Prima uscita per questa nuova collana di Delos Digital, “Atlantis“, dedicata al filone sempre più seguito del SolarPunk. E quando si comincia con uno degli autori più apprezzati del panorama italiano come Davide del Popolo, le aspettative sono subito molto alte. Il suo racconto “Cinque Stagioni su Eureka” però è all’altezza e offre diversi spunti di discussione.
La recensione di Cinque Stagioni su Eureka è, come ripeto sempre, più che altro una serie di impressioni post lettura, per provare a sviscerare le emozioni che questo racconto ha portato con sè. E questo in particolare, proprio per il suo spirito SolarPunk, raccoglie molti argomenti al suo interno, spesso di estrema attualità.
Di cosa parla il libro
Davide del Popolo Riolo ci porta questa volta direttamente su un altro mondo, Eureka appunto, un pianeta dove l’essere umano ha però ricostruito società e problematiche molto simili a quelle che conosciamo sulla Terra.
Nove grandi potenze spaziali hanno colonizzato il pianeta, reciprocamente controllate da un agenzia che dovrebbe monitorare il patto stipulato in origine per non interferire o danneggiare l’ecologia indigena. Ma l’APC (“Amministrazione Planetaria Centrale”) si rivela presto uno strumento utile più per favorire la nascita di un regime totalitario che non per salvaguardare uomini e pianeti.
Nea Atene è una delle città-stato di Eureka, e qui si sviluppano le vicende di Erno e della sua famiglia, che dovranno combattere con le ingiustizie e le sofferenza di una società distopica, dove il ritorno alla democrazia non sarà affatto facile.
La recensione di Cinque Stagioni su Eureka
Recensione Cinque Stagioni su Eureka – Il tempo vive momenti differenti su Eureka. C’è una stagione delle piogge, che copre tutta la città di rivoli fangosi e nasconde le lacrime di un giovane Erno alle prese con il suo primo contatto con le difficoltà della società in cui vive.
C’è la stagione del vento, che muoveva nuvole di polvere rendendo difficile respirare. Un periodo senza pace in cui troviamo Erno chiuso in carcere, lontano dalla sua famiglia con cui ha rotto ogni rapporto, lontano da ogni consapevolezza personale e ancora incapace di vedere una qualunque strada per il futuro, suo e del suo paese.
C’è la stagione secca, dove tutto è calore e il sole la fa da padrone bruciando l’aria e la terra. E di nuovo un balzo temporale in avanti, con Erno al centro di una manifestazione piena di gente pronta a sfidare l’afa e l’APC che monitorava tutto dall’alto con i suoi droni e dal basso con le sue truppe militari.
C’è la stagione delle nebbie, che rendono difficile trovare la via, ma al contempo permettono anche di nascondersi senza essere visti, di sognare un futuro oltre la coltre. Da questa nebbia esce infatti un nuovo Erno, accompagnato da nuovi e vecchi affetti, e soprattutto da nuove speranze.
E infine c’è la stagione della neve, che imbianca e purifica tutto. Il momento di guardarsi indietro per vedere quanti passi sono stati fatti, lasciando che i ricordi si depositino come fiocchi di neve sul passato.
Il racconto di Davide Del Popolo Riolo è un viaggio che ci porta non solo a spasso nel tempo, di Eureka e dei protagonisti, ma diventa un vero e proprio affresco di una trasformazione sociale profonda. Quando parliamo di “SolarPunk” si fa sempre molto fatica a delineare bene i concetti che lo caratterizzano. Io stesso molte volte sono portato a considerare parte del genere tutte quelle storie “green” o “positive” a prescindere. Ma cosa è positivo in assoluto?
Ecco perchè è necessario mostrare un contesto, una società distopica o dittatoriale persino, in cui i protagonisti si muovono verso il tentativo di cambiare in meglio le cose. In quella visione che comprende appunto non solo il “solar” ma anche e soprattutto il “punk”, la protesta. In questo senso “Cinque stagioni su Eureka” è un vero e proprio esempio di questo genere, perchè in poche pagine riesce a farci partecipi di quanto sia importante agire concretamente in prima persona per ottenere un qualche cambiamento.
Siamo su un pianeta lontano, ma Eureka potrebbe essere tranquillamente la Terra. Nea Atene uno qualunque dei nostri stati. Ed Erno, uno qualunque di noi.
L’autore ci mette poi del suo, con la consueta precisione, semplicità (là dove è sinonimo di chiarezza) ma anche quel giusto mix tra uno stile moderno e un forte richiamo alla fantascienza più classica, in un equilibrio che ne fa un vero e proprio carattere si scrittura distintivo (e che apprezzo tantissimo).
Insomma un inizio come meglio non poteva essere per una collana che, sono sicuro, porterà tante altre belle idee da leggere.