TRAMA:
Il suolo è in alto. Il cielo è in basso. La metropoli è minacciata dai continui attacchi di giganteschi ragni. In questo futuro mondo rovesciato Natan vive una vita da anonimo netturbino. Finché l’incontro con i misteriosi Capovolti cambierà per sempre la sua esistenza…
Una storia di fantascienza visionaria e classica al tempo stesso. Un’indagine sulla società e sulla famiglia. L’opera appassionante e brillante di uno dei migliori talenti della nuova onda del fumetto italiano.
“Per disperazione avete costruito una ragnatela virtuale dove ci si divora a vicenda senza uccidersi. La vostra civiltà è una gabbietta per belve”.
RECENSIONE:
“Stalattite“, edita da Coconino, è un’opera grezza e permeata di brutalità passiva. Una brutalità fatta di degrado, di accettazione e di sudditanza a una realtà che non si capisce e che non si ha la forza di cambiare. Il mondo di Stalattite è al contrario, il cielo è sotto e il pavimento è sopra (sì, idea già “vista” ma non per questo meno interessante). Nessuno sa di preciso perché è così o cosa sia successo in passato, le cose non si cambiano e alla TV dicono che va tutto bene.
Natan, il protagonista della storia, è una ragazzo al limite dell’invisibilità. Uno dei tanti che affollano i soffitti in cerca di un posto in cui sentirsi a proprio agio, uno dei tanti abitanti senza prospettive che si lasciano guidare dal condizionamento mediatico e dalla forza delle menzogne confezionate ad arte da chi lavora nello show business.
“Stalattite” porta il lettore in un mondo al rovescio, lo costringe a ad accettarne la vita capovolta, per poi metterlo di fronte a un cambio di prospettiva difficile da accettare.
Pablo Cammello dipinge un mondo assurdo, sconclusionato e frustrante. Lo tratteggia con linee imprecise, a volte grottesche, che danno all’opera una componente visiva perfettamente in linea con la storia che viene narrata. Ogni vignetta sembra voler sottolineare l’assurdità della realtà, trasmette il disagio per qualcosa che non è credibile ma che qualche strana ragione funziona e sta in piedi.
L’opera presenta diverse chiavi di lettura, spesso nascoste nei dettagli e mai spiegate apertamente. Il mondo non è sempre stato al contrario, prima era normale e nessuno si è preoccupato di spiegare o di comprendere cosa sia successo in passato.
La società assimila in maniera passiva ciò che la TV gli dice, non si preoccupa di capire la verità. Non ha tempo di interrogarsi sulle cause del cambiamento e non ha voglia di provare a sistemare le cose.
Il punto di vista, la prospettiva con cui si guardano le cose, con cui si affrontano le paure o le diversità è (almeno è quello che ho percepito io) il tema portante della storia.
Guardare le cose in maniera diversa. Interrogarsi su cosa sia giuso o sbagliato. Provare a comprendere chi è diametralmente opposto a te sono alcuni dei traguardi che Natan ci aiuta a raggiungere. Piccoli passi, forse banali, ma mai scontati in un mondo in cui nessuno ha voglia di compierli.
“Stalattite” è un’opera interessante, leggermente complessa ma ben congeniata.
Credo che valga la pena leggerla.
A presto
Delos