Recensione: “Elysium” di J. M. Brisset

TRAMA:

C’è un computer nell’atmosfera che ricorda, ricostruisce e racconta la storia di un amore che attraversa il tempo, la guerra e l’invasione. C’è una città luminosa che nel tempo diventa pallida immagine di se stessa, riflesso della vita dei suoi abitanti. Ci sono Adrian/Adrienne e Antoine/Antoinette che vivono la trasformazione di un amore totale. E c’è Elysium, simbolo di morte e sopravvivenza, di lutto e rinascita.

RECENSIONE:

Ringrazio gli amici di Zona 42 per avermi suggerito questo romanzo. Ottimamente tradotto da Martina Testa, “Elysium” è un romanzo duro da digerire per i puristi del genere.

Attraverso Adrian/Adrienne e Antoine/Antoinette viviamo una storia d’amore eterna, combattuta e travagliata alla ricerca della sublimazione. Due anime destinate a trovarsi, sempre. Capaci di soffrire, di amarsi o di morire, ma mai da sole. Due spiriti che si inseguono in un mondo soffocato da una nube tossica, che si amano sotto il terrore di un’invasione aliena.

Jennifer Marie Brissett dettaglia un futuro complicato, nuovo e che esce da molti dei canoni standard della letteratura.

Frasi brevi, monche, con una cadenza narrativa quasi ansimante si sovrappongono a codici binari e vecchi comandi MS-DOS. Storie concatenate che, per creare in disagiante senso di déjà-vu, ripropongono (credo, non sono andato a rileggere e confrontare per cercare eventuali micro differenze) intere porzioni di testo.

Un’interazione uomo macchina che esce dalla zona di confort, così come alieni indescrivibili che arrivano da un realtà con più di tre dimensioni. Un futuro ucronico che si avvia verso uno stermino apocalittico. Un “non dimenticarmi” che riecheggia continuamente sopra la mortalità.

Questi sono alcuni dei dettagli che emergono con prepotenza dal romanzo. I cardini su cui l’autrice ha costruito una storia tanto complessa da risultare ostica per coloro che cercano una linearità narrativa.

Ma… c’è sempre un “ma” con me… Non è un testo veloce, a tratti la ripetitività dei déjà-vu risulta eccessiva. La storia d’amore predomina sulla costruzione delle scene, mettendo in secondo piano il potere evocativo che emerge dai dettagli dell’ambientazione. Ovviamente questa è una considerazione puramente personale, legata principalmente alla mia voglia di vedere/sapere di più degli alieni multidimensionali o del mondo cosparso di cenere.

Elysium” è, a mio modesto parere, una delle opere più interessanti degli ultimi anni. Non ci sono rivoluzioni letterarie o grandi innovazioni, c’è la maestria nell’unire le discontinuità e il caos per dargli una forma e un senso. C’è la capacità di dare peso al non detto, di raccontare l’irraccontabile e di fondere dettagli apparentemente slegati in un unica grande storia.

A presto

Delos

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