TRAMA:
Nel nono millennio, umani e androidi hanno colonizzato quasi tutta la galassia conosciuta, ma c’è una stella che continua a eluderli: 61 Cygni, il cui sistema appare protetto da una schermatura impenetrabile. Asher Sutton, l’ultimo agente speciale mandato a investigare, si è schiantato sulla superficie del settimo pianeta ed è stato dato per morto. È inevitabile, dunque, che il suo ritorno sulla Terra vent’anni più tardi susciti parecchi interrogativi. Anche perché Sutton è cambiato, e sono in molti a dargli la caccia per mettere le mani su un libro che non ha ancora scritto: un libro che darà inizio a una guerra temporale, segnando il destino della galassia e di tutte le creature che la abitano.
RECENSIONE:
“Oltre l’invisibile” di Clifford Simak, settima uscita della collana Urania – 70 anni di futuro, nella traduzione di Davide De Boni, è un romanzo complesso e a tratti oscuro, ma innegabilmente ricco di fascino.
D’altra parte una certa fumosità è inevitabile quando si mettono in gioco i paradossi del tempo. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1951 con il titolo di Time & Again, enigmatico ma più coerente con la trama.
Il presente è quello del IX millennio, epoca in cui umani e androidi sono in procinto di completare la conquista dell’intera galassia.
Un esploratore, Asher Sutton, è precipitato sul pianeta 61 Cygni, ed è stato dato per morto. In realtà i cygnani l’hanno salvato fornendogli un secondo corpo che gli consente di possedere poteri straordinari che egli stesso scopre un po’ alla volta.
Sutton torna misteriosamente, a bordo di una astronave danneggiata, dopo vent’anni terrestri, ma si trova inseguito da molti che gli danno inspiegabilmente una caccia spietata.
Le complicate vicende del protagonista ruotano intorno ad alcuni snodi narrativi: una lettera di un suo antenato che Sutton ritrova casualmente (ma il caso esiste?); un libro che egli ha scritto nel suo tempo e che sembra avere il potere di cambiare il destino del mondo; un interlocutore invisibile interno; una lotta tra fazioni che si snoda nello spazio e nel tempo, e che coinvolge anche varie generazioni di androidi.
Egli torna indietro nel tempo per ritrovare l’antenato della lettera, con l’intenzione di cambiare lo sviluppo del tempo, ma senza riuscirci.
D’altra parte il libro che alcuni vogliono distruggere mentre altri vorrebbero impossessarsene, risulta scritto in una lingua privata che nessuno saprebbe leggere ma che, sembra, potrebbe garantire tre cose all’umanità “Ricchezza, potere e conoscenza. La ricchezza, il potere e la conoscenza dell’universo. Soltanto per l’uomo s’intende. Per una sola specie.” (259) Su questo Simak insiste molto, cioè sulla volontà dell’uomo di essere padrone del proprio destino e di imporlo a livello universale, al di sopra di tutte le altre razze e specie animali. Un sogno imperialista. Una niciana volontà di potenza indirizzata all’intero universo.
In realtà tutti questi spunti sono di continuo proposti e poi interrotti, nessuno di essi trova veramente una conclusione o una spiegazione. Per cui la trama nel suo complesso resta molto ambigua e irrisolta, ma allo stesso tempo Simak, si abbandona spesso a pagine di natura lirica, a descrizioni appassionate. Alla fine si resta un po’ delusi perché troppe domande restano senza risposta ma al contempo non si può che restare ammirati dalla quantità di formidabili spunti narrativi concentrati in queste pagine. Molti li ritroveremo ad esempio qualche anno dopo nei romanzi di Philip Dick.
STEFANO ZAMPIERI