TRAMA:
Con la fine della prima guerra mondiale, ormai ottantenne, Violette Ailhaud decide di raccontare una vicenda incredibile che ha vissuto in prima persona nel suo piccolo villaggio dell’Alta Provenza. Nel 1852, quando Violette ha solo diciassette anni, gli uomini del suo villaggio, dichiaratamente repubblicani, e quindi ostili a Luigi Napoleone Bonaparte, vengono arrestati o deportati, e chi cerca di fuggire (tra questi proprio il promesso sposo di Violette) viene passato per le armi. Per due anni nel villaggio, condotto da sole donne, non si vedono uomini: né ladri, né autorità e nemmeno preti. Ormai sfinite dalla fatica e dalla mancanza di amore, le donne stipulano tra loro un patto. Il primo uomo che apparirà all’orizzonte dovranno dividerselo, per poter ridare vita al villaggio. Prefazione di Valeria Parrella.
RECENSIONE:
Alla soglia degli ottant’anni Violette Ailhaud sceglie di rendere pubblica una parte della sua vita, precisamente gli eventi dell’anno 1852 e dei due successivi. Nel suo villaggio, a causa dell’avanzata di Napoleone Bonaparte, gli uomini si vedono costretti a fuggire o ad accettare il loro destino finendo in catene o deportati. Pertanto il villaggio si svuota della sua controparte maschile e le donne sono costrette a rimboccarsi le maniche pur di tirare avanti in una dura realtà rurale come quella. È tangibile una sorta di vuoto esistenziale; da un momento all’altro queste donne sono state separate giocoforza dai rispettivi promessi sposi, mariti, padri, figli, fratelli. Un patto sancisce questo sodalizio al femminile: qualora un uomo facesse la sua comparsa, dovrà immolarsi e “aiutarle” a ripopolare la comunità.
In una manciata di pagine – e non è impresa da poco – Ailhaud riesce a imbastire un racconto suggestivo e intrigante, posto al centro di stagioni sospese, non lesinando immagini di forte intensità attraverso uno stile immediato ma comunque evocativo. Concepisce l’archetipo di una società matriarcale che vive nell’attesa di un ritorno degli uomini e dell’urgenza di reclamare ciò che gli spetta quando finalmente uno di loro farà capolino, andando a intaccare quella sorta di equilibrio venutosi a creare.
“Il mio cuore e il mio corpo sono vuoti. Il primo piange l’uomo perduto. Il secondo l’uomo che non arriva.”
In questa storia ho comunque voluto vederci – attraverso questo cambio di prospettiva – una riflessione sul sessismo, anche se necessitava di un maggior approfondimento.
Un valore aggiunto è dato dalla presenza di un breve saggio storico a fine racconto e dalla post-fazione redatta da Valeria Parrella che impreziosisce quanto letto, suggerendo delle metafore degne di nota. Ad esempio, attribuisce loro la connotazione di Erinni e, allo stesso tempo, di Eumenidi un dualismo efficace e che si riversa anche in un altro modo: la scena di apertura vede le donne in attesa, da lontano hanno scorto un uomo, ma è talmente inverosimile questo pensiero che quasi ritengono di essere vittime di un miraggio collettivo, tuttavia, quando si renderanno conto che è reale, l’attesa lascerà il posto all’impellenza, non professano mai a voce alta questa bramosia eppure serpeggia indomita l’esigenza che il forestiero adempia a un incarico di cui si dà per scontato la sua disponibilità. Ecco, uno dei dubbi che non viene dissipato è proprio questo. Violetta asserisce che lo straniero accetta di buon grado di divenire l’uomo-seme e salvare così la comunità; eppure avrei voluto sapere il suo punto di vista, davvero egli sceglie consapevolmente di perdere la sua identità e di essere ridotto alla stregua di un antesignano donatore di sperma? L’autrice dà una risposta, ma non colma appieno questa mia perplessità. Sapere che si tratta di una vicenda autobiografica sconvolge non poco perché ti aspetti determinati elementi da un romanzo distopico e non di certo da una pagina di storia poco nota, il tutto viene narrato con grande franchezza e una disposizione d’animo volta alla spontaneità.
Molti non sono d’accordo circa l’attendibilità di quanto riportato dalla donna e ritengono si sia trattato di un caso creato ad hoc per una manovra di marketing, non ho gli strumenti per dirvi se credere o meno a quanto scritto ma ciò nonostante resta una novella implacabile e d’atmosfera.
Elisa R