La prima stagione aveva lasciato tutti a bocca aperta, soprattutto chi non era molto avvezzo con le tecniche di animazione. Nella seconda qualcuno aveva storto il naso, più per le aspettative altissime che non per altro. Ora questa terza di Love, Death & Robots rimette nuovamente in chiaro quanto possa essere alto il livello (non solo tecnico ma anche di sceneggiatura) di questi corti di animazione e vola tranquillamente tra le migliori serie fantascientifiche dell’anno.
Ci siamo goduti questi nove nuovi corti, tutti a loro modo interessanti e ben fatti, anche se è inevitabile avere qualche preferenza. Altrettanto fa parte del gioco provare a metterli in ordine, con una classifica di gradimento che siamo curiosi di confrontare con la vostra!
Recensione Love, Death & Robots – Stagione 3
Sono nove i corti di animazione di questa nuova stagione in onda su Netflix, tutti con modalità tecniche diverse e sceneggiature condensate in pochi minuti di visione (dai 6 ai 21 massimo).
Alcuni molto originali, altri forse meno, ma certamente graficamente incredibili, soprattutto per chi si avvicina per le prime volte a questa modalità di narrazione. Proviamo a metterli in fila, in maniera del tutto soggettiva, dopo averli visti tutto d’un fiato.
- Jibaro (17 min)
Il nome dietro a questo episodio, a nostro avviso il migliore della nuova serie, è quello di Alberto Mielgo. Uno che con i cortometraggi di animazione ci ha vinto anche un Oscar (con The Windshield Wiper) e che avevamo già avuto la fortuna di vedere proprio nella prima stagione di LD&R nell’episodio “Il Testimone”.
In questo “Jibaro” in effetti possiamo vedere diverse delle tecniche visive di quel precedente, spostando però la trama in una giungla dove l’incontro tra un conquistadores sordo e una sorta di Sirena coperta d’oro e gioielli, sarà motivo di inscenare una metafora molto particolare sulle relazioni umane.
Visivamente incredibile, da vedere con il sonoro al massimo per entrare in questo mondo fantastico che, pur senza lo straccio di un dialogo, ci lascierà letteralmente senza fiato e con mille pensieri da approfondire. VOTO: 9
- La notte dei Minimorti (6 min)
Il più breve di tutti gli episodi in programma, è forse anche quello più originale di tutti. Il tema portante è quello stra-abusato degli zombie, non a caso tra gli autori c’è anche quel Andy Lyon che si è occupato degli effetti visivi in “Benvenuti a Zombieland”, ma forse non li avete mai visti così, da questa prospettiva.
Parte come qualcosa che potrebbe al massimo strapparci una risata, con quelle inquadrature particolari stile “Tilt-Shift” fotografico. Dall’alto, vedendo tutto come piccole miniature, osserviamo così il nascere, procedere e concludersi di un mondo devastato dall’epidemia Zombie.
Ma fidatevi, le parole non rendono al meglio quanto state per vedere. VOTO: 8
- Un brutto viaggio (21 min)
Potrebbe bastare il fatto che alla regia di questo corto abbiamo niente meno che David Fincher (Fight Club, Alien3, Seven, Il curioso caso di Benjamin Button, solo per citarne alcuni), ma c’è anche la mano di Andrew Kevin Walker (sceneggiatore dello stesso Seven) e l’idea originale dello scrittore americano Neal Asher.
Un racconto molto cupo di un gruppo di marinai che si troveranno a convivere con un mostro marino (un granchio gigante chiamato Thanapode) che si nutre di carne umana. La loro ultima scelta sarà se salvarsi la vita liberando quel mostro in un isola piena di abitanti, oppure combatterlo fino alla fine. VOTO: 7,5.
- Maison e i ratti (10 min)
Anche qua l’idea originale è di un racconto di Neal Asher, ma a rimetterci mano per la sceneggiatura di questo corto è niente meno che Joe Abercrombie. E c’è molto del suo stile in questo episodio, che mette dentro una guerra all’ultimo sangue contro dei ratti in rapida evoluzione, il tutto dentro il granaio del contadino Mason, costretto ad affidarsi a una multinazionale della disinfestazione per liberarsene.
Ma le cose non andranno esattamente come avrebbe voluto e il finale è emblematico (oltre che fortemente metaforico). VOTO: 7.
- Sepolti in sale a volta (15 min)
Diretto da uno dei migliori esperti di effetti visivi americani, Jerome Chen (da Stuart Little a The Polar Express, passando per Suicide Squad e Men in Black), questo episodio ci porta a seguire un gruppo di militari alle prese con un ambiente decisamente ostile e misterioso.
Quello a cui assistiamo è un vero e proprio massacro, con elementi della trama che ci vengono svelati con il conta gocce e un’unica certezza: non ne rimarrà nemmeno uno probabilmente. Visivamente un capolavoro, la trama ci lascia però con un sacco di punti di domanda. VOTO: 6,5.
- Sciame (17 min)
L’idea arriva da un racconto omonimo di Bruce Sterling, diretto in questo caso da Tim Miller (che ricordiamo piacevolmente nel suo incredibile esordio in “Deadpool”, un po’ meno gioiosamente invece nell’ultimoi “Terminator, destino oscuro”).
Siamo comunque su livelli graficamente altissimi e una storia che ci intriga fino alla fine, pur senza però sorprenderci particolarmente (soprattutto nel finale). VOTO: 6.
- La pulsazione della macchina (17 min)
Il racconto originale da cui è tratto è di Michael Swanwick, scrittore americano capace di portarsi a casa ben 5 Premi Hugo tra i racconti dal 1999 al 2004 (oltre a un Premio Nebula come miglior romanzo con “Domani il mondo cambierà”).
L’episodio è una sorta di viaggio onirico di un’astronauta alle prese con un incidente di volo su uno dei satelliti di Giove (Io) e dovrà cercare di sopravvivere dopo una lunga marcia. Non aspettatevi un “The Martian” o simile però, ma piuttosto un qualcosa di metafisico che ci porterà oltre la realtà. Forse un po’ troppo, visto che non è così facile coglierne il senso. VOTO: 6.
- Tre Robot: strategia di uscita (11 min)
Scritto da John Scalzi e diretto da Patrick Osborne (Ralph Spaccatutto e Bih Hero oltre a Winston con cui ha vinto l’Oscar per miglior cortometraggio animato), ritroviamo in questo episodio tre protagonisti che avevamo già avuto modo di vedere in LD&R.
I tre cinici robottini infatti, proseguono il loro viaggio turistico nel resti della civiltà umana, interpretandola come sempre a loro modo. Divertente e in qualche modo anche profondo nell’esposizione dei (tanti) difetti umani. Però forse manca ormai quel pizzico di originalità e di sorpresa della prima volta. VOTO: 5,5.
- Morte allo squadrone della morte (13 min)
Diretto da Jennifer Yuh Nelson (Kung Fu Panda e Darkest Minds), l’episodio è la battaglia feroce tra un gruppo di mercenari militari e un Orso-Terminator quasi indistruttibile. Non c’è molto da dire in merito se non che è un spara spara splatter continuo senza tanti fronzoli.
Ben fatto, ma appunto, non c’è molto altro da dire. VOTO: 5.