È il 2036, venticinque anni dopo l’avvento della Grande Cacofonia che ha distrutto la rete di comunicazioni globale inaugurando l’era post-Internet. In un mondo incerto sulla soglia del tempo che ospita le vestigia di passato, presente e futuro – dove in rigogliosi boschi sloveni ci si imbatte nei corpi di soldati austroungarici mentre a Edo conturbanti cyborg vengono assunti come agenti teatrali – tre vecchi amici, Zoja, celebre poetessa trapiantata a Brooklyn, Evan, geniale regista teatrale allo sbando, e Kras, ex ministro della Guerra, saranno destinati a incontrarsi riannodando i fili interrotti delle loro esistenze in una narrazione esilarante e gioiosamente anarchica capace di evocare con occhio profetico una possibilità del nostro più imminente futuro.
RECENSIONE
“A\Metà” – titolo originale “Na/pol” – ha permesso allo scrittore sloveno Jasmin B. Frelih di conquistare il premio come “Miglior esordio letterario” all’annuale Slovenian Book Festival.
Egli ammanta di elementi distopici la sua opera-mondo di ben 361 pagine, siamo di fronte a una fantascienza dilatata, non strettamente tecnologica, che si dimostra di grande immediatezza grazie anche all’agevole traduzione di Michele Obit.
Tuttavia il genere fantascientifico è solo un pretesto per raccontarci come il mondo che conosciamo potrebbe diventare, l’autore sembra quasi aver profetizzato con sette anni di anticipo ciò che la pandemia sta suscitando; non dobbiamo fare dei social network la nostra ancora di salvezza, i nostri occhi sono sempre più abituati all’immediatezza dei feed\post ma non ci rendiamo conto di quanto ciò limiti il modo di esprimerci, siamo circoscritti in 280 caratteri. Bisogna scollarci dagli schermi di pc, smartphone e quant’altro e scendere in campo per cercare di salvare il salvabile, a cominciare già dal mettere in discussione il nostro smodato legame con la tecnologia.
Ambientato nel 2036, “A\Metà” si presenta come un romanzo corale nel quale vengono intrecciate tre diverse storyline, i protagonisti vivono una realtà ad alto tasso telematico che a causa di una tempesta solare o, per meglio dire, degli strascichi di quella che viene chiamata “Grande Cacofonia”, si avvia al collasso.
La generazione del futuro, i cosiddetti Millennials, dovranno fronteggiare una disconnessione totale dal mondo del web.
“la società è in decadenza
perché le manca immaginazione
e sbadiglia
e si sente stanca
e la voce le manca.”
Con il genere distopico condivide un annientamento del passato e un futuro gravato da numerose incognite.
Non c’è dato sapere quali siano state le cause che hanno comportato lo stravolgimento della Nazione nell’ambito politico e sociale, siamo trasportati direttamente nel 2036; perfino il worldbuilding viene messo in un angolo, ma non se ne avverte la mancanza perché sono le dissertazioni dei personaggi a mantenere viva la nostra attenzione, è il linguaggio a rappresentare il punto focale dell’opera. Folle e complessa, alterna un liricismo contemporaneo a un linguaggio diretto e che vuole “sconvolgere”.
L’autore orchestra il libro come una sorta di straripante flusso di coscienza, giocando sulla presenza di flashforward e di flashback, disseminando tra quelle pagine momenti ispirati e ispiranti tali da rasentare la prosa poetica.
L’elemento caratterizzante di questo romanzo sta tutto nella combinazione coerente di complessità e immediatezza; il primo aspetto lo si nota dalla presenza di più chiavi di lettura che lo rendono “a strati”, mentre il secondo è proprio la facilità con il quale ci si approccia al libro, le pagine scorrono piacevolmente.
Abbiamo bisogno di uno stimolo per aprirci veramente. Non ci conosciamo. In fondo, non ci conosciamo. […] La gente non ha bisogno di poesie. Ha bisogno solo di un orecchio che l’ascolti.
“A\Metà” è un delicato cubo di Rubik da risolvere che per le visioni allucinate da speculative fiction, ricreate al suo interno, mi ha trasmesso la sensazione di ritrovare il mio amato Cartarescu.
In questo romanzo Jasmin B. Frelih presta la sua penna provocatoria, autentica e fresca per narrarci una storia avvincente e premonitrice.
Elisa R