Nina ricorda bene il momento in cui si è aperto lo Squarcio: era al funerale di Noah. Da quel momento, la sua vita e quella di tutti gli esseri umani hanno cominciato a essere popolate da strane creature. Qual è la vera natura delle Bestie apparse sopra le città? Perché sembrano inavvicinabili? Ma la domanda più importante per Nina è un’altra: Noah è davvero scomparso? Insieme a Levi, che su un blocco da disegno ritrae con devozione ogni avvistamento, Nina raccoglie appunti e traccia indizi riguardo il mistero delle Bestie, in una Terra invasa da un nuovo misticismo.
Beatrice La Tella racconta una fine del mondo accompagnata dalle illustrazioni di Brigitta Bonaldo, e conduce chi legge verso l’interrogativo fondamentale: quanto è profondo il potere delle storie che raccontiamo?
RECENSIONE
Oggi vi parlo di un racconto lungo di un’esordiente italiana, Beatrice La Tella, pubblicato da Moscabianca e inserito nella collana “Le Cuspidi” che ha come obiettivo di proporre al pubblico testi di stampo fantastico combinati a illustrazioni.
Alla morte dello zio di Nina, Noah, avviene un fenomeno inatteso e mai verificatosi prima: lo Squarcio. Dalla voragine che si è venuta a creare, sbucano bestie spaventose e ciò getta nel caos la popolazione che non riesce a spiegarsi l’origine e le ragioni scatenanti di quest’evento fuori da ogni rigor di logica.
Nina è distrutta dalla perdita dell’adorato zio, non si dà pace e si convince che le due cose siano strettamente collegate… Allora, incurante dei pericoli, decide di portare avanti le sue personali indagini cacciandosi in un vero e proprio ginepraio.
Un’opera dalle vibes fiabesche che punta sul fantastico strizzando l’occhio anche alla distopia, corredato da illustrazioni alcune delle quali riproducono documenti, pagine enciclopediche sulla scia de “S. La nave di Teseo” per intenderci.
Soffermandomi appunto sulle altre illustrazioni a tutto campo e inerenti alla vicenda, il primo aggettivo che mi viene in mente per descriverle è astruse. Sono immagini ricche di chiaroscuri, dalle pennellate morbide e i contorni sfumati, quasi evanescenti, che danno un valore aggiunto alla narrazione è il merito va all’artista Brigitta Bonaldo. Disegni che riescono a trasmettere il giusto mood di approccio alla lettura ossia sensazioni ovattate e al limite dell’onirico, che danno un’idea più completa e amplificata del mondo immaginario dalla dimensione fantastica che l’autrice ha reso in prosa.
“Niente di umano” non è ascrivibile a un unico genere letterario, sicuramente c’è il fantastico, ma anche un tocco di apocalittico che si palesa attraverso dei sentori catastrofistici e l’aspetto distopico che si traduce in un contesto religioso, dallo Squarcio nascono come funghi numerose sette che decifrano il fenomeno ognuno a modo proprio e l’unico punto che condividono è che si tratti di un qualcosa di divino.
Nina, la nostra giovane avventuriera, ha dei tratti sfuggenti. Non è ingenua, ma neanche sprovveduta è con sguardo laterale sulla complessità degli eventi che è chiamata a vivere in prima persona che, di volta in volta, li affronta. A spronarla c’è il desiderio di sapere e nei salti temporali – in cui abbiamo qualche accenno dei suoi ricordi – possiamo scorgere quanto le storie ricoprano un ruolo fondamentale all’interno della sua vita ancora agli arbori. Ciò aggiunge a questa novelette la connotazione di “metalettura”: una storia che racchiude tante piccole storie.
Altro punto nodale è certamente l’accettazione della morte – atavica paura dell’uomo – di chi ci sta a cuore… poiché il dolore ci plasma e può farci diventare quello che non siamo, per questo dobbiamo abbracciarlo, considerarlo un punto di partenza e non di arrivo, così da non lasciarci sopraffare da lui.
Un racconto pervaso da percezioni e da una geografia mutevole; la prosa di Beatrice La Tella, per certi versi, tanto sul piano stilistico quanto per il tono dolce-amaro dell’intera narrazione, mi ha ricordato quella poco convenzionale e poetica di Mathias Malzieu.
Come avete visto mi sono focalizzata molto sui pregi dell’opera, ciò nonostante, il libro non mi ha convinto fino in fondo. Alcuni passaggi risultano un po’ confusi e disomogenei e, purtroppo, non sono riuscita a entrare in empatia con i personaggi quanto avrei voluto.
Tirando le somme, si tratta di un libro comunque godibile e vista l’immediatezza con cui si legge, trovo sia adatto a un target molto ampio, sia i giovani sia i più adulti potranno cogliervi dei messaggi significativi.
Elisa R