Sinfonia per Theremin e Merli è l’ultimo lavoro ucronico firmato da Andrea Viscusi ed edito da Zona42. Una storia di resistenza basata su Teorema di Incompletezza di Gödel
TRAMA
Anni ‘60, colline fiorentine. Andrea Sarti vive nel casolare di famiglia, ha imparato a leggere a catechismo, ma quando sulla Bibbia scopre il Libro dei Numeri è costretto a chiedersi cosa siano mai questi Numeri. E perché sono stati tutti scrupolosamente cancellati.
Andrea si rivolge a suo nonno Alceste che un tempo era ingegnere e costruiva strane macchine, come il theremin, quella scatola con le antenne che ogni tanto suona per lui. Il nonno ora fa il contadino ma sa cosa sono i numeri, e di nascosto gli insegna a contare.
Andrea scopre che esiste la matematica. O almeno esisteva, tanti anni prima. Nel 1931 il Teorema di Incompletezza di Gödel ne ha infatti demolito gli assiomi e come un incantesimo infranto da allora la matematica ha smesso di funzionare.
In quell’epoca Alceste Sarti lavorava all’università. Sua moglie Dafne era una musicista, espulsa dal conservatorio per le disposizioni del regime. Mentre le istituzioni crollavano per la crisi della matematica, insieme hanno cercato di salvare la loro famiglia fuggendo da Firenze.
Andrea non ha mai conosciuto nonna Dafne, e deve scoprire da solo quello che lei aveva capito ma non ha fatto in tempo a trasmettere. Deve farlo in fretta, perché le camicie nere sono sulle sue tracce: se lo troveranno lo aspetta l’Inquisizione.
A guidarlo ci sono il diario di Dafne, il theremin di Alceste e il canto del suo merlo Gibbs.
RECENSIONE
“Sinfonia per theremin e merli”, titolo complesso per un romanzo che fa dell’intelligenza narrativa il suo punto forte.
Attraverso una narrazione su due binari temporali Andrea Viscusi dettaglia una storia profonda, ci trascina in un ucronia in cui il Regime impone al popolo di dimenticare la matematica. Un’Italia in cui le donne devono stare a casa a badare ai bambini, in cui la Milizia è una scelta di vita onorevole e chiunque tenti di pensare con la propria testa viene severamente punito.
Il romanzo è un ucronico societario, visto attraverso la storia di una famiglia e della sua resistenza al Regime. Bucolico, preciso e ben strutturato, è un salto nella Toscana dei nostri nonni e dei loro padri, in un patriarcato in cui le donne devono stringere i denti per non dire più del dovuto.
Non è semplice spiegarvi questo testo, sto cercando di schivare ogni spoiler e al contempo di presentarvi una chiave di lettura che vi permetta di comprendere il testo pubblicato da Zona42. Posso dirvi che non è un saggio sul theremin, nonostante venga spiegato bene cosa sia e come funzioni, segno di una grande passione e di un ottimo lavoro di ricerca da parte dell’autore, questo strumento musicale al centro della trama è solo una parte della costruzione generale. Non è nemmeno un romanzo di fantascienza “canonico”, non fatevi ingannare dalla copertina e dalla trama, non troverete digressioni scientifiche o un decadentismo progressivo causato dalla perdita di cognizioni scientifiche. Il decadentismo c’è ma non ha le conseguenze apocalittiche che ci si aspetta, è più come un macchinario che lentamente smette di funzionare.
“Sinfonia per theremin e merli” è un’epopea familiare, è un percorso di riscoperta e di accettazione. I personaggi sono vivi, credibili e talmente belli da superare le aspettative della trama. Leggendo si viene lentamente trascinati in una realtà concreta, in cui la matematica non è veramente scomparsa e il quotidiano è fatto di silenzi e frasi borbottate a denti stretti per adeguarsi all’ignoranza imposta dalla legge.
Le tre scimmiette “Non vedo, Non sento, Non parlo” ti fissano da bordo pagina, ti incitano a proseguire per scoprire la vita di un ragazzo che è finito in carcere. Annuiscono piano notando l’attenzione con cui leggi alcuni passaggi e scompaiono quando, arrivato all’ultima pagina, vorresti chiedere qualche spiegazione.
Il romanzo è perfetto? No. Non esistono romanzi perfetti, non ci sono storie universali che piacciono a tutti. In alcuni passaggi risulta leggermente macchinoso, forse ostico per chi non ha dimestichezza con alcuni concetti, ma ha il vantaggio di essere scritto talmente bene da riuscire a uscirne senza grossi problemi.
Approvato (strano, vero?) e consigliato a chi vuole un testo avvolgente, a chi ama epopee familiari e ai lettori raffinati che cercano qualcosa più del classico “c’è il buono, c’è il cattivo, il buono combatte il cattivo”.
A presto.
Delos