TRAMA:
Un attacco terroristico innesca il collasso dell’Europa. Decenni dopo il crollo bizzarre figure lottano per la sopravvivenza e per la supremazia in ciò che resta di città, tunnels e campagne nella Mittel Europa. Litigiosissimi Pastafariani, imboscati, guerrieri, esploratori si muovono in un contesto di sopraffazione e reciproco sfruttamento in una pantomima che rispecchia, parodizzandole, le dinamiche della letteratura post-disastro.
RECENSIONE:
I topoi della letteratura post apocalittica ci sono tutti e sono gestiti con mano sicura. Le interazioni fra personaggi sono pervase da una profonda ironia che spesso eccede e rischia di scivolare verso la forzatura. Notevole è la carica grottesca della narrazione, l’autore infonde nella vicenda un ritmo rapido e disinvolto, sempre carico d’ironia e una forte capacità dissacrante. Molto frequenti i parentetici nel testo, con funzione esplicativa e più spesso ironica. L’opera sembra tendere alla parodia sistematica del genere post-apocalittico, verso una parodia sì sapiente, ma allo stesso tempo non esente da forzature che minano la leggibilità dell’opera stessa.
L’insistenza compiaciuta e dissacrante sugli aspetti triviali della vita biologica, inoltre, rende la lettura a tratti sgradevole. L’effetto è ricercato e perseguito, naturalmente, ma la reiterazione di formule e immagini basso-materiali provoca in chi legge, alla lunga, un senso di sazietà, se non direttamente di fastidio.
Questo romanzo, che molto ha (o vuole avere) de Il pianeta irritabile di Paolo Volponi può essere letto come parodia di un genere, quello distopico, che a mio parere avrebbe più bisogno di opere rappresentative e innovative che di parodie o variazioni ironiche sul genere, ma “Ratava” rappresenta comunque un esempio di non peregrino valore di prosa narrativa disinvolta e, a suo modo e sui generis, notevole.
“Il fatto che la densità degli Assassini, con le loro barbe nere e i coltelli luccicanti anche nella semioscurità del Tunnel (perché di semioscurità si sta parlando), crescesse in modo esponenziale (rispetto al tempo ovviamente) era un buon segno ma anche no.”
“Dopo che l’ultimo Metal cosciente si era buttato nel Sill, per raggiungere l’Inn etc. etc. il Prodigioso Spaghetto Volante, insieme a tutti i mestoli di acciaio inox tintinnanti, era sparito misteriosamente così com’era arrivato. Un altro prodigio della Sua spaghettosa e onnisciente bontà avrebbero certamente scritto in futuro molti commentatori, accreditati o meno.
– Ma non si può avere un cappuccino? Un’altra Frittella del Guerriero proprio non la reggo.
– Fleg accontentati. Scwatsy sta cercando rifiuti biochimici nel tunnel di servizio per colazione.”
Grazie.
Ciao
Roberto Risso
Ciao Roberto,
sono Giuliano, l’autore di Ratava. Grazie per il tempo che hai dedicato alla recensione del mio lavoro. Recensione che ho apprezzata e trovata interessante. Interessante è il tuo approccio al lavoro ovvero la parodia, alla qual cosa proprio non avevo pensato durante la stesura. Avevo in mente piuttosto un’allegoria del futuro prossimo venturo. Un’allegoria dove l’elemento dissacrante (che tu hai cosi ben individuato) e l’ironia o forse l’autoironia fossero elementi trainanti della trama. Trama che aveva la pretesa (anche se in chiave allegorica) di preconizzare il nostro futuro.
Un caro saluto.
Caro Giuliano
Grazie a te per l’apprezzamento e per le precisazioni. Continua a scrivere SF per favore!
Un caro saluto e buona estate
Roberto