Buongiornissimo distopici!
“Leggere Distopico” si è già occupato di questo romanzo, potete leggere qui la recensione molto severa di Liliana Marchesi pubblicata nel febbraio del 2020. Vi propongo ora una rilettura da una diversa prospettiva.
La mia opinione infatti è che si tratti di uno dei romanzi più interessanti e originali letti negli ultimi anni e soprattutto un esempio efficace di quello che io chiamo Distopia critica. Certo, il romanzo può legittimamente suscitare reazioni molto diverse, e il lettore è chiamato a prendere posizione. Comunque la si pensi quel che è certo è che non si può restare indifferenti.
TRAMA:
La trama è complessa perché segue le vicende di numerosi protagonisti a partire da un’idea iniziale folgorante (letteralmente): le donne scoprono di possedere una forza nuova, la capacità di emettere una potentissima scossa elettrica. Non è ben chiaro come questo sia avvenuto, forse per conseguenza di un avvelenamento, ma non ha importanza. La scoperta porta le donne di tutto il mondo a un rovesciamento radicale dei rapporti rispetto agli uomini.
La capacità di infliggere dolore e morte spinge le donne ad acquisire un ruolo nuovo all’interno della società, ma al contempo porta a replicare atteggiamenti e comportamenti tipicamente maschili. Contrariamente a qual che si potrebbe pensare la scalata sociale femminile non comporta una trasformazione positiva della società, ma acuisce piuttosto le sue contraddizioni di fondo. Lo si comprende molto bene seguendo le vicende di Roxi parte di una famiglia di malviventi che spaccia nel mondo una droga potentissima. O quella di Margot donna in carriera politica. O ancora quelle di Allie che usa la propria potenza elettrica per nominarsi come una nuova Eva e fondare una setta religiosa che pretende di rovesciare i fondamenti della religione stessa.
“Dio ama noi tutti – dice – e vuole farci sapere che Lei ha semplicemente cambiato veste. Lei è oltre il femminile e il maschile. È al di là dell’umana comprensione. Ma richiama la vostra attenzione su ciò che avete dimenticato. Ebrei: guardate Miriam, non Mosè, per tutto quello che potete imparare da lei. Musulmani: guardate Fatima, non Maometto. Buddisti: ricordatevi di Tara, la madre della liberazione. Cristiani: pregate Maria, per la vostra salvezza.”
La vicenda trova il suo culmine nella fondazione di uno Stato interamente dominato dal femminile. Ma contrastato dagli altri paesi ancora in mano agli uomini. La guerra è inevitabile. Cerca di testimoniarla Tunde un reporter che subirà arresti e torture, e dovrà fuggire cercando di difendersi dalla furia delle soldatesse.
RECENSIONE:
Il romanzo certo vuole mostrare senza mezzi termini l’ascesa al potere delle donne. E anche l’inevitabile sete di vendetta per una secolare sottomissione, per tutte le violenze subite e che ora vorrebbero restituire. Ma al contempo l’autrice mostra come il potere in sé nelle sue forme peggiori non cambia. Anche la dittatrice del paese in cui dominano le donne non fa altro che imporsi con spietata prepotenza sugli uomini. Non ci troviamo soltanto di fronte alla narrazione della riscossa femminista, ciò che emerge è una drammatica e impietosa analisi del potere e della sua terribile capacità di trasformare le persone. Chi può imporsi con la forza, con la violenza, prende il potere nelle sue mani e istituzionalizza la propria superiorità. Che si tratti di uomini o donne il risultato non cambia. La violenza di genere non è annullata ma rovesciata. Nella distopia della Alderman infatti sono le donne che umiliano, violentano, emarginano gli uomini.
Un’ultima osservazione, nella finzione narrativa i fatti sembrano avvenire in un futuro a noi molto vicino, ma la narrazione invece sembra collocata in un futuro lontanissimo. Un tempo nel quale all’autore del libro viene suggerito di firmarsi con un nome femminile per non restare confinato nel genere marginale della “letteratura maschile”. Un rovesciamento perfetto dunque. E inquietante.
STEFANO ZAMPIERI