Il fatto Distopico – Il motore termico senza parti mobili

Appena ho letto questa notizia mi si sono drizzate le antenne. Un motore termico senza parti mobili? Possibile? Apparentemente sì, e dietro c’è lo zampino del MIT e l’ingegno di chi ci lavora.

Il MIT e il National Energy Laboratory (NREL) hanno appena pubblicato i dettagli di un motore termico senza parti mobili. Il motore ha attualmente un’efficienza di circa il 40% e in futuro potrebbe sostituire le turbine a vapore.

Forse chiamarlo motore può essere fuorviante. Il progetto non è volto, almeno per il momento, a sviluppare motori alternativi per le automobili. Lo scopo della ricerca è quello di trovare un sistema per convertire il calore in energia attraverso una tecnologia simile alle cellule fotovoltaiche.

La cella termofotovoltaica TPV cattura i fotoni emessi da una fonte di calore, compresa tra i 1900 e i 2000 gradi, e li converte in energia per immetterli nella rete. Un sistema che potrebbe in futuro garantire una copertura energetica integrativa ai sistemi basati sulle fonti rinnovabili.

Ovviamente è ancora presto per esultare. Il team del MIT è riuscito a creare un prototipo funzionate in laboratorio ma è ancora lontano dalla creazione di un modello in grande scala. Ci stanno lavorando, ma serve tempo. Ciò che conta è la strada che hanno intrapreso, hanno dimostrato che le batterie termiche sono realizzabili e che le celle TPV hanno il potenziale per sostituire le centrali a combustibili fossili.

Attualmente la produzione di energia nel mondo è in gran parte derivata da centrali nucleari o dall’utilizzo di materiali combustibili. Il calore generato da queste centrali viene convertito in elettricità dalle turbine a vapore. Un sistema, come si può dedurre dal nome, che ha oltre un secolo di vita e che ha innumerevoli svantaggi.

1 – l’efficienza di conversione è mediamente del 35%, il che significa che il restante 65% di energia prodotta si disperde sotto forma di calore. Le celle TPV appena prodotte hanno già un’efficienza superiore.

2 – le turbine richiedono molta manutenzione e temperature di lavoro molto basse. Il che significa che non si riesce a generare un getto di plasma sufficientemente caldo da distruggere parte degli inquinanti rilasciati nell’aria durante la combustione, o che servono enormi quantità d’acqua per raffreddare i reattori nucleari.

Lo sviluppo delle celle termofotovoltaiche potrebbe spingere il progresso energetico verso una riduzione drastica dell’uso dei combustibili fossili, grazie alla loro maggior efficienza, e una conseguente riduzione dell’inquinamento.

Speriamo bene!

Se volete saperne di più, trovate i risultati della ricerca sulla rivista Nature.

A presto.

Delos

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