene tra azione e colpi di scena, la caccia alla fuggitiva si è trasformata più volte e la conclusione mi ha lasciato l’interesse di scoprire cosa succederà nel prossimo romanzo.
A presto
Delos