Bentrovati distopici!
Oggi vi vorrei parlare di un romanzo che ho avuto l’opportunità di leggere. Si tratta del libro avente come titolo: “Memorie di una ragazza interrotta” scritto da un nostro ex membro dello staff, l’apprezzatissima Romina Braggion. Una storia originale che scuote l’animo del lettore che, si ritrova all’epilogo con il cuore come un maglioncino di lana passato alla centrifuga.
TRAMA
In un futuro piuttosto remoto, la giovane Ada è una sophista, una studentessa che vive in una comune di sole donne sulle montagne intorno al Lago Maggiore, con un impatto sostenibile sul territorio. Come le altre compagne, le giornate di Ada sono scandite da studio, lavoro e socialità, ma questa non è un’organizzazione di tipo monastico. I rapporti interpersonali sono regolati da relazioni totalmente aliene, con ruoli sessuali come matrici e nutrici: questo in virtù di una mutazione iperosmica in seguito alla quale gli umani maschi, si sono estinti secoli prima.
E allora il travaglio interiore di Ada, che la conduce alla soglia della maturità, affonda le radici in una vicenda molto più prossima al nostro tempo: la fuga di due donne, Elisa e sua madre, attraverso un mondo lacerato da una vera e propria guerra totale tra i generi: il futuro della civiltà è affidato alle due, alla loro eredità morale e al Libro delle Femmine che ne sarà il risultato, e che dopo secoli rischia di fossilizzarsi in un dogma inattaccabile.
RECENSIONE
Questa è, stata, indubbiamente, una recensione difficile da scrivere, infatti, da quando ho terminato la lettura è trascorso quasi un mese! Questo perché mi ha permesso di riflettere su ciò che avevo appena letto. Ma partiamo dalla trama: il romanzo si snoda su due fili narrativi e temporali differenti. Il primo racconto riguarda la storia di Elisa e di sua madre in perenne fuga in quanto Elisa possiede nel suo patrimonio genetico un’alterazione di rilevante importanza. Il rapporto fra le due è conflittuale ma anche di dipendenza reciproca. Grazie a questa mutazione, la ragazza è dotata di un olfatto incredibile che gli permette di percepire le cattive intenzioni degli uomini.
La seconda storia, direttamente collegata alla prima, trasporta il lettore in una comunità di sole donne, nata all’alba dell’estinzione definitiva del genere maschile. Questa porta il nome di “Fondotoce” e si estende sulle sponde del Lago Maggiore, zona nella quale la nostra scrittrice vive. Questa è, una vera e propria comunità che vive in armonia con l’ambiente e secondo sani principi con una complessa organizzazione interna. Il funzionamento di Fondotoce rimanda ai concetti che troviamo nel genere Solarpunk, dai quali Romina trae ispirazione ed ai quali fa capo.
Lettura, per me, intensa e estremamente coinvolgente, sicuramente non semplice per le tematiche trattate. L’ho trovata per le argomentazioni molto profonda, cruda, reale. Romina non filtra la realtà, la descrive per quello che è senza tanti fronzoli o giri di parole e soprattutto senza omettere nulla.
Il suo stile è fluido e accattivante; il lettore è assorbito dalla narrazione. Le descrizioni sono piuttosto dettagliate sia dal punto di vista ambientale che situazionale. Il romanzo una volta concluso mi ha gettato completamente nel panico, a causa dei numerosi quesiti che mi ha fatto nascere. Mi è piaciuto? Non mi è piaciuto? Sinceramente? Non so rispondere ancora adesso! .
La storia l’ho trovata molto originale, tuttavia, non sono riuscita molto a farmi coinvolgere dai personaggi. Non ho stabilito con essi un rapporto empatico, essi non rivestono propriamente questo ruolo ma sono portavoce di un ideale. Elisa, fredda, calcolatrice mi ha messo letteralmente i brividi, ma nella sua metodicità nasconde un fine sottile. Ada, più “umana” rappresenta il suo opposto. Quindi entrambe vanno oltre il semplicistico significato di personaggio che non consente una reale identificazione a mio avviso.
Complessivamente lo reputo un romanzo valido nel quale la scrittrice ha espresso in maniera esaustiva le sue qualità e le tematiche sulle quale orientarsi. Un buon inizio che fa presagire il meglio!.
A presto!
Valentina Meana
IL PEGGIOR LIBRO CHE ABBIA MAI LETTO!
Purtroppo l’ho trovato noiosissimo e leggere ogni pagina è stata un’impresa disumana. Vi giuro che una volta finito mi sembrava di aver corso una maratona, ma senza le endorfine che la corsa fa produrre al nostro corpo. Ero solo spossata.
È veramente banale e inoltre non succede quasi nulla per la maggior parte del tempo. Quindi caliamo un velo pietoso sulla trama.
Non mi addentrerò nemmeno sulla descrizione dei personaggi, perché più che demenziali, scontati, noiosi, non saprei come altro descriverli.
La scrittura? Piatta, mi ricorda il tema di un mio compagno di classe delle medie.
Che altro dire… non lo consiglierei soprattutto alle persone fiduciose come me, che aspettano di finire un libro prima di giudicarlo! Rimarreste molto delusi!!
Grazie per aver condiviso con noi la tua opinione! è sempre interessante avere riscontri diversi!.