Manhattan, 2118. New York è diventata una torre di mille piani, ma le persone non sono cambiate: tutti vogliono qualcosa, e tutti hanno qualcosa da perdere. La spregiudicata Leda, che brama una droga che non avrebbe mai dovuto provare e un ragazzo che non avrebbe mai dovuto toccare. La viziata Eris, che dopo aver perso tutto in un istante vuole risalire, ma presto comincerà a chiedersi quale sia veramente il suo posto. L’intraprendente Rylin, che un lavoro ai piani alti trascinerà in un mondo – e in una relazione – mai immaginati: la nuova vita le costerà quella vecchia? Il geniale Watt, che può arrivare ai segreti di ciascuno e, quando viene assunto per spiare una ragazza, si troverà imprigionato in una rete di bugie. E sopra tutti, al millesimo piano del Tower, vive Avery, disegnata geneticamente per essere perfetta. La ragazza che sembra avere ogni cosa, tormentata dall’unica che non dovrebbe nemmeno desiderare…
RECENSIONE
Quando hai troppi ebook, salvati ad minchiam, poi ti torvi un titolo nella lista e pensi E questo? Dai, leggiamolo. Così è iniziata la mia avventura con questo romanzo.
I palazzi di New York si sono fusi per formare una torre gigantesca che arriva tre chilometri di altezza, mille piani in cui vivono milioni di persone. Un progetto finanziato da grandi investitori, un concentrato di futurismo e di classismo, per creare una Torre di Babele in cui i ricchi stanno in cima. La torre di New York è organizzata in base al reddito dei cittadini, ai piani bassi – downtown – troviamo più poveri, in mezzo – midtown – i benestanti e ai piani alti – uptown – i ricchi, che hanno accesso a tutto ciò che desiderano.
Il romanzo inizia subito col botto, si apre con una ragazza che precipita dal millesimo piano. L’ultimo, quello a cui tutti ambiscono, quello a cui nessuno può arrivare.
Attraverso cinque punti di vista l’autrice racconta un futuro in cui il divario tra ricchi e poveri ha assunto una connotazione verticale. In cui le persone sono costantemente connesse ai social grazi alle lenti a contatto. Un luogo senza finestre, solo con degli enormi schermi che proiettano immagini fasulle del cielo, e del mondo esterno. Una torre in cui l’ambizione si consuma tra i piani e la claustrofobia è pressante.
Una città verticale che in parte mi ha ricordato Abissi d’acciaio, ma che vive e segue regole completamente differenti, più banali ed infintamente meno interessanti. I giovani ricchi sono annoiati, drogati e banalmente perfidi. Piatti, senza nulla che li renda vivi. I poveri, dovendo in qualche modo inseguire la vita, hanno più forza. Sono interessanti, almeno fino a quando non finiscono tra le braccia dei ricchi.
The Tower è uno YA che ricalca fedelmente molti clichè e che propone schemi comportamentali come quelli già visti in OC, The gossip girl, Pretty Little Liars, tanto per fare degli esempi che conosco anch’io. Amori, tradimenti e intrecci che, per il mio gusto, sono molto meno interessanti dell’ambientazione in cui si svolgono.
Sicuramente un romanzo che può piacere agli estimatori e alle estimatrici di The Selecion, Giovani Carine e Bugiarde etc… ma non consigliato per chi cerca una maggiore profondità narrativa o un’esplorazione dei motivi per cui la città è diventata un feudo verticale.
A presto.
Delos
Di solito non do recensioni negative: se un libro non mi piace, semplicemente lo ignoro. Ma in questo caso, ho fatto eccezione. Letto per curiosità – per via dell’ambientazione, anche nel mio caso. Dopo il primo capitolo, avrei voluto scuoterlo via dal kindle, ma ha avuto la meglio la curiosità generata dall’incipit (unica cosa che salverei di tutto il libro 🙂
Non è solo un concentrato di clichè deprimenti (anche perché il futuro NON viene considerato distopico, nel libro; posso però capire benissimo come mai lo abbiate incluso qui: anche secondo me è una distopia a tutti gli effetti!) La cosa che ho apprezzato ancora meno è stato il fatto che tutta questa tecnologia è solo un fondale di cartoncino, nel senso che influenza poco o nulla la trama. La premessa era affascinante, e ovviamente l’incipit mi aveva colpito molto. Va be’: sbagliando si impara.