TRAMA:
In un futuro fin troppo prossimo, se non sei presente sui social media, semplicemente non esisti. Sei tagliato fuori dal sistema, a nessuno interessa se vivi o se muori. Se invece i social li usi, a qualcuno potrebbe interessare. E potrebbe preferirti morto. Qual è la tua scelta? Come pensi di cavartela, quando il King della NeoTrap dispone che tu venga ammazzato a vista?
RECENSIONE:
Forse il mondo futuro sarà peggio di quello attuale, sarà forse simile a come lo racconta Stefano Tevini, il mondo dei social che diventa pervasivo e oppressivo e interferisce col mondo reale. lo inquina.
In questo mondo il protagonista subisce una vera e propria condanna: chi lo incontra può ucciderlo legalmente. La follia social diventata violenza perpetrata, la metafora diventa realtà. Il protagonista cerca dunque di difendersi seguendo i consigli del nonno. Prepara le trappole nella sua casa trasformata in un fortino. Fugge, ma restare fuori del mondo virtuale è praticamente impossibile, se non attraverso un processo di marginalizzazione in cui non si usano più carte di credito, tessere, sanitarie, servizi, ecc… Ma se sei fuori del mondo virtuale non esisti più. Per fuggire alla pubblica condanna il protagonista comincia a vivere di espedienti ai margini della società in mezzo a barboni e sbandati. Entrato in conflitto con dei giovani ricchi che si divertono a far fuori gli emarginati escogita la sua vendetta. Con grande cinismo non si ferma di fronte all’omicidio pur di poter riprender il suo posto nel mondo. Cioè prima di tutto nel mondo social.
Il racconto di Tevini è davvero molto bello ma è anche inesorabilmente negativo. Nel mondo futuro che egli dipinge non solo non c’è più il confine tra virtuale e reale, ma soprattutto non ci sono più né morale né etica, c’è soltanto il desiderio di emergere e di imporsi anche ai danni di chiunque altro. Non c’è nessuna salvezza, ci sono solo astuzia e violenza. S’impone chi è senza scrupoli. Un quadro sconfortante. Non so se il futuro sarà davvero così, certo è tristemente vero che la nostra vita ormai si gioca su questi due piani non più separabili, della realtà e del virtuale, del mondo social e del mondo vissuto. Senza eccezioni. Non a caso lo scrivo qui su un social.
Permettetemi infine una notazione sul titolo, che trovo davvero inquietante: è questa la democrazia del futuro? E ancora: la socialdemocrazia era un concetto politico molto serio, era quel nobile atteggiamento solidaristico che ha portato al benessere e alla civiltà molti paesi che noi italiani abbiamo a lungo invidiato. Che essa diventi improvvisamente sinonimo di una depravazione della civiltà, che possa assumere una valore di parodia per un mondo trasformato nell’inferno della violenza, privo di valori morali e di rispetto per l’altro, lascia davvero l’amaro in bocca.
STEFANO ZAMPIERI