Questa è la genesi secondo Jesse Jacobs, il suo personalissimo mito della creazione. E così conoscerai l’universo e gli dei racconta di come la terra, con i suoi “ani-mali” e i suoi “u-mani”, sia nata per diletto ed esercizio di tre divinità che sotto la supervisione del loro maestro e consigliere si esercitano con composizioni molecolari psichedeliche, giocando con silicio, carbonio e dimensioni impossibili nascoste l’una dentro l’altra. Un viaggio visivo in un cosmo popolato da divinità capricciose, competitive, ma anche dolci ed empatiche, che litigano tra di loro per il compito meglio riuscito e l’approvazione del loro supervisore.
RECENSIONE
Secondo appuntamento con Jesse Jacobs, oggi vi parlo di “E così conoscerai l’universo e gli dèi” pubblicato da Eris Edizioni su traduzione di Valerio Stivè.
In questa graphic-novel viene idealizzata, per l‘appunto, l’origine dell’universo e trasposta in un modo inedito: il cosmo non nasce dal Big Bang, ma da un conflitto tra dei. Ci troviamo in una sorta di “scuola cosmica” dove gli dèi-alunni, quasi ingaggiando una competizione tra loro, dove serpeggiano invidia e superiorità, devono sottoporre le loro creazioni con la materia a un’entità superiore, sperando possano essere di suo gradimento.
Le divinità assurgono, quindi, al ruolo di demiurghi, scompongono la materia e si dividono “i compiti” creando l’universo, plasmano gradualmente il mondo per come lo conosciamo oggi.
L’uomo, in tutto ciò, diventa il principio della discordia tra le divinità, tanto da spingere Zantek a infondere il seme dell’odio e della violenza affinché venga turbata la pace del cosmo creato da Ablamav, sono loro due, infatti, i protagonisti agli antipodi che ci accompagneranno in questo viaggio oltre lo spazio e il tempo.
Già da quanto ho scritto sopra potete intuire un chiaro riferimento biblico alla diatriba tra Caino e Abele.
Jacobs, tuttavia, non vuole offrire una sua interpretazione della genesi del mondo; semplicemente vuole offrirci una chiave di lettura diversa sul concetto di sopravvivenza (tema già affrontato in Safari Honeymoon) e di prevaricazione del più forte sul più debole.
Anche se si tratta di due storie a sé stanti, possiamo considerare “E così conoscerai l’universo e gli dèi”, una sorta di prequel di Safari Honeymoon, stavolta però è posta al centro la cosmogonia.
Se nell’opera precedente il colore dominante era il verde, chiara allusione all’ambientazione naturalistica, in questo volume a spadroneggiare è il viola, associato all’indaco, perfetto per la cornice interplanetaria.
L’artista tratteggia forme spigolose che, come una sorta di mosaico, vanno a comporre strutture complesse e geometriche miste a pixel art, lo stile mi ha dato l’impressione di combinare il pop e l’underground.
Prendetevi il giusto tempo per gustarvi le illustrazioni, dato l’esiguo numero di dialoghi, potrete rilevare più facilmente l’accuratezza per i minimi dettagli.
Anche in questo caso, non c’è linearità cronologica veniamo sballottati tra la dimensione divina e quella umana, avanti e indietro nel tempo. I personaggi, tuttavia, risultano ben caratterizzati, hanno profondità e dinamismo, non troverete una distinzione netta tra buoni e cattivi, ma – come nella realtà – c’è il giusto mix di entrambi gli aspetti.
È presente la dicotomia ordine-caos, volta a indicare le innumerevoli difficoltà del preservare quantomeno una parvenza di armonia tra esseri viventi e il loro habitat.
In linea di massima, è decisamente una spanna sopra a Safari Honeymoon ho percepito una maggiore consapevolezza nella struttura delle tavole, ma soprattutto a livello d’intreccio ritengo sia di gran lunga più completo.
Elisa R