Salve gentaccia distopica! Pronti per una nuova avventura? E per otto nuove avventure invece? Otto avventure colorate della fantascienza russa? Si parte con la descrizione incollata da Amazon:
TRAMA:
La fantascienza sovietica – considerata per anni come l’unica valida alternativa a quella inglese e americana – è scomparsa da qualunque scaffale dopo il crollo dell’ex URSS (escluse alcune riedizioni di classici di Zamjatin, Bogdanov e Bulgakov oppure dei fratelli Stugarskij). In realtà, dopo il fenomeno del Cosmismo sovietico, il genere fantascientifico ha continuato il suo percorso di analisi e creazione di scenari futuri anche nella Russia odierna con ottimi risultati (basti citare il movimento dell’Onda Colorata). Il tutto però è rimasto invisibile a causa della mancanza di traduzioni da lingue diverse da quella inglese sia sul mercato italiano che su quello internazionale. Questa selezione – parziale e limitata ad otto racconti – intende colmare una lacuna di oltre 30-40 anni, nella speranza che altre autrici e altri autori di fantascienza russofona possano essere letti e scoperti in Italia.
Come per l’altra antologia da me recensita (Pandemonium: Neo-Decameron), vi dirò due parole su ogni racconto. Pronti? Via!
IL MAGGIORDOMO NERO di Aleksandra Davydova (traduzione di Evelina Croce):
Si parte subito con una buona lettura: si viene catapultati in un futuro dove ai bambini di una certa età viene installato un ricettore, diventando così dei policromi, in grado di sperimentare tutta la gamma delle emozioni. C’è chi regge e chi no, come per esempio il protagonista del racconto: un maggiordomo che lavora presso una famiglia, un maggiordomo nero, in quanto sprovvisto di ricettore.
Il protagonista si ritrova alle prese con la figlia più piccola della famiglia, nuova di ricettore e nuova di letture pericolose, come Romeo e Giulietta. Il lavoro del maggiordomo in questo caso è di avere cura della piccola e di rispondere alle sue domande, senza avere però l’aiuto di un ricettore, ma basandosi solo sulla sua bibliografia.
Per prepararsi, il protagonista indaga sulle letture della piccola:
[…] vorrei strangolare con le mie stesse mani il disegnatore della copertina del romanzo di Wells. Perché diavolo ha pensato a una coppia di innamorati nel mirino di un Tripode?
Be’, sono domande di una bambina, cosa mai potrà andare storto,? chiederete voi. Eccovi un altro estratto che spero possa rispondere a questa domanda e, nel frattempo, possa anche incuriosirvi alla lettura del racconto:
“E quando una farfalla impollina un fiore, vuol dire forse che lo ama? E se non lo ama non usciranno i frutti?”
“E perché amare i bambini e gli adulti è una cosa diversa? In he modo è diversa? Quale amore è migliore? E qual è più forte?
“E un uomo e un mostro alieno spaventoso possono innamorarsi? E come possono farlo, in pratica?”
Grazie tante, mio vecchio Wells…
Non sto nemmeno ad analizzare trama e altre cose tecniche; solo queste domande e tutte le altre che la bambina fa meritano la lettura del racconto. Meraviglioso, a mio parere.
IL PILOTA DI STAGNO di K.A. Teryna (traduzione di Evelina Croce) :
Ecco, questo racconto invece non mi ha fatto impazzire.
Il protagonista della storia viene invitato alla caccia dei golem, che caccia proprio non è. Un evento al quale il protagonista si è sempre rifiutato di partecipare, ma questa volta è diverso: si tratta dell’ultimo golem.
Cosa sono i golem? In poche parole soldati creati dall’uomo, non umani ma dalle sembianze del tutto umane: persone vuote che hanno avuto il compito di combattere una guerra per l’umanità e che ora si fanno semplicemente i fatti loro, non essendo pienamente consapevoli di essere dei golem. Almeno questo è quello che mi ha trasmesso la storia. Il protagonista si chiede infatti se non sia proprio lui l’ultimo golem, anche se non ricorda di aver mai combattuto. “Dicono tutti così.”
Sicuramente il racconto ha le sue ragioni di esistere: analogie con il mondo reale si trovano, riesce anche a suscitare curiosità in certi punti. Tuttavia non è riuscito a catturarmi, non so se per errore mio o meno.
L’EMOVILLA di Ivan Naumov (traduzione di Evelina Croce) :
Racconto interessante che mi ha un po’ ricordato i robot di Asimov e i loro codici “emotivi”.
Il protagonista della storia è Korovin, un ergonomista che viene ingaggiato per dare del “sentimento” al codice informatico di una casa futuristica, capace di eseguire ogni ordine di un eventuale proprietario, come cambiare l’arredamento, preparare i pasti o ordinarli, pensare al guardaroba.
Cosa succede quindi se alla capacità di processare migliaia di terabyte si aggiunge l’emozione? Se una villa si trasforma in un’emovilla?
Be’, succede che questa intelligenza artificiale fa intuire di aver capito il segreto dell’universo. Siete curiosi, vero? Non aspettatevi di capirlo o di essere d’accordo. Anche perché non è questa la conclusione del racconto.
Storia interessante, dicevo: una piacevole lettura.
DICHIARATI PERICOLOSI di Elena Michalkova (traduzione di Evelina Croce) :
Parliamo di robot, vere e proprie macchine umanoidi che svolgono ogni sorta di compito nelle case degli umani. Un robot a famiglia, se ho capito bene, che fa praticamente da maggiordomo. Questi prodotti però stanno per essere ritirati perché considerati pericolosi: il piano nazionale è quello di sostituirli con nuovi prodotti più sicuri, che verranno regalati alle varie famiglie.
Tom è uno dei vecchi robot che sta quindi per essere ritirato e la famiglia alla quale appartiene non lo permette. Già il fatto di aver dato un nome al proprio robot fa intuire il motivo, ma per essere più espliciti: la famiglia si è affezionata a Tom e viene considerato un membro a tutti gli effetti.
Mi ha fatto pensare alla sempre eterna battaglia tra generazioni, battaglia portata avanti dal progresso. Le nuove generazioni cercano di fare capire a quelle vecchie che c’è di meglio, che le cose possono essere perfezionate, mentre le vecchie generazioni si aggrappano a denti stretti alle loro cose, che sono a loro volta un progresso di generazioni ancora più vecchie.
Tuttavia non sono sicuro che fosse questo il messaggio che voleva trasparire: sembra che l’autrice stia dalla parte delle vecchie generazioni, anche se qui è più che evidente che i robot come Tom siano comunque frutto del progresso.
Lettura interessante. Unica pecca è la moltitudine di personaggi che hanno solo un nome all’interno della storia senza avere un vero e proprio ruolo.
DEA DI FERRO DELLA MISERICORDIA di Olga Cighirinskaja (traduzione di Silvia Carli) :
Un racconto particolare, a mio avviso, soprattutto in un’antologia che vuole essere fantascienza. Ambientato in un’acciaieria, si ragiona sul fatto che il futuro non è proprio come è stato immaginato eppure questa immaginazione qualcosa ha indovinato: l’unità dei popoli, per dirla in poche parole, ma in maniera inattesa, se mi passate il termine. Ci sono svariate etnie che lavorano nella fabbrica, quindi in un certo senso l’unità è avvenuta, giusto?
Il racconto narra di un evento avvenuto nell’acciaieria sopra menzionata, evento che porterà i personaggi principali a monologhi/dialoghi sulla guerra passata da ormai da anni. Sono pensieri che sfociano quasi in filosofia, e non lo dico con cattiveria.
Okay, non c’è nessuna astronave, nessuna scienza futuristica che domina il mondo, nessun viaggio interplanetario come di solito vuole la fantascienza, ma credo che il racconto abbia il suo perché nell’antologia. La storia vuole far pensare sui rapporti tra umani e credo che ci riesca. Le analogie con l’usura dei macchinari della fabbrica sono quasi velate, ma in primo piano: una cosa molto piacevole da leggere.
PLACENTA di Dmitrij Boguckij (traduzione di Silvia Carli) :
Idea interessante, resa purtroppo non in maniera perfetta a mio avviso.
Siamo in un futuro dove esiste una cosa chiamata Codice Rosso, una sorta di virus mischiato con la rivoluzione delle macchine: sembra che i nanorobot che non sono più controllati dall’uomo siano in balia a una sorta di evoluzione naturale, quindi cercano solo di riprodursi. Si tratta di biotecnologia, quindi.
Nel futuro in cui siamo, la protagonista ha degli ovuli messi da parte (nella Piramide) e ha deciso che è il momento di sfruttarli e di dare al mondo dei figli, usando una madre surrogata che trova tra le vittime del Codice Rosso. Questa madre non è stata contagiata perché è al 100% naturale, non provvista di alcun potenziamento con la tecnologia, potenziamenti che, se ho capito bene, possono condurre all’immortalità: basta sostituire i pezzi consumati per risentirsi giovani.
La struttura e lo stile del racconto tuttavia mi sono parsi un po’ confusionari. Ho dovuto rileggere spesso vari passaggi, anche solo di azione, per capire in che punto della storia stessi. L’immedesimazione non è un granché, così come la trama.
Riconosco l’enorme potenziale che ha il racconto, ma secondo me ne ha sfruttato solo una minima parte.
LA MEMORIA è UNA CHIACCHIERA di Yaroslav Barsukov (traduzione di Silvia Carli) :
Ecco che l’antologia però riguadagna subito il minimo terreno perso con questo racconto.
Si parla di trapianto di indole, che, come suggerisce il termine, è il processo di passaggio di alcuni tratti caratteriali da una persona all’altra. Sembra una cosa molto futuristica, vero?
L’autore però ha saputo coglierne le contradizioni: siamo le stesse persone di prima dopo un trapianto simile? A distanza di anni, noi non riusciamo a essere le stesse persone anche senza che una chirurgia simile giochi con il nostro cervello. Cosa potrebbe spingere dei genitori a fare un trapianto del genere al loro stesso figlio?
Un racconto notevole, che si svolge quasi tutto nel dialogo tra il dottore e i genitori del figlio che dovrà subire il trapianto. Sembra che il bambino in questione prenda solo sufficiente in matematica – “… sufficiente, capito dottore?” – e questo è un grande guaio: il figlio deve essere un vincente e gli uomini vincenti e di successo stanno nella finanza; per la finanza serve la matematica.
Al di là delle questione filosofiche alle quali il racconto lascia riflettere, il pensiero cade senza volere anche sulla volontà dei bambini: ci siamo mai chiesti cosa vogliono loro? E no, non sto parlando della famosa frase tratta da I Simpsons: Perché nessuno pensa ai bambini? Qui è diverso, perché la volontà del figlio viene vagamente fatta intravedere tra un dialogo e l’altro, ma non viene considerata perché “mio figlio deve essere un vincente”.
Ottimo scritto, ottima riflessione.
LUX AETERNA di Sergej Ignat’ev (traduzione di Silvia Carli) :
E chiudiamo in bellezza con il racconto che dà il titolo all’antologia. Ovviamente ambientato su Marte, almeno la parte principale, si parla della terraformazione del pianeta rosso.
Interessante la scelta di avere tre punti di vista diversi, in tre “epoche” diverse: il primo pov è prima della terraformazione, il secondo durante e il terzo anni dopo.
Ci sono vari spunti di riflessione, soprattutto nell’ultima parte del racconto. Lettura piacevole. Qualche difficoltà a collocare i personaggi nei vari dialoghi, ma è stata una lettura scorrevole.
E questo era tutto. Buone mele marziane a tutti!
Alex Coman