Rieccomi a voi per parlarvi di un’opera tanto forte quanto discussa. Ho ragionato a lungo prima di decidermi a parlarvi di “Made in Abyss“, di Akihito Tsukushi, edito in Italia da J-Pop.
TRAMA
In un mondo ormai setacciato in ogni suo angolo, l’”Abisso” è l’unico anfratto rimasto inesplorato. Un gigantesco pozzo verticale di cui non si conosce la profondità, nascondiglio di strane creature e preziosi cimeli che la civiltà moderna non sa spiegare. Il mistero rappresentato dall’Abisso affascina la razza umana, e molti avventurieri hanno lanciato la loro sfida alla voragine. A loro, è stato dato il nome di “cercatori”.
La giovane orfana Riko vive nella città di Orth, costruita sulle fortune dell’Abisso, e sogna di diventare un giorno una grande cercatrice come la madre. Un giorno, mentre si addestra sul ciglio dell’Abisso, trova un robot straordinariamente simile a un essere umano… La loro avventura inizia qui!
RECENSIONE
Strutturato su una base fantasy il manga è incentrato sulle gesta di Riko, un’orfana dodicenne, e del suo amico Reg, un droide umanoide. La storia inizia a Orth, una città che sorge attorno a una voragine di un chilometro, denominata Abisso, meta di cercatori di tesori. Ogni strato di profondità presenta delle caratteristiche differenti, a partire dalla vegetazione e dalla fauna che lo popola, per finire ai sintomi di risalita che si fanno più gravi man mano che ci si discende. Solo pochi esploratori sono riusciti a risalire dai livelli d più bassi, i Fischietti bianchi, e quasi nessuno di loro ne è uscito indenne.
L’Abisso è un incubo di terrore e sofferenza, un luogo in cui trovare tesori mettendo in gioco la propria vita o pezzi del proprio corpo.
E quindi? Un manga avventuroso con personaggi pucciosi. Mi pacerebbe dirvi che avete ragione, ma non posso. “Made in Abyss” è una gigantesca metafora fatta di crudeltà a violenza. Una storia disturbante in cui l’innocenza dei bambini si scontra con la violenza degli adulti. Tutto sembra creato per rappresentare, graficamente e narrativamente, il mondo attraverso gli occhi buoni di un bambino.
I giovani protagonisti hanno occhi grandi, sanno sorridere anche nella disgrazia e sono spontanei. Gli adulti invece sono rigidi, dei pupazzi dal sorriso malvagio che sfruttano gli orfani senza ritegno. Non si fanno scrupoli a mandarli a morire a deviarne la percezione della vita fino a rendere “normale” la mostruosità.
I ragazzini e le ragazzine, tutti in età prepuberale, sono vittime di abusi e di violenze inaudite. Le vedono ovunque, le accettano e le rendono parte della loro vita. Nel manga gli abusi sessuali, le mutilazioni o l’annullamento della voglia di vivere sono temi forti, pregnanti, che emergono attraverso i piccoli corpi delle vittime con un contrasto fortemente disturbante. Quei piccoli visini parlano di sesso o morte con un’ingenuità che lascia senza fiato, che ti stringe lo stomaco pensando a cosa accadrebbe se si rendessero conto del male che gli viene fatto, se smettessero di accettarlo come unico modo di vivere gli è stato insegnato.
Infezioni, dolori, alienazione e crudeltà rendono impossibile ogni tipo di rapporto umano. L’amore è irrealizzabile e la fiducia è sempre atta a ottenere l massimo dai piccoli schiavi. Non esiste nulla di buono per i bambini, a parte la loro forza d’animo e la fiamma della speranza che gli brucia nel petto.
“Made in Abyss” è un manga forte, molto lontano da quello che si può pensare sfogliandolo distrattamente. Ha una narrazione che mette i brividi se si entra in sintonia con la metafora che viene presentata. Guardare il mondo con gli occhi di un bambino, vederne la cattiveria e assimilandone l’orrore è qualcosa che fa male. Troppo male per essere solo “una storia a fumetti”.
A presto.
Delos