Pubblicato nel 1907 ed ambientato nel 1903, il romanzo in poche pagine proietta il lettore nell’anno 2003: uno scienziato, scopritore di una tecnica ibrida botanica/criogenica, decide di sperimentare un lungo sonno centenario per poi “risorgere” e scoprire le “meraviglie” che attendono le generazioni future, coinvolgendo nella sua avventura un giovane avventuriero milionario e annoiato dalla vita. Emilio Salgari, utilizzando lo pseudonimo di Guido Altieri (suo presunto nipote), anticipa la corrente futurista italiana e con questo romanzo, peraltro considerato l’opera prima della fantascienza italica, dimostra che le proprie capacità visionarie trascendono non solo lo spazio ma anche il tempo: si ricorda al lettore, difatti, che l’autore non visitò mai le località in cui ambientò la maggior parte dei suoi romanzi; in questo, invece, predice temi di grande attualità odierna: inquinamento, sovrappopolazione e terrorismo nonché molte invenzioni tecno-scientifiche
RECENSIONE
Sicuramente chi volesse intraprendere quella storia della fantascienza italiana che ancora manca, dovrebbe passare con molta attenzione attraverso questo vecchio romanzo di Emilio Salgari, Le meraviglie del duemila, pubblicato per la prima volta nel 1907 ma scritto tra il 1902 e il 1905. L’autore è ben noto come scrittore per ragazzi, grande iniziatore del romanzo d’avventura ed esotico, pensiamo al ciclo di Sandokan, ai Pirati della Malesia ecc. Non c’è dubbio che in questo contesto di una scrittura commerciale attenta al favore del pubblico si inserisce anche la proposta fantascientifica di Salgari. È piuttosto evidente a qualsiasi lettore attento che Salgari ha ben presente le esperienze di poco precedenti di Wells in particolare, anche se le traduzioni italiane sono più o meno contemporanee.
Altrettanto certo è che la sapiente mano del narratore d’avventura si sente bene anche in questo romanzo di tipo piuttosto descrittivo, eppure coinvolgente e godibile per il lettore.
La vicenda si snoda a partire da un protagonista, lo scienziato Toby Holker, che ha scoperto le straordinarie virtù di una pianta esotica, capace di indurre uno stato di morte apparente. Egli convince un amico, il nobile ricco e annoiato James Brandok, il quale disgustato ormai dall’esistenza e prossimo a farla finita sente di non aver nulla da perdere e quindi accetta il rischio dell’avventura che gli viene proposta. Bevono dunque la pozione e vengono chiusi in una specie di sarcofago refrigerato dove resteranno per cento anni per essere poi risvegliati alle soglie del Duemila. In questo modo essi realizzano un vero e proprio viaggio nel tempo. Qui trovano la nuova società avanzatissima, dove si possono spostare servendosi di macchine volanti o di treni ad aria compressa, muovendosi rapidamente dall’America all’Europa, visitando grandi città, e anche città sottomarine. Domina su tutto la forza dell’elettricità, il vero sogno dell’uomo della fine dell’800 e dell’inizio del 900. Energia prodotta soprattutto dai grandi Mulini che sfruttano la Corrente del Golfo.
I pranzi vengono serviti da una macchina; gli abitanti del futuro sono vegetariani non tanto per scelta ma per necessità, dal momento che tutti i terreni sono coltivati per permettere alla popolazione, aumentata molto nel tempo, di mangiare. Al contempo gli uomini hanno sostituito la carne con una pillola. Gli uomini del Duemila intrattengono positive relazioni con i marziani. Ogni famiglia ha una specie di comunicatore con il quale riceve tutte le notizie del giorno; le città sono pulite da macchine simili ad elefanti.
Salgari, memore probabilmente dei fatti che hanno caratterizzato la fine dell’800, sogna un mondo liberato dal pericolo dell’anarchia, cioè dell’opposizione degli oppressi, perché infatti gli anarchici sono confinati al polo nord dal momento che vengono ritenuti un reale pericolo per il mondo e ora sono costretti a vivere li con le proprie mogli, mentre i figli vengono prelevati e mandati in Europa o in altri continenti a studiare e a rieducarsi.
Il finale è meno ottimista dell’insieme della narrazione. I due protagonisti infatti soffrono sempre di più la nuova realtà e in particolare vengono travolti dall’energia diffusa nell’aria, nel terreno, in ogni luogo della nuove città del futuro. Fino ad esserne sconvolti e perdere il senno.
Il romanzo, godibilissimo, risente chiaramente dei grandi modelli, già affermati al tempo, di Verne e H. G Wells, ma dimostra grande maestria nel costruire l’avventura, e non poteva essere diversamente. Certo, come tutta la fantascienza del secolo scorso, lascia in bocca un sapore d’antiquariato, le novità strabilianti allora attese e immaginate, sono state in gran parte superate dalla realtà di oggi, tranne forse per quell’uso esclusivo dell’energia pulita, qui rappresentata dall’elettricità, che resta un progetto irrealizzato del nostro tempo. Su questo siamo indietro e dobbiamo inseguire il sogno di uno scrittore del secolo scorso.
STEFANO ZAMPIERI